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La BioEcoagrim non è in regola, relazione shock dei tecnici dell'Arpa

Le foto che mettono "a nudo" i rischi per l'ambiente

Materiale biostabilizzato accumulato in zone riservate alle materie prime; cumuli di scarti abbandonati all’aperto, liberi di rilasciare nell’aria sostanze di ogni tipo in aree nemmeno classificate nei progetti ufficiali; rifiuti organici (l’umido) scaricati al di fuori dei capannoni adibiti alla ricezione e, in ogni caso, senza i dovuti accorgimenti per limitare al massimo i tempi di apertura dei portoni. E ancora: porte completamente lesionate e vetri mancanti, macchinari per la vagliatura non funzionanti e, soprattutto, quantità considerevoli di percolato stagnante sul piazzale a causa di scarichi non adeguatamente convogliati. La BioEcoagrim, secondo quanto scrivono i tecnici dell’Arpa, non è in regola con quanto prescritto nelle autorizzazioni e viene da chiedersi cosa aspetti la Provincia ad intervenire.

RELAZIONE SHOCK. A scorrere le 44 pagine della relazione dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, pubblicata in versione integrale dalla testata online "Adesso il Sud", c’è da restare attoniti. Il documento segue quello stilato nello scorso agosto, sempre dall'Arpa, a pochi giorni dal sopralluogo effettuato nella sede della BioEcoagrim (LEGGI "BLITZ IN CITTA' ") alla ricerca dei fattori che causavano tanfi maleodoranti avvertiti in diverse zone della città. Sul contenuto del primo report erano trapelate indiscrezioni (LEGGI). La relazione conclusiva di qualche giorno fa riserva, invece, sorprese di tutt'altro spessore. L’elenco delle inosservanze “collezionate” dall’azienda che si occupa del compostaggio dei rifiuti va al di là della questione puzza ed è lungo abbastanza da scoperchiare definitivamente una realtà su cui da anni aleggiano dubbi e polemiche.

PROCEDURE FUORI CONTROLLO. Il processo di biossidazione? Svolto in capannoni senza le adeguate condizioni di depressione. Le biocelle? Non aerate e stipate fino all’inverosimile con rifiuti che il giorno del sopralluogo raggiungevano un altezza di 4 metri contro i 2,5 metri massimi, autorizzati dalla Provincia. Ma non finisce qui. Secondo le prescrizioni fissate da Palazzo Dogana i tempi minimi di permanenza dei rifiuti all’interno delle biocelle dovevano essere di 20 giorni e le temperature di servizio controllate con sistemi continui automatizzati. Niente di tutto questo. Dalla documentazione consultata dai tecnici dell’Arpa risultano soste del materiale di durata inferiore, mediamente di 16 giorni e, come ammesso dagli stessi dipendenti della BioEcoagrim, temperature verificate saltuariamente con sonde manuali, a causa del continuo malfunzionamento dei sistemi automatici di controllo.
SOVRALAVORAZIONI. Risultato: la lavorazione dei rifiuti annuale stimata dall'Arpa sulla base dei dati mensili raccolti è di circa 243mila tonnellate di rifiuti, una quantità di quasi tre volte superiore alla capacità autorizzata pari a 83mila. Un sovraccarico dell'impianto con pericoli per l'ambiente da non sottovalutare. E' stato immortalato all'esterno dell'impianto il materiale di riporto che mostrava "evidenti tracce di materiale plastico frammisto a materiale ligneo e terroso". Insomma: una piccola "discarica abusiva" proprio a ridosso della struttura in un'area peraltro che non risulta piantumata.
INTERVENTO DELLA PROVINCIA. La relazione è stata inviata a tutte le autorità competenti lo scorso 30 settembre e il silenzio di questi giorni non denota a favore della Provincia. Sul tavolo del settore Ambiente, inoltre, è giunta in questi giorni, da parte della BioEcoagrim, la richiesta di Via per l'apertura di un impianto a biogas da 30 Mwe che dovrà sorgere proprio in contrada Ripatetta. Cosa aspettano a Palazzo Dogana per attivarsi e bloccare sul nascere qualsiasi progetto di espansione? La relazione dell'Arpa non è abbastanza esaustiva?
E LA PUZZA? Quesiti a cui si dovrà dare presto una risposta. Non altrettanto si potrà fare per la questione puzza. Il mistero degli olezzi nauseabondi, paradossalmente, è destinato a restare irrisolto. Sempre secondo i periti dell'Arpa che per le loro conclusioni si sono basati sui dati relativi ai venti spirati nel periodo luglio-agosto, l'impianto di contrada Ripatetta non sembra essere la causa primaria delle emissioni. Una vittoria di Pirro per l'azienda lucerina. Il sopralluogo alla ricerca della "puzza" ha fatto emergere tutt'altre inadempienze che però, anzichè ridimensionare, sembrano aggravare la posizione della BioEcoagrim.
 
 
Foto dalla relazione ARPA

di Redazione 


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