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Operazione Pecunia: sgominata associazione per delinquere tra Stornara e Cerignola

Metodo mafioso: 14 arresti per droga, estorsioni, usura

Sono 14 le persone di Stornara e Cerignola arrestate dai Carabinieri di Foggia nell’ambito dell’operazione ‘Pecunia’: 10 sono finite in carcere, 4 ai domiciliari.
LE ACCUSE. Per tutti gli indagati le accuse sono di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto abusivo di armi, estorsione, usura, ricettazione, furti aggravati, alcuni di questi reati sono aggravati dalla metodologia mafiosa.
L’INDAGINE. Il periodo dell’indagine è compreso tra la fine del 2011 e la prima parte del 2012, sebbene alcuni reati abbiano avuto una condotta perdurante. L’attività investigativa è stata basata su fonti di prova documentali e dichiarative, intercettazioni telefoniche e ambientali, tabulati telefonici, localizzazioni geografiche, riprese filmate, servizi di osservazione e sui numerosi arresti in flagranza di reato.
L’ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE. Inoltre, l’indagine ha permesso di accertare l’esistenza di un’organizzazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti come cocaina, marijuana e hashish, che operava soprattutto nel territorio del comune di Stornara e dintorni individuando canali di approvvigionamento dello stupefacente anche a Milano.
OTTO QUINTALI DI DROGA. Molto significativo era stato il sequestro, nel mese di luglio 2013, di quasi mille piante di cannabis per complessivi 8 quintali che aveva portato all’arresto in flagranza di reato di 6 persone, appartenenti all’organizzazione.
 
GLI ARRESTATI.  Mauro Masciavè, 49 anni, Nicola Masciavè, 47 anni, il figlio di Mauro, Riccardo Masciavé, 27 anni, Riccardo Masciavé, 21 anni, il genero di Mauro, Francesco Perchinunno, 32 anni, Adem Beqja, 24 anni, Luigi Ciriello, 40 anni, Francesco Curci, 45 anni, Angelo Di Bartolomeo, 27 anni, Marco Di Bartolomeo, 34 anni, Donato Di Biase, 44 anni, Michele Giannetta, 31 anni, Claudio Sardone, 37 anni, Dawid Edward Strzop, 22 anni.
L’ESTORSIONE AGLI IMPRENDITORI. Oltre alle attività illecite di sostanze stupefacenti, agli indagati vengono contestati reati come usura ed estorsioni, molti dei quali commessi con l’aggravante del metodo mafioso con intimidazioni derivanti dal vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento e di omertà. Le estorsioni erano effettuate ai danni di imprenditori impegnati nel settore dell’edilizia, compreso quello della costruzione di pale eoliche e della ristorazione.
UN EPISODIO DI USURA. Un ristoratore era finito nella rete usuraia dei Masciavé chiedendo e ottenendo dagli stessi un prestito di 10.000 euro per iniziare la sua attività. L’uomo ha poi dovuto restituire il prestito con un tasso usuraio del 40% mensile per un totale del 480% annuo. In sostanza il ristoratore versava 50.000 euro all’anno e aveva dovuto pagare 3.500 euro in contanti, 4.000 euro in consumazioni presso il locale e aveva intestato a Mauro Masciavé un’autovettura.
I SEQUESTRI PATRIMONIALI. Le indagini patrimoniali da parte dei militari del G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Bari, volte all’applicazione della normativa sulla confisca dei beni mafiosi di cui all’art. 12 – sexies D.L. n. 306/1992, hanno permesso di sequestrare due appartamenti, una villa di pregio video-sorvegliata e 19 automezzi, per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro. Inoltre, dagli accertamenti della Guardia di Finanza è emerso che la famiglia di Mauro Masciavé aveva dichiarato un reddito di 4.000 euro in cinque anni ma la disponibilità patrimoniale era di 220.000 euro e la famiglia di Riccardo Masciavé aveva dichiarato 10.000 euro a fronte dei 130.000 euro di disponibilità.

di Redazione 


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