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  • Pubblicata il: 11/07/2018 13:35:00

Da Benin City a Milano, passando per Foggia: reclutavano e schiavizzavano donne costringendole in strada

“Ti porto in Italia a lavorare come commessa”

I militari dell’Arma dei Carabinieri del Comando Provinciale di Milano hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Milano nei confronti di D.O., donna di 43 anni di nazionalità straniera, a capo di un’organizzazione “familiare” ritenuta responsabile di riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione. Per i medesimi reati sono stati deferiti in stato di libertà il marito 48enne e la figlia 25enne.

DA BENIN CITY A MILANO. L’indagine è scaturita a seguito della denuncia sporta dalla vittima, negli uffici della Sezione Criminalità della Squadra Mobile della Questura di Foggia, per poi essere condotta, successivamente, unitamente ai Carabinieri della Compagnia di Legnano, sotto la direzione della D.D.A. di Milano. La giovane, di nazionalità nigeriana, sarebbe stata avvicinata da alcuni connazionali già nella città di Benin City (Nigeria) con il pretesto di raggiungere l’Italia, con la promessa di un lavoro da commessa in un negozio di Milano. Dopo essersi sottoposta ad un rito voodoo, propiziatorio per il viaggio da intraprendere, la donna ha affrontato il deserto fino alla Libia, per poi raggiungere l’Italia a bordo di un gommone. Numerose le peripezie affrontate dalla vittima durante il viaggio e la permanenza presso un centro di smistamento in Libia.

PROSTITUZIONE E “DEBITO” DI 35MILA EURO. Una volta in Italia è stata contattata e condotta a Legnano e quindi avviata alla prostituzione in strada, con l’obbligo di consegnare tutto il denaro guadagnato alla D.O. indicata come la “madame”, sotto il ricatto di minacce di morte nei propri confronti e di quelli dei famigliari rimasti in Nigeria (facendo anche leva sulle credenze voodoo). Il denaro consegnato doveva ripianare un debito di circa 35.000 euro che la “madame” asseriva essere il corrispettivo per il viaggio. Inoltre, si è accertato che quest’ultima spesso si recava in Nigeria, sia per trasferire denaro contante che per reclutare altre ragazze da avviare spesso a loro insaputa alla prostituzione. L’esempio della giovane denunciante, pertanto, ha permesso di acquisire anche la denuncia di un’altra giovane vittima.

FIGLIA E MARITO. Le attività investigative hanno consentito di denunciare anche la figlia della coppia, incaricata di gestire gli affari durante i viaggi della madre nel Paese d’origine, oltre all’uomo, quest’ultimo per violenza sessuale poiché, in un’occasione, approfittando dell’assenza della moglie e della figlia, cercava di abusare di una delle due giovani donne. Al termine delle operazioni, la sfruttatrice è stata condotta presso la Casa Circondariale di Milano “San Vittore”, dove rimane a disposizione dell’A.G.

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di Redazione