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  • Pubblicata il: 22/10/2018 22:47:38

Al cinema si parla foggiano: un dialect coach per portare la nostra lingua sul grande schermo

Le 'lezioni' di Sara Serraiocco con Mimmo Padrone  

Sul grande schermo si torna a parlare in foggiano, nel vero senso del termine. Se gli ultimi erano stati Pio & Amedeo, ora c’è una protagonista femminile a proporre il dialetto di casa nostra. Ci pensa Sara Serraiocco, giovane e talentuosa attrice, protagonista di “In viaggio con Adele”, presentato alla Festa del cinema di Roma e attualmente in programmazione anche a Foggia, alla Città del Cinema (Leggi: In sala il film "In viaggio con Adele"). Girato tra il capoluogo dauno e la provincia (oltre che a Roma e dintorni e una puntatina in Francia), il film ospita la lingua di casa nostra. E, nonostante la Serraiocco sia abruzzese, Adele non tradisce alcuna inflessione se non quella foggiana. Merito di un dialect coach, il foggiano Mimmo Padrone, diplomato alla Scuola di Teatro di Bologna di Alessandra Galante Garrone e da dodici anni impegnato in questo mestiere sia a teatro, con compagnie nazionali, che al cinema e in tv, con ruoli in film e fiction. 

IL FOGGIANO. “E’ nato tutto all’improvviso – spiega Padrone -. Ho ricevuto la telefonata del regista, Alessandro Capitani, a cui è stato segnalato il mio nome dalla casting assistant Valentina Del Carmine. Cercava un attore del posto per un paio di giorni, per dare spunti alla protagonista. Ci siamo visti in un agriturismo alle porte di Foggia, leggendo la sceneggiatura e lavorando sia con lui che con Sara/Adele. Ho spiegato alcuni termini, regolato accenti e curato la traduzione di alcuni vocaboli, per dare più valore alla recitazione”. La parentesi di due giorni si è trasformata in una esperienza più intensa: “Sono stato il coach di Sara sia nelle due settimane di preparazione che per la durata delle riprese tra Foggia e Roma”. E Padrone si è anche ritagliato una piccola parte nel film: “Interpreto un attore, proprio come avviene nella vita”. 

LE LEZIONI. Il suo principale impegno sul set, però, lo aveva lontano dai ciak. "Sara è una stakanovista, non avevamo orari, ogni occasione era buona per provare le battute e ripetere i vari termini.  Anche per telefono, via Skype, stavamo ore e ore a confrontarci. Quando lei non era impegnata nei ciak eravamo a ripetere, perchè non voleva lasciare nulla al caso". Ogni scena Padrone ascoltava e dava la sua ‘approvazione’. “La soddisfazione maggiore è che con questo film la nostra lingua sia al cinema in una maniera non troppo caratterizzata”. Un risultato ottenuto grazie al dialect coach e all'ottima recitazione della Serraiocco. “Già il primo giorno di set alcuni della troupe, che erano del posto, facevano i complimenti perché Adele sembrava fosse davvero foggiana - assicura Padrone - . Con  lei si è instaurato un feeling particolare, siamo amici ma il mio giudizio è scevro dal nostro rapporto: per me Sara è una delle attrici più brave della sua generazione e lo ha dimostrato in film come Brutti e cattivi o La ragazza nel mondo e Cloro, interpretando tutti ruoli diversi e difficili". 

L’ESPERIENZA. Per Padrone c'è poi la soddisfazione di aver condiviso l’esperienza con “un maestro come Haber e un regista giovane e promettente, che ha già vinto David con cortometraggio. Per Capitani questa è la sua opera prima come lungometraggio, ma ha già dimostrato grande sensibilità e ha un futuro roseo”. 

GLI ATTORI CON-SEGNANTI. Dopo l’esperienza in estate come protagonista in un corto incentrato sulla violenza sulle donne, per Padrone il futuro è tra "un piccolo ruolo in una serie tv” e teatro. “Sono impegnato a Foggia con il Teatro della Polvere: ho accettato la proposta di Stefano Corsi e ora sono insegnante di recitazione e improvvisazione teatrale per i ragazzi del primo e secondo anno del laboratorio. E' un ruolo molto bello, anche se io penso che in questo mestiere non esistano insegnanti, ma 'consegnanti': si trasmette e si riceve sempre qualcosa. Sia da Sara, per tornare al film, che dai ragazzi che non hanno esperienza ma si approcciano per la prima volta al teatro, ho ricevuto e sto ricevendo molto”. Una commistione, come tra lingua e dialetto.

di Redazione