LA PROTESTA. L’occasione è propizia per Capone per tornare sulla problematica del personale esiguo. “Ma se in carcere bisogna garantire percorsi formativi di scuola, i molteplici progetti con le varie associazioni di volontariato, l’accesso ai vari corsi professionali pubblici o privati, l’ingresso in istituto di figure professionali e tutto il settore sanitario, come medici infermieri e specialisti a vario titolo. E se a tutto questo, aggiungiamo le varie centinaia di persone che accedono quotidianamente in istituto per far visita al proprio familiare recluso e, infine, i tanti avvocati che accedono per garantire il sacrosanto e costituzionalmente garantito diritto di difesa, con questi numeri, come si può contrastare riducendo al minimo l’introduzione di sostanze stupefacenti o di oggetti non consentiti? Non posso dimenticare l’assenza di ausili tecnici che possono venire in aiuto, tipo quelli previsti negli aeroporti...”.
L'ACCORPAMENTO. Infine, conclude Capone, “se a questi dati aggiungiamo il feroce taglio di personale di Polizia Penitenziaria già operato con la legge di riordino delle carriere di Polizia, si capisce quanto sia complicato operare con efficacia all’interno del sistema penitenziario”. Da qui, la sua ricetta: “L’unico auspicio per gli uomini dei baschi azzurri in termini di sicurezza più effettiva ed efficace è quello di portare a compimento l’unificazione con Carabinieri o Polizia di Stato come l’Europa ci chiede oramai da un decennio”.