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  • Pubblicata il: 11/11/2017 09:14:27

Foggia nel passato, quando la Fiera di Santa Caterina era in corso Giannone LA RUBRICA

Cari amici, lettori. Ci avviciniamo a grandi passi verso le festività natalize. Per Foggia e i foggiani tante sono le tradizioni, usi e costumi legati a questo periodo dell’anno e che vedremo insieme. Oggi parleremo della tradizionale Fiera di Santa Caterina, che dava ufficialmente il “Via” alle feste. Infatti in quegli anni i centro commerciali non esistevano ancora cosi come i grandi supermercati, tranne la Standa, per cui si attendevano questi grandi eventi, come le fiere, per poter fare acquisti, vedere qualcosa di nuovo, farsi anche solo una bella passeggiata. Non per niente oggi ascoltiamo sempre più spesso la frase: “Ehh! ..tanto mò è festa ogni giorno!”. Buona lettura da parte di Salvatore Aiezza.                                           

LA FIERA DI SANTA CATERINA. La “passeggiata” nel passato della nostra città; attraverso i luoghi più rappresentativi, i suoi usi e le sue consuetudini, non può non portarci a parlare della tradizionale Fiera di Santa Caterina, che a Foggia rappresenta, da sempre,  una sorta di anteprima delle festività natalizie. Questa importante manifestazione, che richiama gente da tutta la provincia e oltre, storicamente si collega alle radici stesse di Foggi: quando la città era seconda per importanza nel Regno di Napoli ed epicentro della transumanza e del commercio di bestiame. La fiera autunnale fu istituita nel 1823 ma già negli anni precedenti si svolgeva, sia pure informalmente e senza regole precise, il 25 novembre, Santa Caterina, che coincideva con la data che nel passato dava diritto ai locati ( coloro cioè che fruivano dei terreni a pascolo), di entrare nel pascolo della dogana e a Foggia, dove avvenivano gli scambi autunnali di animali oltre che lana, formaggi e derivati della zootecnia.               

GLI ACQUISTI. In età moderna, i prodotti in esposizione e vendita sono ovviamente completamente cambiati e la fiera è divenuta sempre più una sorta di grande mercatone del “venerdi”. Proprio in virtù del periodo nel quale la fiera si tiene, molta gente anticipa gli acquisti natalizi, soprattutto per preparare alberi natalizi e presepi, ma anche acquistando prodotti casalinghi e vestiari, destinandovi  una parte dello stipendio di novembre che si riscuote proprio a cavallo dei giorni dedicati a Santa Caterina.                          

LE LUMINARIE. La “location” della fiera, negli anni 70 /80 era Corso Giannone. E fu in quel sito che essa ebbe il suo periodo di massimo splendore. Le bancarelle, disposte sui due lati dei marciapiedi, occupavano quasi per intero il Corso che, peraltro, essendo molto ampio, permetteva comunque una piacevole passeggiata anche nel periodo di massimo affollamento. Le luminarie dei banchi dei venditori insieme a quelle della strada, con le vetrine degli esercizi commerciali , davano davvero uno sguardo d’insieme che invogliava al passeggio e...alla spesa. La tradizione voleva che almeno un pomeriggio si uscisse con i genitori (o almeno con la mamma) per andare a vedere la fiera. Si partiva, quasi sempre, con la promessa che non si sarebbe acquistato nulla, salvo poi a rientrare a casa  con buste e bustoni  pieni di roba, spesso inutile.               

I PIATTI. La gente, proveniente da ogni dove, riempiva tutto il Corso, richiamata dai venditori  che  gridavano, pubblicizzando ciascuno a modo suo, la propria merce. Le bancarelle più gettonate erano, ovviamente,  quelle che vendevano gli addobbi natalizi, gli alberi di natale e i presepi con tutta la serie di pupazzi, personaggi, casette ecc.  Seguivano poi gli espositori di biancheria intima e per la casa e, già allora, qualcuno che cercava di piazzare  l’oggetto che, finalmente, avrebbe risolto per sempre il problema della polvere in casa o della pentola “sicuramente” antiaderente.. Vi erano poi i tradizionali, immancabili e folcloristici  venditori di piatti e pentole.  Erano abilissimi a far passare per piatti e posateria di  ottima fattura e a prezzi bassissimi, qualsiasi cosa. I bambini, specialmente, restavano sbalorditi a guardarli mentre battevano (così sembrava) i piatti sul banco di vendita senza che essi si rompessero. In realtà  non erano i piatti ma il pollice che dalla parte sottostante li reggeva, che veniva battuto. Altro richiamo era quello della bancarella che vendeva le “ultime” novità in campo mondiale per la casa. Attrezzi e pentole che poi si sarebbero rivelate del tutto inutili. Non mancavano, come ancora oggi, i venditori di zucchero filato, dolciumi vari e prodotti caseari. Uno dei prodotti che andava per la maggiore, tra i dolciumi, era la cioccolata che si chiamava “a bottoncino”, che venduta ad etti sarebbe servita poi per scioglierla e farci le buonissime “mandorle atterrate”.                 

I REGALI. Ma quello che era veramente il top del top e dove tutti trascinavamo i nostri genitori, per poterlo ascoltare e farci due risate, era il furgone/negozio che, in molti ricorderanno, aveva il suo punto vendita alla fine della fiera, verso il Bar Chez Tony, quasi a chiuderla. Sulla pedana del furgone, in piedi, faceva bella mostra un uomo, grosso, circondato da una miriade di oggetti attraenti, tra i quali motorini, biciclette, immensi peluche e, ovviamente, la vera merce che aveva intenzione di “piazzare!”:  piatti, bicchieri e stoviglie varie. Con la sua voce rauca gridava agli astanti. “ Signori! oggi vi voglio fare un regalo, mi voglio rovinare! Voglio regalarvi questo motorino!” ( quì scattava la trappola)“. Insieme a questo completo di piatti che "Non ve li dò per 100. né per dieci e neanche per 5.000 lire, ma..ve li regalo, signori!” e così via in un tormentone che non finiva più . Alla fine, in tanti, si ritrovavano ad aver acquistato un buon numero di piatti e bicchieri, dalla qualità che vi lascio immaginare, pagandoli al prezzo normale e, naturalmente…senza nessun motorino!               

VIA GALLIANI. La Fiera cara ai foggiani, dopo un periodo in cui venne spostata in zona Mongolfiera, vicino al mercato settimanale, sito non gradito ai foggiani e che diede luogo a molte proteste, venne in seguito riportata in centro, nel luogo ove si svolge ancora oggi: Via Galliani. La “location” è molto apprezzata dai visitatori, pur dando luogo a problemi di “sovraffollamento” specie nei giorni di sabato e domenica, quando in migliaia di si riversano tra le bancarelle. Oggi in tanti vorrebbero che la tradizionale Fiera venisse spostata sul Viale XXIV Maggio ( Viale della Stazione), il che darebbe certamente ancora maggior lustro all’evento e contribuirebbe a riportare, almeno per qualche giorno, il Viale, ex salotto della Città, alle antica vestigie.              

LA MODA. Nello stesso periodo della fiera, in Via Galliani, si insediava anche un grande parco di attrazioni, da tutti  chiamato comunemente “Le giostre” e che tanti di noi ricorderanno con molta nostalgia, che rendeva ancora piu’ evidente l’affollamento della zona, contribuendo, d’altra parte, in uno con la fiera, ad aumentare l’aria festaiola che lasciava intravedere le oramai prossime festività natalizie. Gioia e delizia di grandi e piccini, il parco divertimenti era gestito dalla famiglia foggiana degli Alberini. La giostra  sostava a Foggia in pratica tutto l’inverno, essendone foggiani molti dei gestori delle varie attrezzature, e nonostante le giornate fossero fredde, vi erano sempre molte persone e non solo ragazzi, ma anche tanti adulti. Il sabato sera e la domenica mattina, in particolare, la giostra si riempiva di bambini accompagnati dai genitori, giovanotti in vena di divertirsi e anche qualche maturo uomo cui non dispiaceva di fare un giro magari sull’ultima attrazione, alla moda, che gli Alberini riuscivano sempre a portare in anteprima a Foggia. Tra fantasmagoriche luci e musiche: le autoscontro, i seggiolini, il tele combattimento, la casa delle streghe e tanti altri divertimenti, c’era da impazzire ma anche da spendere un po’ di soldini; per questo molto spesso assistevamo a scene di bambini piangenti che venivano letteralmente trascinati via dai loro genitori.    
(a cura di Salvatore Aiezza)

di Redazione