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  • Pubblicata il: 04/02/2019 08:28:52

Nel cellulare c'è tutto? Non può essere vero. E se lo dice Leonardo Da Vinci...

Pienone per lo spettacolo al Teatro dei Limoni

“Come può esserci tutto in un oggetto? Probabilmente dove l’uomo pensa ci sia tutto, non c’è niente”. Ci voleva la saggezza di un ultracentenario per chiarire che la convinzione che in quell’aggeggio su cui poggiamo dita, occhi e bocca sia racchiuso il mondo, è un’illusione. Leonardo Da Vinci, di cui quest'anno ricorre il 500° anno dalla morte, il cellulare non lo ha mai conosciuto. Eppure, quando il suo omonimo Leo, ragazzino che poche volte alza la testa dallo smartphone e al primo dubbio corre a consultare internet, il geniale artista è capace di istillargli il dubbio che oltre quello schermo ci sia una vita da scoprire. Lo fa all’interno del Louvre: è nel museo di Parigi che si ambienta ‘Leonardo & Da Vinci’, lo spettacolo di teatro famiglia -scritto e diretto da Roberto Moretto - che ha riempito nel weekend il Teatro dei Limoni di Foggia. 

LA STORIA. Il giovane Leonardo (Stefano Dragoni) è dinanzi al più celebre dei quadri: la Gioconda. Ma è disinteressato. Del resto, per lui non è un quadro: “Quanto è piccolo, è una locandina”. La madre prova a coinvolgerlo, ma Leo si trincera nelle sue cuffie, nella sua musica, pur abbandonandosi a un selfie con l’opera (perché lì un po’ tutti lo fanno). Il Louvre chiude, ma la musica a palla nelle orecchie non gli permette di ascoltare l’annuncio. Non si può entrare né uscire per 36 ore. E Leo è serrato all’interno. Cosa serve per restare in vita? L’acqua c’è, anche se poca. Nello zaino spunta anche un panino: basterà per tre giorni. Ma l’incubo di Leo è l’energia elettrica e il wi-fi: il cellulare è scarico e per lui è come se manchi l’aria. Cerca una presa, cerca una connessione, trova un guardiano. O almeno è quello che pensa. Perché di colpo si trova dinanzi una mummia puzzolente. È Leonardo. Il genio (Massimo Iannantuoni). L'artista, in carne e ossa.

COME TROISI E BENIGNI. I due omonimi dialogano ma non parlano, sostanzialmente, la stessa lingua. E qui il regista e autore Roberto Moretto sembra ispirarsi a ‘Non ci resta che piangere’: Massimo Troisi e Roberto Benigni che provano a spiegare il termometro o la scopa a un Leonardo ‘confuso’. Allo stesso modo, il Leonardo di Moretto non si capacita di come in un oggetto così piccolo possa esserci quel ‘tutto’ di cui parla il ragazzo. 

IL PUBBLICO. Con una minimalista ma indovinata scenografia che mette in ‘vetrina’ il quadro, lo spettacolo coinvolge spesso il pubblico, creando interazione costante tra attori e pubblico, complice anche l'intelligente gestione di musica e luci. Il siparietto della ‘mamma’ che porta Leonardo ad abbracciare i presenti e la canzone del rapper Ghali cantata in coro dai piccoli sono solo i punti più alti un positivo intreccio palco – platea. 

IL PROSSIMO. E tra un mese si torna in scena per le Merenda da favola: il prossimo appuntamento al Teatro dei Limoni è fissato per il weekend 1-2-3 marzo con ‘Io non sono Peter Pan’, riadattamento di Paola Capuano (anche regista) e dello stesso Roberto Moretto. 

di Redazione