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  • Pubblicata il: 07/07/2018 12:32:15

La montagna del Gargano, antichi e nuovi paesaggi LA RUBRICA

Un viaggio guidato da Salvatore Aiezza

Sia che i suoi panorami mozzafiato li si guardi percorrendo la Statale che da Manfredonia giunge sino a Vieste e poi a Peschici e Rodi, oppure inerpicandosi tra la fitta vegetazione e lo scenario fantastico della foresta Umbra o, ancora, li si ammiri  via mare, costeggiando le alte scogliere, le distese di sabbia dorata, le calette e le grotte che la natura ha voluto donare a questa terra, in qualsiasi caso  abbiamo di fronte il nostro meraviglioso e incantevole Gargano.

CAMPI DI CONCENTRAMENTO. Una terra che pure ha vissuto tragici episodi di guerra e che, anzi, fu il luogo ove sorsero gli unici, per fortuna, campi di concentramento presenti nella nostra provincia: quello di Manfredonia, nell’allora nuovo macello comunale e l’altro nei capannoni e nelle casette coloniche dell’Isola di San Domino alle Isole Tremiti, senza dimenticare che vi erano anche alcune importanti basi aeroportuali di stanza su quel territorio.

LA NATURA. Ma oggi vogliamo raccontare un Gargano dove ancora la natura conserva scorci e panorami paradisiaci, dove è unico lo spettacolo che va in onda tutte le sere e non richiede biglietti o prenotazioni per potervi assistere: quello del sole che, sulla costa settentrionale che si affaccia verso nord-nord-ovest, “tuffandosi” nel mare regala un tramonto, tra luce e colori, che non trova aggettivi per poter essere descritto; un grande sole che, colorandosi di un rosso dalle mille sfumature, scende pian piano verso ovest e si defila, uno spicchio alla volta, tra le acque, al limite dell’orizzonte, lasciando solo un alone di luce anch’esso destinato subito dopo a scomparire. Uno spettacolo al quale assistono grandi e piccini, turisti che per la prima volta partecipano a questo straordinario “gioco della natura” e persone che lo hanno già visto centinaia di volte ma al quale non rinuncerebbero mai.

I MESTIERI. Il Gargano, però, è anche il luogo dove antichi e nuovi mestieri si intrecciano e avanzano di pari passo in un posto, unico al mondo, dove puoi trovare il villaggio turistico più confortevole e moderno e, a poche centinaia di metri, ritrovarti all’ombra di una foresta da sogno oppure, lasciando appena il paesaggio marino, essere costretti a fermare l’auto per lasciare spazio ad un gruppo di animali - mucche, pecore, capre - che sono ancora “padroni” indiscussi di questo territorio. E questa è l’altra faccia del Gargano, più insolito ma anche dove il pascolo è povero, l’acqua poca ed è duro sopravvivere tranne, forse, che coloro i quali allevano ancora una razza diventata un simbolo, quella podolica, una razza bovina di origine ucraina introdotta durante le invasioni barbariche e che in questo territorio ha trovato il suo ambiente ideale. E’ per questo che solo dal loro latte si possono ricavare quei prodotti caseari che se un tempo costituivano il cibo primario per centinaia di famiglie dedite alla pastorizia, oggi sono riconosciuti e ricercati a livello internazionale per la loro genuinità e qualità. Per i turisti che affollano la nostra “Montagna del Sole”, vedere gli animali che “vagano” liberamente e attraversano le strade senza curarsi di auto, moto, camper - che quasi con un senso di “superiorità” sembrano voler dire “Questo territorio è nostro perciò abbiamo la precedenza..!” - è un ulteriore tassello dello “spettacolo” al quale assistono quasi con deferente silenzio attendendo che la strada torni nuovamente libera.

LA VIA ALLO SVILUPPO. Da oltre trenta anni il Gargano cerca una sua definitiva via allo sviluppo, prevalentemente in campo turistico, che resta ancora una delle poche carte vincenti di gran parte dell’economia della nostra provincia; territorio che ha saputo conquistarsi un posto di primaria rilevanza  nell’ampio e concorrenziale mondo del turismo e di tutto ciò che ad esso è legato grazie all’intuito, caparbietà, sacrificio ma anche talento e preparazione di tanti imprenditori e semplici cittadini, artigiani e finanche musicisti.

IL CARPINO FOLK FESTIVAL. Un esempio su tutti? Il “Carpino Folk Festival”, dedicato alla riscoperta, valorizzazione e conservazione della musica popolare italiana e pugliese in particolare, divenuto oramai un classico “evento dell’anno”, con un posto fisso nella programmazione estiva garganica. Giunto quest’anno alla sua XVII edizione, il Festival deve la sua nascita a Rocco Draicchio, un giovane musicista locale componente di un gruppo regionale molto affermato sin dagli anni ’90, gli Al Darawish, musicista purtroppo prematuramente scomparso. Nel 1996, insieme ad altri giovani del luogo, Draicchio concepì l’idea di un Folk Festival in omaggio alla tradizione della musica popolare garganica. Già la prima edizione segnò un successo strepitoso: dalla grande riscoperta e affermazione dei “Cantori di Carpino” alla partecipazione di Eugenio Bennato, Alfio Antico, Roberto d'Angiò, Faraualla, Musica Antica, ecc.
L’idea di Rocco si è rivelata vincente: in pochi anni Carpino è diventata una delle attrazioni – e non solo a livello nazionale - della musica Folk, come Orsara di Puglia lo è nel campo della musica Jazz.
Il “Carpino Folk Festival” riscuote ogni estate (nel mese di agosto) un grande successo di pubblico e critica anche perchè se fino ad allora la musica popolare
più autenticamente locale (tarantelle, serenate contadine, pizziche ecc.) era considerata mera espressione di un gusto e un limite esclusivamente locale, musica suonata in qualche occasione di festa paesana e per lo più non valicava i confini paesani, oggi si può affermare che questo genere raccoglie consensi sempre maggiori. La stessa partecipazione di artisti famosi e gruppi provenienti da ogni dove sta lì a dimostrarlo. Pensate che nell’edizione 2008, al concerto conclusivo con la partecipazione del grande Vinicio Capossela, vi erano oltre 25.000 spettatori e nella stessa edizione furono contate oltre 80.000 presenze.  Una massa enorme di persone per le quali, forse, Carpino, senza il suo Festival, sarebbe rimasto uno sconosciuto, piccolo paese del Sud.

UN RICORDO A MILANO. Legato al Festival Folk di Carpino ho un bellissimo ricordo della nostra provincia che mi porto dietro da un po’ di tempo. Un giorno di inizio estate di qualche anno fa, giungendo alla Stazione centrale di  Milano, improvvisamente, tra le tante immagini ammalianti e accattivanti, a tratti ubriacanti, presenti o proiettate su totem pubblicitari, scritte luminose ecc., presenti sul piazzale principale dell’atrio ferroviario, notai un grosso cartellone pubblicitario che reclamizzava proprio l’evento del “Carpino Folk Festival”, che si sarebbe tenuto nel successivo mese di agosto. Inutile dire la mia sorpresa, insieme alla gioia e all’apprezzamento nel vedere che anche la nostra terra poteva e sapeva essere rappresentata molto più che degnamente in una grande città, grazie ad un’azione di marketing davvero di alto livello.

NON SOLO TURISMO ESTIVO. Se, dunque, il turismo estivo è diventato in pochi decenni elemento trainante dell’economia garganica, esso non è certamente l’unico. Cresce ed è in costante aumento, infatti, il turismo religioso legato ai due grandi Santuari simbolo della religiosità mondiale e sui quali tanto è stato scritto: il Santuario di San Pio, progettato dal grande architetto Renzo Piano e che conserva le spoglie del Santo amato in tutto il mondo – oltre a quello della Madonna delle Grazie, sempre a San Giovanni Rotondo - e il Santuario di San Michele Arcangelo, con la grotta miracolosa, a Monte Sant’Angelo. Milioni di turisti provenienti da tutto il modo ogni anno giungono sul Gargano per visitare questi luoghi ed hanno contribuito a trasformare quella che un tempo era un’economia povera, quasi esclusivamente dedita all’agricoltura e zootecnia, in un’economia solida e diversificata, con una - forse troppo - elevata concentrazione di alberghi, residence, ristoranti ed esercizi commerciali di ogni genere.

L’OSPEDALE. Ma questo lembo della “Montagna del Sole” non svolge solo un ruolo di accoglienza turistica. C’è anche un altro tipo di accoglienza e cura per migliaia di persone: è il caso della “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo, il grande e rinomato Ospedale, voluto da San Pio.  La “Casa Sollievo della Sofferenza” è oggi una grande realtà a livello internazionale nella quale ogni anno - in numero sempre più crescente e proveniente da ovunque - i pazienti vengono curati con l’ausilio di personale medico e scientifico di prim’ordine; macchine, tecnologie, ricerche scientifiche sempre più all’avanguardia ma utilizzati sempre nello spirito degli insegnamenti che Padre Pio ha lasciato. E’, quindi, grazie a una natura straordinaria, alle prelibatezze enogastronomiche, agli itinerari legati alla fede, unitamente ad uno stile di vita semplice, che il nostro Gargano presenta il suo biglietto da visita all’ignaro visitatore lasciandolo esterrefatto.

di Redazione