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  • Pubblicata il: 11/01/2018 21:21:54

“Sei personaggi” tra cinema e teatro, Pirandello rivive in una splendida coproduzione

Uno dei momenti più felici vissuti dal Teatro Giordano

“È finzione? È realtà?”. Lo sparo è stato appena esploso ed ecco che tutti, sul palcoscenico, se lo chiedono: realtà o finzione? È morto o non è morto? La domanda, circa un secolo dopo la sua prima formulazione, sorprende ancora lo spettatore. Aleggia tra il pubblico, persino negli orecchi del cultore più smaliziato che conosce l’opera e sa il teatro – anche quando è “teatro nel teatro”. Il genio di Girgenti è ancora capace di sorprendere nella sua opera più completa e straordinaria, soprattutto se la resa scenica è firmata da una coproduzione in grado di innovare quel poco che basta, misurandosi con un testo sempre modernissimo, inquietante, bello. Merito del Teatro Stabile di Napoli e del Teatro Stabile di Genova: la rappresentazione dei “Sei personaggi in cerca di autore” portati in scena nella due-giorni foggiana, al Teatro U. Giordano, martedì 9 e mercoledì 10 gennaio, è di quelle che difficilmente si dimenticano.

EROS PAGNI, “IL PADRE”. Quando la voce del noto attore Eros Pagni incede sulla scena, fondendo e confondendo proiezione cinematografica e realtà teatrale, e portandosi dietro gli altri cinque personaggi, si ha subito il sentore di essere alle prese con un’interpretazione dell’opera di altissimo profilo. “Noi siamo qui in cerca di un autore, uno qualunque”, dice il Padre, comparendo prima sul telone bianco, in versione filmica, e poi sovrapponendosi all’immagine proiettata in tutta la sua vivida realtà, nella propria carne e ossa di personaggio: la sua è una battuta famosa, arcinota, che però il “trucco” registico rende nuova, afferrando per la manica lo spettatore e tirandoselo dietro.

“IL DRAMMA SIAMO NOI, E’ IN NOI”. A fare il resto, poi, è l’opera in sé: il testo è fedele, riproposto in tutto e per tutto nei suoi tre atti – due “interruzioni”, in realtà, secondo il canovaccio del Nobel siciliano – e rilanciato con una coralità ben congegnata, tale da muoversi in armonia tra i vari registri ironici, tragici, filosofici e metafisici, secondo le varie cavità pirandelliane. “Ciascuno di noi si crede uno, ma non è vero”, “Il dramma siamo noi, è in noi, e siamo impazienti di rappresentarlo”, “Avviene ora, avviene sempre”: chi ama Pirandello e ama la sua opera teatrale più famosa e letta e rappresentata, ritrova i punti cardinali di uno scacco alla natura umana che solo l’arte – quest’arte, di questo artista – è in grado, forse, di riscattare. E nel rispetto di un testo ancora così giovane nonostante i suoi 97 anni e nel coraggio, poi, di riproporlo con questa freschezza, risiedono i grandi meriti della rappresentazione metà napoletana metà genovese.

CONTAMINAZIONE NON INVASIVA DEL CINEMA. Tanti, pertanto, gli attori in scena: oltre alla voce riconoscibilissima e alla presenza di forte impatto “dell’ospite” Eros Pagni, spicca l’ottima Gaia Aprea nelle vesti della figlia, senza dimenticare la brillantezza del capocomico Paolo Serra e la breve ma intensa caratterizzazione del personaggio di Madama Pace ad opera dell’altrettanto nota Angela Pagano. Due compagnie importanti fuse in un unico cast con un risultato assolutamente convincente, dirette dalla misura di Luca De Fusco: bravo, come detto, a saldare il rigoroso impianto testuale ad una contaminazione non invasiva del cinema. Un concetto che trova esaltazione in un finale che ammicca ai migliori noir cinematografici, tanto da lasciare con il fiato sospeso anche lo spettatore che conosce l’opera – e parte del merito va anche alle musiche a cura di Ran Bagno.

UNO DEI MOMENTI PIU’ FELICI VISSUTI DAL GIORDANO. In definitiva, uno spettacolo che si candida ad essere non solo il migliore di questa stagione di Prosa allestita dal Comune e dal Teatro Pubblico Pugliese, ma probabilmente come uno dei momenti più felici, artisticamente parlando, vissuti dal Teatro Giordano dal giorno della sua riapertura al pubblico – peraltro, in questa due-giorni pirandelliana, accorso numeroso e decisamente soddisfatto dall’aver assistito a qualcosa di bello.

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di Alessandro Galano