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Racket a Foggia, la Repubblica: "Per Tarquinio il pizzo non esiste ma il figlio paga 3mila euro al mese"

Il senatore: "Querelo i giornalisti Foschini e Caporale"

Il senatore di Forza Italia, Lucio Tarquinio, ha dato mandato ai suoi legali di querelare i giornalisti Giuliano Foschini e Giuseppe Caporale per l’articolo che riguarda lui e la sua famiglia, pubblicato in giornata su Repubblica Bari. L’azione legale trae origine dalla presunta distorsione delle dichiarazioni che lo stesso Tarquinio aveva rilasciato domenica, in risposta alle esternazioni mediatiche dell’ex sindaco di Bari, Michele Emiliano, secondo cui “la criminalità potrebbe cercare di riscuotere cambiali dalla politica a Foggia attraverso la strategia delle bombe”. Dichiarazioni a cui il senatore di Forza Italia aveva risposto: “Trovo gravissime le dichiarazioni di Emiliano. Se l’ex sindaco di Bari è in possesso di informazioni dettagliate e circostanziate in questo senso, lo invito a consegnarle alla Procura della Repubblica piuttosto che ad interviste televisive”.
Dopo il polverone politico tra Emiliano e Tarquinio sulla drammatica situazione del racket a Foggia, dunque, oggi Repubblica Bari ha pubblicato l’articolo dal titolo “Il senatore Tarquinio: ‘A Foggia il pizzo non esiste’, ma il figlio paga tremila euro al mese”.  Un pezzo in cui, attraverso gli atti giudiziari dell’inchiesta Corona, portata avanti dalla Dda di Bari, si rivela il rapporto tra il figlio del senatore, Antonio Tarquinio (giovane imprenditore e titolare della ditta di costruzioni Ites) e la mafia foggiana, a cui (e precisamente al clan Mansueto-Trisciuoglio-Prencipe) Tarquinio avrebbe pagato regolarmente un pizzo di 3mila euro mensili.  Una estorsione che avrebbe fatto comodo a entrambi i soggetti, secondo quanto dichiarato negli interrogatori da Antonio Catalano, killer della mala foggiana, oggi collaboratore di giustizia: "Tarquinio gli dava i soldi... - dichiarò Catalano - e assumeva anche persone a lavorare. Però aveva il suo tornaconto: era favorito negli appalti e se qualcuno gli dava fastidio, loro erano le guardie...Si trattava di una estorsione di comodo... "Anche per i voti, ci siamo attivati per i voti...  - rivelò Catalano - quando è stato per le elezioni regionali loro (l’enturage di Antonio Tarquinio, ndr) si sono attivati, loro sono venuti da noi (gli uomini del clan mafioso, ndr)".
Foschini e Caporale concludono il loro pezzo così: “Due annotazioni: nessuno ha denunciato estorsioni, nemmeno Tarquinio che per questo come gli altri estorti rischia la falsa testimonianza. Nel processo sarà costituita la Camera di commercio di Foggia ma non il Comune, guidato dal sindaco di Forza Italia Franco Landella“.
Ebbene, dopo la pubblicazione dell’articolo, immediata è stata la risposta del senatore Tarquinio. Nella nota a mezzo stampa diramata poco fa, Lucio Tarquinio ha infatti dichiarato: ““Ho dato mandato ai miei legali di presentare formale istanza di querela nei confronti degli autori dell’articolo pubblicato questa mattina dall’edizione di Bari del quotidiano La Repubblica. Un articolo dal titolo completamente falso e dal contenuto fortemente diffamatorio. Un esempio di pessimo giornalismo, peraltro esercitato su un tema che impone grande responsabilità. Se i giornalisti che hanno scritto l’articolo si fossero premurati di leggere il contenuto e l’oggetto della mia polemica contro l’assessore comunale di San Severo, Michele Emiliano, avrebbero evitato di scrivere una vera e propria falsità. Evidentemente, però, sono abituati a non conoscere le vicende di cui scrivono né hanno l’abitudine di informarsi. Non ho mai affermato che a Foggia il pizzo non esiste. Ho semplicemente risposto alla gravissima allusione dell’ex sindaco di Bari, che ha parlato di presunte cambiali che la criminalità potrebbe cercare di riscuotere dalla politica a Foggia, invitandolo a consegnare eventuali informazioni in merito alla questione alla Procura della Repubblica piuttosto che ad interviste televisive”.
“Giuseppe Caporale e Giuliano Foschini – continua Tarquinio, alludendo alla campagna elettorale per le Regionali 2015 a cui Emiliano concorre in qualità di candidato presidente - probabilmente accecati dal desiderio di venire in soccorso di Michele Emiliano, hanno del tutto stravolto il senso delle mie dichiarazioni. Basterebbe avere una modesta familiarità con la lingua italiana per rendersi conto che mi è stato attribuito un pensiero che non mi ha mai neppure sfiorato e del tutto assente dalle mie dichiarazioni”.
“Anche il riferimento agli atti dell’inchiesta ‘Corona’ – sottolinea il senatore di Forza Italia - appare assolutamente strumentale. L’ipotesi di un’accusa per falsa testimonianza nei confronti dei mio figlio, ad esempio, è destituita di ogni fondamento dal momento che egli non è mai stato ascoltato dai magistrati. Il fine dell’articolo, dunque, non era affatto quello di fare informazione. Ma probabilmente quello di denigrare chi aveva osato polemizzare con Michele Emiliano, con una formula ormai purtroppo ben nota: la pubblicazione di stralci di interrogatori e di atti giudiziari.
“Di questa azione, che non ha nulla a che fare con il giornalismo, Caporale e Foschini risponderanno in Tribunale. Sperando che si tratti di un Tribunale sereno”, conclude Tarquinio.
Il senatore di Forza Italia, Lucio Tarquinio, ha dato mandato ai suoi legali di querelare i giornalisti Giuliano Foschini e Giuseppe Caporale per l’articolo che riguarda lui e la sua famiglia, pubblicato in giornata su Repubblica Bari. L’azione legale trae origine dalla presunta distorsione delle dichiarazioni che lo stesso Tarquinio aveva rilasciato domenica, in risposta alle esternazioni mediatiche dell’ex sindaco di Bari, Michele Emiliano, secondo cui “la criminalità potrebbe cercare di riscuotere cambiali dalla politica a Foggia attraverso la strategia delle bombe”. Esternazioni a cui il senatore di Forza Italia aveva risposto: “Trovo gravissime le dichiarazioni di Emiliano. Se l’ex sindaco di Bari è in possesso di informazioni dettagliate e circostanziate in questo senso, lo invito a consegnarle alla Procura della Repubblica piuttosto che ad interviste televisive”.
L'ARTICOLO DI REPUBBLICA BARI. Dopo il polverone politico tra Emiliano e Tarquinio sulla drammatica situazione del racket a Foggia, dunque, oggi Repubblica Bari ha pubblicato l’articolo dal titolo “Il senatore Tarquinio: ‘A Foggia il pizzo non esiste’, ma il figlio paga tremila euro al mese”.
Un pezzo in cui, attraverso gli atti giudiziari dell’inchiesta "Corona", portata avanti dalla Dda di Bari, si rivela il rapporto tra il figlio del senatore, Antonio Tarquinio (giovane imprenditore e titolare della ditta di costruzioni Ites), e la mafia foggiana, a cui (e precisamente al clan Mansueto-Trisciuoglio-Prencipe) Tarquinio avrebbe pagato regolarmente un pizzo di 3mila euro mensili. Una estorsione che avrebbe fatto comodo a entrambi i soggetti in causa, secondo quanto dichiarato negli interrogatori da Antonio Catalano, killer della mala foggiana, oggi collaboratore di giustizia: "Tarquinio gli dava i soldi... - dichiarò Catalano - e assumeva anche persone a lavorare. Però aveva il suo tornaconto: era favorito negli appalti e se qualcuno gli dava fastidio, loro erano le guardie...Si trattava di una estorsione di comodo..Anche per i voti, ci siamo attivati per i voti...  - rivelò Catalano - quando è stato per le elezioni regionali loro (l’enturage di Antonio Tarquinio, ndr) si sono attivati, loro sono venuti da noi (gli uomini del clan mafioso, ndr)".
Foschini e Caporale concludono il loro pezzo così: “Due annotazioni: nessuno ha denunciato estorsioni, nemmeno Tarquinio che per questo come gli altri estorti rischia la falsa testimonianza. Nel processo sarà costituita la Camera di commercio di Foggia ma non il Comune, guidato dal sindaco di Forza Italia Franco Landella“.
LA QUERELA DI TARQUINIO. Ebbene, dopo la pubblicazione dell’articolo, immediata è stata la risposta del senatore Tarquinio. Nella nota a mezzo stampa diramata poco fa, Lucio Tarquinio ha infatti dichiarato: ““Ho dato mandato ai miei legali di presentare formale istanza di querela nei confronti degli autori dell’articolo pubblicato questa mattina dall’edizione di Bari del quotidiano La Repubblica. Un articolo dal titolo completamente falso e dal contenuto fortemente diffamatorio. Un esempio di pessimo giornalismo, peraltro esercitato su un tema che impone grande responsabilità. Se i giornalisti che hanno scritto l’articolo si fossero premurati di leggere il contenuto e l’oggetto della mia polemica contro l’assessore comunale di San Severo, Michele Emiliano, avrebbero evitato di scrivere una vera e propria falsità. Evidentemente, però, sono abituati a non conoscere le vicende di cui scrivono né hanno l’abitudine di informarsi. Non ho mai affermato che a Foggia il pizzo non esiste. Ho semplicemente risposto alla gravissima allusione dell’ex sindaco di Bari, che ha parlato di presunte cambiali che la criminalità potrebbe cercare di riscuotere dalla politica a Foggia, invitandolo a consegnare eventuali informazioni in merito alla Procura della Repubblica piuttosto che ad interviste televisive”.
TARQUINIO: "GIORNALISMO 'AMICO' DI MICHELE EMILIANO". “Giuseppe Caporale e Giuliano Foschini – continua Tarquinio, alludendo alla campagna elettorale per le Regionali 2015 a cui Emiliano concorre in qualità di candidato presidente - probabilmente accecati dal desiderio di venire in soccorso di Michele Emiliano, hanno del tutto stravolto il senso delle mie dichiarazioni. Basterebbe avere una modesta familiarità con la lingua italiana per rendersi conto che mi è stato attribuito un pensiero che non mi ha mai neppure sfiorato e del tutto assente dalle mie dichiarazioni”.
"ACCUSE PRIVE DI OGNI FONDAMENTO, FOSCHINI E CAPORALE RISPONDERANNO IN TRIBUNALE“. Anche il riferimento agli atti dell’inchiesta ‘Corona’ – sottolinea il senatore di Forza Italia - appare assolutamente strumentale. L’ipotesi di un’accusa per falsa testimonianza nei confronti dei mio figlio, ad esempio, è destituita di ogni fondamento dal momento che egli non è mai stato ascoltato dai magistrati. Il fine dell’articolo, dunque, non era affatto quello di fare informazione. Ma probabilmente quello di denigrare chi aveva osato polemizzare con Michele Emiliano, con una formula ormai purtroppo ben nota: la pubblicazione di stralci di interrogatori e di atti giudiziari. Di questa azione, che non ha nulla a che fare con il giornalismo, Caporale e Foschini risponderanno in Tribunale. Sperando che si tratti di un Tribunale sereno”, conclude Tarquinio.

di Redazione 


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