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‘Morire di carcere’, Ristretti Orizzonti: nel 2012 a Foggia morti tre detenuti

E nei penitenziari aggressioni e tentati suicidi

Secondo il dossier ‘Morire di carcere’ curato quotidianamente dal Centro Studi di Ristretti Orizzonti di Padova, nel 2012 nel carcere di Foggia sono morti tre detenuti: in due casi si trattava di suicidio, in uno di morte naturale. Il dossier ha iniziato a prendere forma nel 2007 “per far conoscere all’opinione pubblica le reali condizioni del carcere, a cominciare dallo stato di difficoltà e, a volte, di abbandono in cui si trova la sanità penitenziaria”. La morte di S. D. C all’interno della struttura penitenziaria di Foggia, come accertato dal medico legale, è stata causata da infarto. Ma ripropone in modo forte la questione del sovraffollamento delle carceri, dell’assistenza sanitaria dei detenuti, e dell’organico della polizia penitenziaria ridotto all’osso e non sempre messo nelle condizioni di operare bene ed in tranquillità.

I CASI NEL 2012 Nel febbraio dello scorso anno fu O. M., di Conversano a togliersi la vita nel carcere di Foggia impiccandosi in cella con il cordoncino della sua tuta. A febbraio, invece, fu M. V. ad essere ritrovato senza vita nel suo letto per cause naturali. Infine, anche A. N. nel dicembre del 2012 si impiccò nella sua cella con un lenzuolo. Tre casi che ripropongono da un lato la necessità di far rispettare le leggi e garantire la sicurezza pubblica, da un lato la cattiva gestione del sistema penitenziario nazionale. A partire dai mancati percorsi di risocializzazione, in forte contrasto con quanto previsto dall’articolo 27 della Costituzione Italiana che parla di “rieducazione del condannato”.

IL 'BOLLETTINO DI GUERRA' Ed è questa, infatti, una delle motivazioni che, oltre ai disagi legati al sovraffollamento carcerario, spinge molto spesso i detenuti ad aggredire fisicamente gli agenti della polizia penitenziaria. Ma non solo. Anche ad episodi di autolesionismo o tentativi di suicidio. Un ‘bollettino di guerra' che lo scorso anno fu illustrato in maniera accurata e dettagliata dal sindacato della polizia penitenziaria dell’Osapp. E riguardava i casi registrati all’interno delle strutture penitenziarie di Foggia, San Severo e Lucera nei primi nove mesi del 2012, al netto dei suicidi e della morte per cause naturali. Nel carcere di Foggia, per esempio, si verificarono: 5 episodi di ingerimento di sostanze nocive; 5 atti di aggressione e ferimenti; 12 colluttazioni; 14 episodi di autolesionismo; 10 tentativi di suicidio. Nel penitenziario di Lucera, invece, i tentativi di suicidio furono tre.

L’ANALISI In quella occasione Domenico Mastrulli, che oggi ricopre l’incarico di segretario generale Nazionale del Coordinamento Sindacale penitenziario, disse: “L’aggressione da parte di alcuni detenuti nei confronti della polizia penitenziaria – spiega Mastrulli – non credo che si possa attribuire interamente a chi vive in stato di detenzione. Va piuttosto attribuita al sistema carcerario che ha delle evidenti lacune, a partire dal sovraffollamento”. Per Mastrulli, infatti, era opportuno cercare di comprendere i motivi che alle volte spingono un detenuto a compiere degli atti di violenza, verso se stesso o verso gli altri. “Quando si è chiusi in dieci in celle da tre posti, con le temperature che toccano i 50 gradi, stando in uno stato di restrizione, può capitare che prima o poi accada qualcosa. Sono dei colpi di testa, delle scintille che ci obbligano a raccogliere l’allarme, il disagio che arriva dai detenuti per portarlo all’attenzione delle istituzioni”.

 

di Redazione 


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