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In viaggio (nel vero senso della parola) a ritroso del tempo, tra aerei, strade e treni di Capitanata

Il nuovo appuntamento con Salvatore Aiezza

Dalle “Cronache del passato” che ci riguardano da vicino, vorrei, questa settimana, soffermarmi su alcune problematiche, delle quali si sta discutendo molto in questi giorni, relative al “nodo” trasporti che oramai affligge la nostra città. In particolare di come tornano, quasi ciclicamente, alla ribalta certe notizie, e di altre che ci parlano, invece di ”treni” oramai persi; “strade” oramai andate e “aerei” volati lontano… 

LA FERROVIA. Partiamo ( si fa per dire...) dai treni: quella di “bypassare” la stazione di Foggia deve essere proprio una “fissa”, e non solo delle Ferrovie dello Stato (ora RFI). Pensate, se ne parlava già nel 1951. Non è possibile, direte. Invece lo è. Il 6 dicembre del 1951, in un articolo apparso sul settimanale di informazione di Foggia e provincia, molto seguito - “Il Foglietto” -, si parla proprio della “direttissima Roma-Puglia” e i rischi connessi a un paventato taglio della nostra stazione. L’articolo, non firmato, dà notizia di “Una proposta Antifoggiana” dal titolo molto eloquente: “Dalla direttissima Roma – Puglia si taglierebbe la stazione di Foggia” – corsi e ricorsi storici… Ah! Vico, Vico! (n.d.s.). 
La questione venne fuori dopo che il quotidiano “Il Sole” pubblicò uno studio di tal Massimo Rocca, sulla “opportunità economica di una politica ferroviaria che favorisse la realizzazione delle grandi comunicazioni”, in considerazione del fatto che le linee locali sarebbero state destinate ad avere bilanci sempre più in passivo. Come sempre, in questo studio, il settentrione avrebbe fatto la parte del leone, a danno di quelle meridionali che, tuttavia, non potendo essere del tutto trascurate, venivano individuate in alcune (poche) direttrici . Tra queste il “piano Rocca” prevedeva due linee che interessavano la Puglia. Una, sostenute da una “ricca letteratura tecnica”: la direttissima Roma- Bari – Lecce, e l’altra Foggia – Taranto. Nel programma ferroviario Foggia, purtroppo, era destinata ad essere tagliata fuori dalla dorsale Bari- Roma, prevedendosi, all’epoca, un raccordo in pianura (sulla linea Napoli Foggia) , nel tratto da Ponte Albanito ad Orta Nova. Motivo? Oltre al solito: quello che si adduce ancora oggi, paventando il Bypass di Cervaro-Incoronata, dell’esiguo risparmio di 10/15 minuti, forse meno, nell’economia del percorso, se ne aggiungeva l’altro, che forse sarebbe meglio non far sapere ai vertici delle ferrovie, potrebbe tornare d’attualità. Il raccordo, si sosteneva, avrebbe abbreviato la distanza verso il litorale pugliese! Dunque, facendo due conticini, il litorale pugliese iniziava a sud di Foggia: da Barletta in giù! Non solo: l’autore del piano riteneva addirittura, (si legge nello stesso articolo), superflua, a quel punto, anche la costruzione di un’autostrada, “dato il carattere olografico dei luoghi per cui sarebbe stata molto più conveniente la rotaia”. A queste affermazioni, molto opportunamente, l’autore dell’articolo faceva notare che, se di ”ricca letteratura tecnica” in materia, si dovesse parlare, quella riguardava proprio la stazione di Foggia, individuata , da sempre, come “stazione strategica ferroviaria di eccezionale importanza, centro nevralgico della rete ferroviaria da e per Roma” tanto da propugnarsi, sia da parte della Provincia di Foggia che di tutto il Molise, un percorso: Foggia-Campobasso-Roma, ritenuto “vantaggioso e necessario anche per ragioni strategiche" (nel 1951!). L’articolo si chiudeva con una bellissima esortazione che vorremmo fare nostra, oggi, paventandosi il rischio che si concretizzi, a distanza di oltre 60 anni da quando venne scritto, il progetto tentende ad escludere, in qualche modo, Foggia e la sua stazione, dalla “storia” delle ferrovie italiane: “Non si escluda Foggia per l’economia di una decina di minuti e forse anche meno nel percorso. Senza dire che bisogna tenere nel debito conto oltre che le esigenze del personale ferroviario anche la gran massa dei viaggiatori provenienti con la direttissima dalle Puglie a Foggia e che proseguono poi per l’Alta Italia…”.

I COLLEGAMENTI. E passiamo alle “strade”. In particolare, il 1953 fu l’anno in cui sembrava oramai realtà una grande autostrada che congiungesse Foggia con Roma via Lucera- Campobasso-Frosinone. La stampa dell’epoca parlava di una ”Camionabile Roma –Molise –Puglia” e, secondo le cronache riportate sui quotidiani e settimanali, sarebbe dovuta essere lunga quasi 600 km con un costo inferiore a 50 miliardi di lire. Il progetto prevedeva due corsie per ogni senso di marcia: “... per consentire il comodo sorpasso in velocità e una larghezza di 7 metri per carreggiata con una fascia centrale spartitraffico di 2 metri sulla quale cresceranno folti cespugli per impedire l’abbagliamento notturno” (resoconto de: Il Foglietto di Foggia del 13 agosto 1953- da www internetculturale.it). Sulla “prossima” realizzazione dell’importante opera, dopo vari incontri che si erano tenuti a Foggia e Roma tra i rappresentanti parlamentari e amministratori delle città interessate, fu indetta una conferenza stampa in Roma dal Presidente della locale Provincia, (Prof Sotgiu) per annunciare le iniziative per la realizzazione della …”grande strada che, attraverso la Capitale servirà a collegare i porti del Tirreno e del basso Adriatico…”. E, continuava, il Prof. Sotgiu: “... Questa nuova moderna strada Consolare sarebbe la prima via di comunicazione transappenninica, destinata a valorizzare i traffici economici oggi legati ad inadeguate comunicazioni...”. Era il 1953! E si parlava già di traffici inadeguati.. Il 1° Ottobre del 1953 nel corso di un importante convegno di Parlamentari Dauni, a Foggia, per discutere della “rinascita del capoluogo e della provincia” (roba d’altri tempi…purtroppo!) si tornò a parlare, tra l’altro, della “camionabile Puglia Molise” come di una priorità per lo sviluppo della Capitanata. Nell’ occasione fu riconosciuta la necessità di insistere ad ogni livello, sulla nuova autostrada, anziché sulla linea ferroviaria Puglia-Roma, Via Molise, obiettivamente più difficile e costosa da realizzare. Nel convegno si decise di concordare con quanto già deciso a Roma precedentemente e di dare il proprio assenso acchè fossero avviati i lavori per il primo tronco, quello centrale, della nascente strada: Frosinone-Molise-Foggia. Ma “l’agguato” era dietro l’angolo…. Infatti solo qualche giorno prima, il 25 settembre, in un dibattito dell’associazione Ingegneri e Architetti della provincia di Bari, sul tema delle nuove autostrade (guarda caso..), si discusse, molto campanilisticamente, circa l’opportunità che un nuovo collegamento fra Puglia e Capitale dovesse essere effettuato passando per Napoli o attraverso il Molise ( indovinate come è finita.?). Bene fece, seppur con scarsi risultati, purtroppo, il solito “Foglietto”, il successivo 8 ottobre del '53, a scrivere un articolo nel quale metteva in guardia e si invitava a “Vigilare per la tutela di Foggia e dei suoi interessi”, proprio sull’importanza che in futuro avrebbero assunto le autostrade nel Mezzogiorno. L’articolo venne redatto dopo una riunione indetta dall’amministrazione provinciale di Napoli con i rappresentanti delle regioni del sud, per l’esame della problematica stradale e autostradale del mezzogiorno, in vista dell’erogazione dei cospicui fondi per realizzare le suddette opere. Così concludeva l’articolo suddetto: “…Sarà necessario seguire con vigile premura lo sviluppo della pratica ( sui futuri progetti n.d.a.) e tutelare gli interessi di grave nocumento per Foggia, al fine di conservare la sua attuale posizione di nodo strategico stradale tra Nord e Sud ed evitare che nei progetti delle Autostrade e delle Camionabili sia ingiustamente tagliata fuori come pare si voglia fare...”. Parole profetiche, queste. Tutti sappiamo poi com’è andata a finire. Non solo niente “Autostrada Puglia-Molise-lazio”, ma, in barba a tutti i foggiani, l’Autostrada A16, (Napoli-Bari) venne fatta passare a ben 40 km dalla nostra città e, per anni, il casello autostradale di Candela fu raggiungibile solo attraverso la vecchia, pericolosa e dissestata “Foggia –Candela”. 

PER FINIRE, CON GLI “AEREI”. E parliamo di articoli comparsi sul “Corriere di Foggia del 28 marzo 1968’ e del 4 luglio successivi, in piena espansione post-bellica, quando l’aeroporto nostrano era “vivo e vegeto” e sull’interesse della primaria compagnia aerea “Itavia” La nota compgnia aerea , di livello internazionle, che già operava ed aveva un occhio di riguardo per la nostra provincia, dovuto alla lungimiranza dei propri amministratori , aveva individuato un bacino di utenza molto interessante, benchè, all’epoca, si fosse agli albori del turismo garganico, religioso , culturale, e venatorio, verso l’espansione dei voli, non solo in Italia ma anche in Europa. Pensate che nel famoso e lussuoso Hotel del Faro di Pugnochiuso in un vertice tra tre importanti organismi che potevano decidere sulle sorti di una intera provincia: La Semi, l’Eni e l’Itavia si discusse sulle potenzialità turistiche del Gargano e non solo, e circa l’opportunità di ampliare l’offerta dei collegamenti aerei, da Foggia, verso le capitali europee. A leggere l’articolo sul numero pubblicato il 4 luglio del 68 , fa davvero venire un forte senso di malinconia per quello che poteva essere ma, per ottusità o incapacità, non è stato. Si pensi che l’Itavia era lusingata dei risultati che si erano registrati a Foggia.. Ben 281 giornate lavorative e oltre tremila passeggeri; in arrivo e partenza…oltre il triplo quelli in transito. Si potevano facilmente ragiungere Roma, Milano, Torino, Genova, Bologna, Forlì, Ancona e Pescara, facendo ritorno nella stessa giornata. E la discussione era relativa al possibile ampliamento dei voli anche per le località europee. Sembra fantascienza ed invece era realtà…! Non mancavano gli incentivi. Due coniugi, con prole pagavano un solo biglietto, ottenendo gli altri con uno sconto del 40%. Si pensava, all’epoca, per aumentare l’offerta e la domanda, anche agli emigranti, offrendo il viaggio gratuito per quanti dovevano raggiunger Fiumicino o Foggia da altre località, per poi prendere l’aereo…. Questa, cari amici lettori, la situazione della nostra Foggia, fino a quando , qualcuno l’ha tenuta a cuore. Speriamo in un rapido e non più rinviabile risveglio e sussulto delle coscienze. Le potenzialità ci sono tutte: La volontà; l’interesse e le capacità di chi governa e amministra questa nostra realtà lo vedremo.

LA STAGIONE. Per quanto riguarda il calcio, non è una bella stagione quella in corso nel1966/67. Il Foggia nel 1966-1967 ha partecipato al campionato di Serie A: si classifica sedicesima al terz'ultimo posto e retrocede in Serie B assieme alla Lazio, al Venezia e al Lecco. Fu un esordio amaro per i satanelli che nelle prime tre partite persero rispettivamente con l’Internazionale, in casa per 4-0; a Bologna, dove ci venne inflitto un sonoro 5-0 e ancora in trasferta, a Vicenza, altra sconfitta per 3-1. Nelle domeniche del 9 e 16 ottobre del 1966, il Foggia-Incedit si riprese e colse un pareggio interno, per 0-0 con il Cagliari e una bella vittoria con i lagunari di Venezia per 3-0, prima di cadere, il 23 ottobre, nuovamente nello sconforto di una sconfitta per 3-0 patita a Torino, dai bianconeri della Juventus. I commentatori del tempo addossarono gran parte di quella sconfitta con la Juventus all’allenatore Rubino, reo di aver fatto marcare Leoncini, il fortissimo centrocampista bianconero, da Gambino, un mediano. Fu proprio Leoncini ad aprire le marcature. Alla fine tutti i giornali si trovarono comunque d’accordo nel riconoscere che alla Juventus di Heriberto Herrera non si poteva concedere nulla. 
(Salvatore Agostino Aiezza)

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di Redazione 


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