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Bracciante morto, le precisazioni di 'Campagne in lotta':  "Allo Scurìa lo sapevamo da lunedì. Portato via dal Ghetto è deceduto in ospedale"

“I lavoratori hanno denunciato la loro esclusione da qualunque spazio decisionale e il silenzio dei media riguardo alle morti sul lavoro avvenute in queste settimane. In particolare uno dei lavoratori ha chiesto di osservare un minuto di silenzio per la morte di un ragazzo del ghetto di Rignano, avvenuta a causa dell’eccessivo sforzo nei campi e completamente passata in sottotraccia su qualunque organo di informazione”.

LA MORTE DEL BRACCIANTE. È una parte del dettagliato resoconto dell’assemblea di braccianti e migranti tenutasi lunedì scorso a Foggia, nel Csoa Scurìa. Ed è proprio questo virgolettato che diventa il fulcro della nuova nota firmata ‘Campagne in lotta’ per fornire alcune ‘precisazioni’ sulla denuncia all’Ansa della Cgil riguardo la morte di un bracciante maliano (LEGGI: Bracciante muore nel Foggiano: “Crollato nei cassoni di pomodoro raccolti, forse occultato il corpo”).

IL MINUTO DI SILENZIO. “La notizia – evidenziano dal collettivo - era in realtà già stata resa nota, davanti a centinaia di persone, durante l’assemblea pubblica tenutasi lo scorso Lunedì al CSOA Scuria di Foggia. In quell’occasione i presenti, sollecitati da un lavoratore, hanno osservato un minuto di silenzio in memoria del bracciante deceduto. Come Rete Campagne in Lotta, abbiamo riportato il fatto in un comunicato stampa circolato stamane. Sottolineiamo per dovere di cronaca alcune imprecisioni riportate nelle dichiarazione uscite: il lavoratore, di origine maliana, è deceduto in ospedale dopo essere stato portato via dal Ghetto, dove abitava, a seguito del massacrante lavoro sui campi”.

NON SOLO CAPORALATO. “Questa ennesima tragedia – ribadiscono da Campagne in lotta - è l’emblema di una condizione di sfruttamento che si perpetra da decenni nell’intero sistema di produzione agroindustriale. Ancora una volta, come troppo spesso accade, tali notizie vengono adattate ad uso e consumo di chi vuole limitare esclusivamente al caporalato il problema di tutto lo sfruttamento sul lavoro in agricoltura, senza considerare le responsabilità di chi trae maggiori profitti dalla filiera agroindustriale, ovvero la GDO, le industrie di trasformazione e le organizzazioni di produttori, di cui si fanno complici le istituzioni”.

di Redazione 


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