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Cannabis, malato di sclerosi fermato con marijuana: “Cinque ore in caserma, a me serve per curarmi”

La denuncia per detenzione di stupefacenti a fini di spaccio

Sta sollevando indignate proteste sui social, a livello locale e non solo, la vicenda che ha visto protagonista Andrea Trisciuoglio, giovane papà foggiano, fermato ieri dai carabinieri e dopo cinque estenuanti ore di interrogatorio rilasciato a piede libero per detenzione di marijuana.

“ATTEGGIAMENTO SOSPETTO”. Il verbale dei CC rileva come Andrea e l’amico in sua compagnia, Adriano Gianni Monaco, siano stati fermati mentre si trovavano nella loro vettura, per “atteggiamento sospetto” e perché si trovavano in “via Piave, area notoriamente dedita allo spaccio”. Perquisita la vettura, i militari hanno trovato un contenitore cilindrico di plastica trasparente contenente sostanza erbosa che all’aspetto, all’odore e alla consistenza appariva subito come marijuana. E lo stesso Andrea, nonché Adriano Gianni, di loro spontanea volontà hanno subito consegnato altri barattolini sigillati, contenenti la stessa sostanza. Su quei barattolini c’è scritto Bedrocan, che è il nome commerciale del medicinale a base di cannabis che Andrea Trisciuoglio e Adriano Gianni Monaco assumono, dietro regolare prescrizione medica.

MALATO DI SCLEROSI MULTIPLA. Andrea è malato di sclerosi multipla, Adriano Gianni di cefalea a grappolo, e usano la cannabis a scopo terapeutico, come da protocollo sanitario regolarmente approvato dalla Regione Puglia. Andrea Trisciuoglio è il fondatore di LapianTiamo, “Associazione No Profit che per la prepotente urgenza dei malati promuove l’uso terapeutico della canapa medicinale attraverso la coltivazione e l’approvvigionamento ai pazienti affetti da patologie come sclerosi multipla, cancro, dolore cronico, sla, parkinson, glaucoma e tantissime altre”.

UNA BATTAGLIA CHE DURA DA ANNI. Proprio in questa direzione Trisciuoglio conduce il suo impegno politico: è apparso in più trasmissioni televisive nazionali (“Le iene”, “Servizio pubblico”) e non più tardi di due mesi fa ha organizzato un animato e assiepato convegno a Palazzo Dogana, con la partecipazione tra gli altri di Rita Bernardini, segretario dei Radicali Italiani (seguito anche da Foggia Città Aperta, LEGGI). La sua richiesta (e battaglia) è che sia resa possibile anche in Italia la coltivazione e la trasformazione della marijuana per assicurare a tutti i malati di avere sollievo da condizioni fisiche particolarmente invalidanti e dolorose senza dipendere dal mercato estero, con le conseguenze sui prezzi e sulle difficoltà di approvvigionamento facili da immaginare, evitando inoltre il ricorso al mercato “nero” degli stupefacenti per quei pazienti residenti nelle regioni dove il protocollo non è applicato.

CINQUE ORE IN CASERMA. “La condizione evidente della mia patologia – evidenzia Trisciuoglio, che cammina con due stampelle - l’esibizione della prescrizione medica di tutti e due, e la spiegazione, facilmente verificabile, che a via Piave ci abita il mio papà, avrebbero dovuto a questo punto chiudere i controlli”. Invece i due giovani – stando alla ricostruzione di Trisciuoglio – sono stati portati in caserma, e lì trattenuti per cinque ore, interrogati separatamente per cercare evidenze della attività di spaccio che i due, data la quantità di marijuana che hanno con loro, secondo i carabinieri esercitano. Cinque lunghe e infruttuose ore nelle quali ha in tutti i modi cercato di spiegare l’equivoco. Una situazione analoga alla perquisizione subita in casa anni fa, ricorda Trisciuoglio, anche quella finita con sequestro di marijuana detenuta per scopo terapeutico, con conseguente caso sollevato su alcuni media.

DENUNCIATI A PIEDE LIBERO PER DETENZIONE DI STUPEFACENTI. “A un certo punto ho rischiato di sentirmi sbattere a terra dal nervosismo, quando mi hanno portato in caserma”, ammette Trisciuoglio. Dopo cinque ore, come detto, i due sono stati rilasciati, denunciati a piede libero per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio. Il Bedrocan è sequestrato, Andrea non sa in quanto tempo potrà rifornirsi di nuovo e intanto quindi è privo dei medicinali che per lui sono l’unico strumento che dia un minimo di sollievo alla sua qualità della vita. Ma non è solo questo a preoccuparlo. Prima ancora di pensare al dissequestro ha in mente di chiedere l’intervento dei Radicali per una interrogazione parlamentare sulla vicenda. Tanta amarezza nelle sue parole: “Chiediamo solo di poter avere sempre la cannabis indispensabile per i nostri corpi”.
Giuseppina Dota

di Redazione 


 COMMENTI
  • 30/03/2015 ore 10:26:44

    Sono i cc Ke dovrebbero andare in galera Ke se è un medicinale e x di più sotto prescrizione medica ed è anke regolare.... dicono Ke la legge non ammette ignoranza quando sono loro Ke ne fanno uso. A.c.a.b. a vita.
  • Colombo Valentino

    30/03/2015 ore 19:08:59

    È una vergogna siamo ridotti male se il buon senso delle persone nn arriva al cuore ...... è una ruota che gira prima o poi i loro figli avranno bisogno della terapia ........ canapa. Non aggiungo altro . Saluto tutti.
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