Carceri, il bilancio Co.s.p.: "Un anno da dimenticare, a Foggia troppe aggressioni"
“Un organico di polizia penitenziaria ridotto ormai all’osso. In dieci anni abbiamo perso 11mila unità con un calo da 46mila a 35mila operatori a cui si aggiunge la soppressione di reparti specializzati, la chiusura delle centrali operative regionali, la eliminazione di numerosi gruppi sportivi di polizia. Tutto questo si unisce alla carenza di risorse umane all’interno dei nuclei dedicati alle traduzioni dei detenuti e dei servizi di piantonamento, alla scarsezza di mezzi e tecnologie per il potenziamento della sicurezza nei penitenziari”. E’ il bilancio di fine anno tracciato dal segretario generale nazionale del Co.s.p. Domenico Mastrulli, il sindacato autonomo nato a Trani nel 2013 ma che oggi annovera in tutte le sedi italiane oltre 700 iscritti, aggregando anche il personale dei comparti ministeriali, degli enti e di quello della ex Croce Rossa Italiana.
A FOGGIA. “Il disagio è molto diffuso – spiega Mastrulli - è un malessere che serpeggia tra gli uomini della polizia penitenziaria costretti a lavorare in condizioni precarie, che ripetutamente denunciamo durante le manifestazioni di protesta. Purtroppo – sottolinea Mastrulli - la carenza di agenti non è l’unico problema – ma ce n’è uno molto grave rappresentato dall’alto numero di decessi tra gli agenti di polizia penitenziaria. Negli ultimi dieci anni sono stati 127 i colleghi venuti a mancare. In 3 anni i suicidi sono stati 55 e la maggior parte di queste tragedie si consumano ricorrendo all’arma di ordinanza”. C’è poi il capitolo delle aggressioni, Mastrulli snocciola dati preoccupanti: “Quasi 3mila gli episodi ai danni della polizia penitenziaria nel solo 2017, oltre una decina i casi in Puglia, la maggior parte dei quali nel penitenziario di Foggia”.
LA VIGILANZA. Quanto al sovraffollamento la popolazione detenuta in Italia ha superato le 58mila unità a discapito di una capienza massima di 49mila posti. Il sistema di vigilanza dinamica con celle aperte ha creato gravi problemi al personale esposto a minacce, insulti e aggressioni. In questo quadro poco edificante c’è poi l’aspetto normativo e contrattuale: dal pessimo riordino delle carriere a un contratto nazionale che non viene rinnovato da nove anni.
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