Stampa questa pagina

CRONACHE DAL PASSATO/ Il Re a Foggia per la stazione e Moschioni contestato che 'sfida' i tifosi

Nuovo appuntamento con la rubrica di Aiezza

In questi ultimi tempi pare tornato di grande attualità il dibattito pro/contro la seconda stazione di Foggia, onde permettere ai cittadini di Bari e provincia di raggiungere, bontà loro, la capitale d’Italia in tempi rapidi. Che, tradotto in realtà, fanno 5/7 minuti, ad abundantiam, in meno. Non è questo il momento né il luogo per discernere sulla opportunità o no;, sull'utilità o meno della realizzazione. Questa è una rubrica, la nostra rubrica, che vuole celebrare i fasti e le tradizioni della storia, cultura e società della nostra Città. In questa ottica, parleremo questa settimana di un grande evento che interesso Foggia nei giorni 9 e 10 novembre 1863 e legato, guarda caso, all'enorme importanza che aveva e ha avuto almeno sino a qualche decennio fa, la nostra stazione. 

IL VIAGGIO. Foggia e la sua stazione sono sempre state un unicum indissolubile; Foggia si è sviluppata ed è cresciuta grazie e intorno alla ferrovia. Ma questa è una storia che racconteremo una prossima volta. Foggia – Alle ore 7 p.m. del 9 novembre del 1863, dopo un viaggio iniziato a Torino, alle ore 1 a.m. dell’8 novembre, giunse a Foggia, proveniente da Ortona (dove era arrivato alle ore 7 a.m. dello stesso 9 novembre) e dopo altre 10 ore circa di viaggio, il treno Reale che portava nella nostra città Sua Maestà Vittorio Emanuele II. Il Re scese a Foggia 175 anni or sono, per inaugurare, il successivo 10 novembre, (era un martedi) il tratto ferroviario Foggia - Ortona. Fu una inaugurazione Ufficiosa, perché il primo treno ufficiale ad aprire il tratto dell’Adriatica da Ortona a Foggia (era già attiva la linea da Ancona ad Ortona), e aprire al pubblico la nuova stazione partì solo l’anno successivo: il 25 aprile 1864. Ci raccontano le G.U. del Regno d’Italia nn. 265 e 266, del 9 e 10 novembre, che dedicarono ampio spazio alla visita, come da Torino partirono due convogli. Su uno viaggiava il Re e la famiglia reale. Sull’altro, che lo precedette fino ad Ortona, dove si fermo’ per far transitare prima il treno di Sua Maestà, viaggiavano tutti gli alti ranghi dell’epoca. Dal Generale La Marmora allo stesso Conte Bastogi (Il quale in verità temeva un po’ quel viaggio perché aveva dovuto ordinare alle maestranze che stavano costruendo la ferrovia nel tratto pugliese, di accelerare i lavori, ché erano parecchio indietro, in vista della visita del Re). 

IL RESOCONTO. In tutte le stazioni il Re e la famiglia reale venivano accolti da bande musicali, personalità civili e religiose, folle festose e Inutile dire che l’inaugurazione e la permanenza a Foggia dei Reali fu, ugualmente, una grande festa ed ebbe una grande risonanza, in tutto il Paese. Vittorio Emanuele II ne fu talmente soddisfatto che, prima di partire, volle donare ben 4000 lire al Sindaco dell’epoca, Felice La Stella. Il Regno d’Italia era nato solo da due anni, ma c’era bisogno di favorire il senso di unità. Anche fisico. Anche migliorando e potenziando i trasporti. Per questo, il Re affidò al conte Pietro Bastogi, presidente della ‘Società per le strade ferrate meridionali’, la costruzione e l’esercizio delle ferrovie nelle province del Sud. Con un’attenzione particolare al litorale adriatico che collegava Pescara a Foggia. L’8 novembre 1863, dunque il primo Re d’Italia si mise dunque in viaggio sul convoglio reale che arrivò a destinazione soltanto alle sette di sera del giorno dopo. Sulla Gazzetta Ufficiale numero 266 del 10 novembre 1863 è riportato il resoconto ufficiale della visita del Re a Foggia: “Sua Maestà – è scritto - è arrivata a Foggia alle ore 7 pomeridiane, dopo un viaggio felicissimo sopra una ferrovia lunga 900 chilometri. Su tutta la linea fu accolta da numerosissima Guardia Nazionale e da popolazione entusiasta. Anche nelle ore più tarde della notte le stazioni erano splendidamente illuminate con immenso concorso”. Poi il cronista rileva che “a Foggia Sua Maestà fu acclamato con entusiasmo indicibile e tutta la stazione addobbata e illuminata gremita di popolo”. Tanta gente ad accogliere il Re, dunque, al punto che “essendo impossibile alla vettura Reale di camminare in causa della folla, S.M. ha dovuto entrare a piedi”. 

LA CONTESTAZIONE. Dopo aver fatto un salto indietro nel tempo di due secoli, ma dovuto per ricordare un grande e importante avvenimento per la nostra Città, torniamo ai nostri anni, per parlare come di consueto di calcio. Correva l’anno 1967 e il Foggia partecipava al campionato di calcio di serie B, al termine del quale si classifico’ al quarto posto, a pari punto con i cugini baresi. Nella rosa dei satanelli di quell’anno figuravano nomi che ancora oggi sono impressi nella storia e nella memoria di tutti i foggiani, tra questi: Moschioni, Bettarini, Rinaldi, Valade’, Nocera, Mioli, Gambino, Micheli e Traspedini. Ho di proposito citato per ultimo Micheli e Traspedini, due bandiere dei rossoneri, perche’ in quell’autunno del 1967, furono al centro di vivaci polemiche e confronti tra tifosi, giornalisti e società. Il Foggia-incedit (come ancora si chiamava) veniva da tre sconfitte consecutive, riportate a cavallo tra ottobre e novembre di quell’anno, rispettivamente con Monza e Padova in casa per 1 a 0 e con il Verona (2 a 0). Specialmente le due consecutive sconfitte in casa lasciarono l’amaro in bocca ai tifosi. E anche tra gli addetti ai lavori inizio’ a serpeggiare un po di nervosismo che sfocio’ in un episodio riportato dalle cronache sportive dei giornli del tempo e nel quale rimase coinvolto nientemeno che il grande portiere Moschioni. Il baffuto portiere foggiano dopo la sconfitta per uno a zero con il Padova, venne additato (benchè ingiustamente, secondo molti cronisti), come il responsabile di quell’insuccesso; al termine della partita un nutrito gruppo di tifosi inizio’ a contestare il portiere il quale penso’ bene, a un certo punto, di scavalcare la recinzione della curva per “regolare” i conti con i tifosi. Il provvidenziale intervento di Gambino, Valade’ e degli Agenti di P.S., raccontano le cronache, evitò il peggio, anche perché in quel settore della curva vi erano già animi esasperati tra i denigratori e i sostenitori di Moschioni. Tornando alla cronaca sportiva e ai due campioni Traspedini e Micheli, il periodo “nero” del Foggia veniva loro addebitato per gran parte, rei di essersi “montati” la testa una volta giunti al Foggia, e voler essere ceduti, nella sessione novembrina del mercato, a società di serie A. Di tal cosa i tifosi accusavano in primis la società, la quale avrebbe assecondato le aspettative dei due calciatori rossoneri che avrebbero percio’ giocato “al risparmio”, preoccupandosi cioe’ solo di evitare infortuni che ne pregiudicassero eventuali trasferimenti. Un articolo in particolare, apparso il 2 novembre sul “Corriere di Foggia”, usci’ con un titolo molto forte: “Rimandiamo a casa Micheli e Traspedini”. Nell’articolo oltre a lamentare i continui errori arbitrali perpetrati ai danni del Foggia, si evidenziava il comportamento, appunto, poco sportivo dei talenti foggiani e, nemmeno tanto velatamente, si dava la colpa alla società che aveva promesso di accettare un eventuale interessamento di club di serie A per i due calciatori. Per la cronaca: Micheli venne effettivamente ceduto a novembre di quello stesso anno, al Mantova, in serie A, da dove poi retrocesse a fine stagione; Traspedini , che fu il capocannoniere dei rossoneri con ben 17 reti, venne ceduto a fine stagione al Verona in serie A.

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload