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Il delitto di Aldo Moro, la “Dallas italiana”: la versione di Marco Damilano

Sabato 15 settembre, ore 18.30, Ubik

Una vicenda cruciale del Novecento italiano illuminata attraverso una prospettiva in grado di intrecciare la storia della Repubblica, il delitto del noto politico e il successivo declino dei valori culturali e politici del Belpaese. Dopo il rinvio dell’incontro di maggio, il direttore del settimanale L'Espresso è riuscito a inserire nella sua agenda un nuovo appuntamento proprio per incontrare i lettori della Ubik di Foggia: sabato 15 settembre, alle ore 18.30, Marco Damilano presenta il suo libro “Un atomo di verità. Aldo Moro e la fine della politica in Italia” (Feltrinelli, 2018). A conversare con l’autore, il direttore artistico della libreria, Michele Trecca.

CARTE INEDITE, LETTERE E RICOSTRUZIONI. "Via Fani è stato il luogo del nostro destino. La Dallas italiana, le nostre Twin Towers. Nel 1978, l’anno di mezzo tra il ‘68 e l’89. Tra il bianco e nero e il colore. Lo spartiacque tra diverse generazioni che cresceranno tra il prima e il dopo: il tutto della politica – gli ideali e il sangue – e il suo nulla”. Una tesi netta che sta segnando il passo del dibattito italiano attorno alla figura di Aldo Moro, nel quarantesimo anniversario della sua morte violenta e nel racconto – analitico, lucidissimo e spiazzante – di uno dei migliori giornalisti italiani, commentatore politico del canale TV La7 dove, tra le varie incursioni, è anche uno dei punti fermi del format “Propaganda Live”. Il giornalista ha analizzato le carte personali di Moro rimaste finora inedite, le foto, i ritagli, gli scambi epistolari con politici, intellettuali, giornalisti, persone comuni. La ricostruzione della sua strategia e della sua umanità, strappata all’immagine di prigioniero delle Brigate rosse e restituita al ruolo politico di chi aveva capito meglio di tutti l’Italia, “il paese dalla passionalità intensa e dalle strutture fragili”, e la debolezza del potere.

IL LIBRO. Il sequestro di Aldo Moro ha segnato la fine della Repubblica dei partiti. Marco Damilano torna su quell’istante, le nove del mattino del 16 marzo 1978, in cui il presidente della Dc fu rapito e gli uomini della sua scorta massacrati. Fu l’inizio di un dramma nazionale e di una lunga rimozione. Un viaggio nella memoria personale e collettiva, nei luoghi, nelle correlazioni con altri protagonisti di quegli anni come Sciascia e Pasolini. Dopo l’assassinio di Moro, il 9 maggio, al termine di 55 giorni di tragedia, sono arrivate la morte di Berlinguer, la dissoluzione della Dc, Tangentopoli e la latitanza di Craxi in Tunisia. Fino all’ultima stagione, con la politica che da orizzonte di senso per milioni di italiani si è fatta narcisismo e nichilismo, cedendo alla paura e alla rabbia. Per questo la voce di Moro parla ancora, come aveva previsto lui stesso: “Io ci sarò come un punto irriducibile di contestazione e alternativa”.

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di Redazione 


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