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Casa Sankara, è polemica. Elena Gentile: “Non ci hanno fatto entrare”. La replica: “Solo un malinteso, nulla da nascondere”

Botta e risposta su Casa Sankara, centro di accoglienza per extracomunitari di San Severo, tra Elena Gentile, Cecile Kienge e Dino Marino che protestano per la poca trasparenza e il vice presidente Mbaye Ndiaye a difendere il lavoro svolto.

LA VERSIONE DELLA GENTILE. Mercoledì l'europarlamentare Elena Gentile era in tour in Capitanata con l'ex-ministra Cecile Kienge e le due esponenti del PD hanno cercato di visitare Casa Sankara, centro di accoglienza San Severo sono ospitati 130 lavoratori extracomunitari in parte provenienti dal Ghetto di Rignano. Ma come denunciato dalla Gentile su facebook all'entrata un addetto non ha consentito alle due donne di entrare. “Perché non ci hanno consentito di parlare con gli ospiti? Si tratta di un centro di accoglienza per lavoratori stagionali o di una struttura per richiedenti asilo? Chiederemo lumi al Presidente Emiliano”.

LA POLEMICA DI MARINO. Sulla questione era intervenuto anche Dino Marino, secondo in quale “il centro è abbandonato a se stesso, inoltre all'interno ci sono anche 40 persone che non hanno diritto di stare in Italia”. L'ex consigliere regionale PD ha anche parlato del fallimento dell'operazione di chiusura del Ghetto di Rignano e del costo di gestione del centro che ammonterebbe a 3 milioni di euro l'anno, oltre a ipotizzare convivenze con la malavita organizzata.

LA RISPOSTA. Stamattina la risposta di Mbaye Ndiaye vice presidente di Casa Sankara: "Non abbiamo nulla da nascondere. Le europarlamentari Cecile Kyenge e Elena Gentile possono visitare l’Arena quando vogliono. Non può essere un malinteso a gettare ombre sul lavoro che stiamo svolgendo con la Regione per eliminare la piaga del caporalato e dello sfruttamento degli immigrati”. Poi, l'ulteriore 'chiarimento': “La mattina del 23 agosto – spiega Mbaye -, ci siamo recati a Nardò in occasione dell’intitolazione del piazzale antistante al villaggio d'accoglienza per lavoratori migranti, realizzato a Masseria Boncuri, alla memoria di Stefano Fumarulo, dirigente regionale alle politiche per le migrazioni e per l'antimafia sociale”. In quella giornata, per una serie di incomprensioni alle europarlamentari non è stato permesso di accedere alla struttura. Una circostanza che secondo i volontari che si occupano della struttura di accoglienza non deve generare strumentalizzazioni.
“Anche io – prosegue Mbaye – ho scritto alla mail dell’On. Kyange per affrontare la questione Caporalato e non ho mai avuto risposta. All’On. Elena Gentile voglio dire che due anni fa, sollecitata ad occuparsi della chiusura del ghetto perché era stata sia assessore ai servizi sociali e sia assessore alla sanità della Regione Puglia, lei affermava che con i bagni e l’acqua al Ghetto le cose erano migliorate. Intanto noi con Stefano, le Istituzioni e le Forze dell’ordine abbiamo smantellato il Ghetto: la Regione non spende più 2 milioni di euro l’anno e i migranti vivono in situazioni più dignitose. In più oggi noi a quella gente offriamo una casa vera non fatta di cartone oltre ad acqua e bagni. Inoltre oltre il 60 % degli immigrati di cui ci occupiamo ci hanno consegnato copia del loro contratto di lavoro. Quindi la strada che stiamo perseguendo, quella indicata da Stefano Fumarulo, è quella giusta anche se noi non percepiamo i 35 euro al giorno per ogni migrante”.

di Redazione 


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