Stampa questa pagina

Fabbrocini lascia Foggia: "Penso sempre alle gemelline, ma che gioia la cattura di Pacilli"

Il bilancio di 3 anni di attività alla Mobile

Alfredo Fabbrocini lascia la squadra mobile di Foggia per approdare al suo nuovo incarico al Servizio Centrale Operativo di Roma, che è un po’ il gotha della polizia investigativa in Italia. Tra un impegno e l’altro Fabbrocini ci ha regalato un breve bilancio della sua esperienza foggiana, nel suo ufficio mentre con una mano riempieva gli scatoloni.
TAPPE IMPORTANTI. “Tra le tante tappe della mia carriera alcune mi hanno formato molto professionalmente ma anche umanamente. Quando sono stato in Calabria ho imparato ad amare la polizia, a Bari ho imparato ad amare l’investigazione mentre a Foggia ho imparato a fare l’investigatore”.
IL BILANCIO DEI TRE ANNI. “Credo che la grossa criminalità abbia subito dei colpi se non mortali sicuramente molto forti in questi tre anni, ne hanno prese talmente tante che in qualche modo la città ha cominciato a respirare. Questo si avverte soprattutto nella cresciuta fiducia che la gente ha nelle istituzioni. È diventato quasi quotidiano ricevere non attestati di stima ma incitamenti da parte della gente, cosa che prima non avveniva quasi mai, ed è una delle cose più belle che mi è capitata in questa città. Foggia mi ha insegnato veramente tanto: sono stati tre anni molto duri, fatti di tanti sacrifici, di difficoltà, di guerre vinte e perse”.
LE NUMEROSE OPERAZIONI. “Sono tante le operazioni portate a termine che sono e rimarranno dei traguardi importanti. Ma quella che ricorderò negli anni è uno dei momenti più tristi della mia vita da investigatore. Non c’era un colpevole da cercare perché si era palesato da solo ma c’era da cercare le vittime che non ho trovato: si tratta del caso delle gemelline svizzere. Tra le grandi operazioni che ci sono state, invece, una delle più importanti è sicuramente la cattura di Giuseppe Pacilli”.
LA COSA PIU’ BELLA CHE PORTERA’ CON SE’. “Ci sono molte cose belle che mi rimarranno di questi tre anni a Foggia, ma una su tutte sono gli applausi che ho ricevuto da una scolaresca di Monte Sant’Angelo quando in un convegno ho parlato di legalità. Il regalo più bello è stata la loro attenzione alle mie parole un po’ anomale, rivolte a una scolaresca abituata a sentire persone più autorevoli parlare di questo genere di problematiche”.
UN RICONOSCIMENTO SPECIALE. “Uno dei riconoscimenti più importanti non è stata una targa ma una poesia che mi fu scritta da un ispettore calabrese alle mie prime esperienze lavorative. In quelle parole semplici c’era tutto l’apprezzamento di una persona che da 40 anni lavorava sulle strade della Calabria. Per un giovane commissario, che non aveva grande esperienza ma solo tanta voglia di fare, le parole commosse di un poliziotto duro sono sicuramente un regalo bellissimo”.
QUALCOSA DA CAMBIARE. “Credo che più che cambiare qualcosa, migliorerei alcuni aspetti riguardanti le piccole scelte quotidiane che ho effettuato nel corso del mio lavoro, probabilmente cercherei di essere più ponderato lì dove sono stato frettoloso e viceversa”.
FELICEMENTE MALINCONICO. “Nel lasciare questa città e tutta la sua provincia sono felicemente malinconico. Nel senso che sono felice di andarmene perché credo sia il momento giusto perché sono stati tre anni irripetibili e che non potrebbero essere migliori se continuassi a lavorare qui, ma sono dispiaciuto perché questi tre anni sono passati troppo in fretta”.
SI RIVEDREBBE IN UNA FICTION O IN UN LIBRO. “Sinceramente sarebbe davvero molto bello potersi rivedere in una fiction o leggersi in un libro ma sarebbe anche molto triste – lo dice ridendo - perché dopo sole due pagine il personaggio sarebbe già esaurito nei contenuti”.

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload