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Per anni bunker di droga, armi e abusivismo abitativo a spese del Comune: Guardia di Finanza sgombera l'ex Distretto militare di Foggia

Sette arresti e sequestro di 360mila euro per tre dirigenti comunali. "Vicenda giudiziaria inquietante e senza precedenti"

Secondo la Procura della Repubblica (che ha disposto lo sgombero, gli arresti e l’operazione di sequestro dei beni condotti dalla Guardia di Finanza, in collaborazione con 80 uomini della Polizia di Stato e altrettanti dell’Arma dei Carabinieri, più unità dei Vigili del Fuoco, Polizia municipale e 118) “siamo di fronte ad una vicenda inquietante, che non ha eguali nella storia giudiziaria degli ultimi decenni e che rivela ancora una volta, in modo più lampante che mai, la sfrontatezza e l’aggressività della criminalità foggiana”.

FORTINO DELLA CRIMINALITA'. Si tratta dell'occupazione dell’intero complesso immobiliare denominato “Caserma Oddone”, già in uso all’Esercito italiano quale ex Distretto militare e dal 2015 passato nella disponibilità del Comune di Foggia per essere adibito a finalità pubblico-istituzionali ad uso diretto dell’Ente (sedi istituzionali e di rappresentanza, uffici, ecc.): l’ex Distretto militare ha dunque incredibilmente subìto negli anni una parziale "riconversione" in luogo di detenzione e spaccio di stupefacenti. Il tutto a spese dei contribuenti: i costi delle utenze di gas, luce, acqua, venivano infatti sostenuti dall'amministrazione comunale, che manteneva da anni a sue spese 24 nuclei familiari di abusivi, per un totale di 76 persone, che avevano trasformato l’ex Distretto militare di Foggia in un vero e proprio fortino dell’illegalità.

"OPERAZIONE RICONQUISTA". Fin dalle prime ore dell’alba, dunque, la Guardia di Finanza del Gruppo Foggia è impegnata con 150 uomini nell’esecuzione, tuttora in corso, di tre provvedimenti emessi dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Foggia e denominati "Operazione Riconquista": l’ ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 7 indagati - dei quali 6 residenti a Foggia ed uno a Cerignola - responsabili, a vario titolo, di spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi e ricettazione; il sequestro preventivo, con conseguente sgombero, dell’intero complesso immobiliare occupato abusivamente; il sequestro della somma di 360.961,56 euro a carico di 3 dirigenti pro-tempore del Comune di Foggia.

LE INDAGINI DELLA GUARDIA DI FINANZA. In particolare, i finanzieri del Gruppo di Foggia, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica e condotta da settembre 2014 a dicembre 2015, hanno accertato che la base logistica di un gruppo criminale dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti, alla ricettazione di prodotti provenienti da furti ai negozianti del capoluogo dauno nonché alla detenzione illegale di armi, era collocata in un luogo insospettabile: proprio nell’ex Distretto militare di Foggia. Tre degli arrestati ed alcuni degli indagati vivono con i propri parenti all’interno dell’ ex Distretto militare di Foggia, diventato luogo di riferimento per l’attività di trasporto, detenzione e confezionamento di sostanza stupefacente, in prevalenza cocaina, ma anche hashish e marijuana.

IL GIRO DI SPACCIO NEL BUNKER DELL'ILLEGALITA'. Il gruppo criminale utilizzava infatti la sede dell’ex Distretto militare per coordinare e organizzare anche materialmente l’attività di spaccio, garantito dall’impenetrabilità delle mura che circondano il luogo e dalla presenza di un alto cancello di chiusura del cui telecomando aveva disponibilità solo chi viveva nell’immobile. Ad acuire l’impenetrabilità del traffico di stupefacenti l’utilizzo di un lessico intriso di metafore ed allusioni comprensibili ai solo interlocutori interessati e l’esistenza di un telefono “dedicato” ai rapporti con fornitori e consumatori, telefono che i correi si scambiavano nello svolgimento dell’attività.
Attraverso una paziente attività di captazione di conversazioni e di servizi di osservazione, la Polizia giudiziaria ha verificato centinaia di episodi di spaccio. La Guardia di Finanza, su delega dell’Autorità giudiziaria, ha inoltre accertato l’abusiva occupazione dell’immobile ad opera della famiglie che attualmente vi abitano.

STORIA DI UN "LECITO" ABUSIVISMO.  Nel mese di novembre dell’anno 1999 infatti , a seguito dello sgombero dell’immobile ex Scivar , ritenuto pericolante, la Caserma sede dell’ex Distretto militare fu ceduta provvisoriamente dal Reparto Infrastrutture di Bari dell’Esercito italiano al Comune di Foggia, per fare fronte alle esigenze abitative urgenti determinate dallo sgombero, con l’imposizione al Comune di un termine perentorio di un anno per la restituzione dell’immobile. Decorso il termine di un anno dalla consegna provvisoria, vista la non ottemperanza della riconsegna dell’immobile da parte del Comune di Foggia, si sviluppava una reiterata corrispondenza con la quale l’Esercito italiano, con cadenza tendenzialmente annuale, sollecitava all’Ente locale la riconsegna dell’immobile.

LE GRAVI INADEMPIENZE DEL COMUNE DI FOGGIA. Il Comune di Foggia non ha mai ottemperato a tali richieste e l’immobile è stato nel tempo occupato oltre che dalle famiglie che ne avevano avuto originario e temporaneo diritto (comunque cessato nel novembre 2000), nel contempo andate quasi tutte via, anche da molte altre che si impossessavano degli spazi interni alla caserma in assenza di qualsivoglia autorizzazione, ancorché temporanea. I successivi accertamenti hanno permesso di verificare che l’ex Distretto militare è occupato, da circa 15 anni , da famiglie che non hanno titolo perché mai avuto o perché scaduto le quali hanno fatto di tale edificio pubblico la propria privata dimora, trasformando i locali, un tempo adibiti ad uffici militari, in abitazioni private e installando un pesante cancello di accesso in ferro alto tre metri dotato di telecomando; molti di questi nuclei familiari hanno redditi propri sufficienti per locare appartamenti ed alcune di queste famiglie sono note per la loro caratura criminale (Prencipe, Ariostini); le utenze civili (acqua, gas e luce ) sono sempre state intestate e pagate dal Comune di Foggia e quindi messe a carico dei cittadini foggiani. Sempre a carico dei cittadini foggiani sono stati i mancati introiti delle imposte e tasse comunali (Tarsu, Tares, Tari) mai richieste dall’amministrazione, mai corrisposte dagli occupanti abusivi .

COSTO SPAVENTOSO PER LA COLLETTIVITA'. Lo spaventoso risultato è che il Comune di Foggia si è fatto carico, dal 2000 ad oggi, di tutte le spese relative alle utenze degli occupanti il Distretto, nonché del costi di vari interventi di ristrutturazione. Il danno erariale determinato dagli indebiti pagamenti e dagli omessi introiti è stato quantificato nella somma totale di circa 972mila euro.

DETERMINE AMMINISTRATIVE "TRUCCATE". Secondo l’ipotesi accusatoria le determine dirigenziali che nel tempo hanno generato l’ingiustificato esborso di tale somma da parte dell’ente comunale sono state artatamente congegnate al fine di ingenerare nell’organo pagatore, e cioè il Servizio economico-finanziario del Comune, la convinzione che gli importi delle utenze e dei vari lavori di ristrutturazione fossero da imputare a consumi degli edifici comunali in genere, importi che invece hanno riguardato i consumi di quei nuclei familiari che occupavano abusivamente i locali dell’ex Distretto e che non sono risultati titolari di contratti di utenza.

IL SEQUESTRO A TRE DIRIGENTI COMUNALI. La Procura della Repubblica, a conclusione delle indagini, oltre all’applicazione delle misure cautelari personali e al sequestro dell’immobile, dunque, ha chiesto ed ottenuto dal Gip presso il Tribunale di Foggia il sequestro preventivo finalizzato alla confisca della somma di 360.961,56 euro a carico di 3 dirigenti pro-tempore del Comune di Foggia responsabili di aver autorizzato, nel tempo, il pagamento ai fornitori, da parte dell’Ente, delle utenze relative al complesso immobiliare occupato. La valutazione relativa alle ulteriori somme indebitamente corrisposte dal Comune di Foggia, poiché riguarda reati ormai prescritti, è stata devoluta alla Procura Regionale della Corte dei Conti cui sono stati trasmessi gli atti .

di Redazione 


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