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Foggia calcio, ecco i motivi del commissariamento: Giannetti avrà ampi poteri e la rappresentanza legale

Il Gip del tribunale di Milano, Giulio Fanales, su richiesta del pm Paolo Storari ha emesso ieri l'ordinanza cautelare con la quale dispone il commissariamento del Foggia calcio ai sensi della legge 231/2001 (legge antiriciclaggio) per un periodo di sei mesi. Nominato commissario giudiziale il commercialista barese Nicola Giannetti a cui vengono affidati ampi poteri di gestione.

I POTERI. Il provvedimento, infatti, attribuisce al commissario Giannetti la rappresentanza legale del Foggia calcio, il potere di compimento degli atti di ordinaria amministrazione senza autorizzazione giudiziale e anche quello degli atti di straordinaria amministrazione previa autorizzazione del giudice. La decisione dei magistrati, dunque, conferma quanto anticipato telefonicamente dal neocommissario a Foggia Città Aperta: “Le operazioni di natura straordinaria non dipendono da me”, tuttavia sfruttando una norma contenuta nella legge 231, estende i suoi poteri anche a tali operazioni subordinandoli ad autorizzazione. Al commissario giudiziale, inoltre, è affidata l'adozione e l'efficace attuazione del modello organizzativo, idoneo a prevenire reati della stessa specie e tutti i compiti correlati alla specifica attività svolta dall'ente. Infine è autorizzato ad avvalersi di un collaboratore previa comunicazione del nominativo al giudice.

I REATI CONTESTATI. Nelle cinquanta pagine dell'ordinanza, viene ripercorsa l'intera vicenda che ha portato all'arresto di Fedele Sannella (LEGGI: L'ARRESTO DI SANNELLA) per il reato di riciclaggio e di Massimo Curci per il reato di autoriciclaggio (LEGGI: L'ARRESTO DI CURCI). Anche il fratello di quest'ultimo, Nicola, per il quale non vi è stata alcuna richiesta di misura cautelare personale, è chiamato in causa in quanto – scrivono i giudici - “le risultanze d'indagine danno ampiamente conto della ricorrenza di gravi indizi di colpevolezza, anche a suo carico, in ordine al delitto di riciclaggio”. Al Foggia calcio – dunque – è contestata la responsabilità amministrativa di tali reati in quanto commessi da soggetti in posizione apicale che rivestivano funzioni di amministrazione, di gestione e controllo della società.
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I MOTIVI. Per giungere a tale decisione i giudici analizzano in primo luogo i flussi finanziari del Foggia calcio definendo significativi gli apporti provenuti dal capitale illecito per un totale di € 378.750 euro rispetto agli squilibri finanziari manifestati nel periodo in cui sono stati commessi i reati. I bilanci 2015 e 2016, infatti, si sono chiusi con perdite per un totale di 3,2 milioni di euro. In secondo luogo, sanzionano il fatto che la società rossonera all'epoca a cui si riferiscono i reati non era dotata di alcun modello gestionale volto alla prevenzione dei reati. Tale modello organizzativo – annotano i giudici – è stato adottato dal consiglio di amministrazione solo nella riunione del 27 giugno 2017 ma esclusivamente motivando tale decisione per la necessità di dotarsi del modello in quanto requisito per l'iscrizione della squadra al campionato di serie B.

IL PERICOLO DI REITERAZIONE. Tale modello è censurato dai magistrati, oltre che sulla tempistica con cui è stato adottato, anche in quanto non ritenuto adatto a evitare il ripetersi degli illeciti. Scrivono nell'ordinanza che il modello “pare viziato da una rilevante sottovalutazione del rischio specificatamente collegato ai reati in questione. Da un lato omette ogni ponderazione del rischio di autoriciclaggio, dall'altro a pag. 123 definisce il rischio in ordine alla possibile commissione di fatti di riciclaggio soltanto 'modesto' ”. A conferma di quanto affermato riportano il recente rapporto dello stesso organismo interno di vigilanza del Foggia, dello scorso 5 febbraio, che ha segnalato “l'assenza di procedure aziendali deputate alla prevenzione del rischio di commissione di fatti di riciclaggio”.

GLI ORGANI AMMINISTRATIVI. Il giudice boccia anche la posizione degli avvocati difensori del Foggia calcio basata sulla sostituzione di tutti gli amministratori indagati. Fedele Sannella e i fratelli Curci, infatti, non compaiono in alcuno dei consigli di amministrazione delle società proprietarie del Foggia, inoltre è stato nominato all'interno del cda del Foggia calcio Francesco Arcuri proprio per il suo curriculum che lo ha visto funzionario di polizia e responsabile dell'ufficio misure prevenzione della questura. Secondo il gip Fanales, tuttavia, la società risulta tuttora gestita da “soggetti strettamente collegati agli autori delle condotte penalmente rilevanti e, a vario titolo, coinvolti dai fatti illeciti”. Contestate le posizioni di Lucio Fares e Roberto Dellisanti. Fares, tuttora presidente del Foggia, ha assistito in una occasione, come riferito da Nicola Curci e confermato in sede di interrogatorio da lui stesso, alla consegna del denaro in contanti. Roberto Dellisanti, attuale amministratore delegato del Foggia e presidente della Esseci srl che controlla la società rossonera al 100%, è stato destinatario di due messaggi whatsapp da parte di Massimo Curci nei quali venivano precisati i versamenti effettuati in maniera regolare e quelli effettuati in nero. Interrogato sul punto, in un primo momento era stato reticente nella risposta non fornendo alcuna spiegazione sui messaggi salvo poi ritrattare nell'interrogatorio dello scorso gennaio. Inoltre resta in campo Franco Sannella quale legale rappresentante della Sannella Holding 2 che a sua volta controlla la Esseci. Anche lui figura nell'appunto sequestrato con l'elenco di calciatori che avrebbero ricevuto il pagamento di stipendi in ero con l'indicazione “Max – Franco – Io”.

LA SCELTA DEL COMMISSARIAMENTO. Al termine di tali argomentazioni il giudice considera “evidente la gravità del deficit organizzativo” del Foggia calcio tale da inficiare la capacità di prevenire i reati. Da qui ritiene adeguata come misura cautelare l'interdizione all'esercizio dell'attività. Tuttavia, tenuto conto del numero di dipendenti (67) attualmente impiegati nella società rossonera e dell'esistenza di un indotto economico creato dall'esercizio dell'attività calcistica che causerebbe problemi alle numerose imprese collegate al Foggia calcio, la scelta ricade sul commissariamento. Il Foggia dunque è nelle mani di Giannetti e del suo eventuale collaboratore. A lui pieni poteri fino al prossimo settembre compresi dunque quelli legati alle operazioni di calciomercato. Con una spada di Damocle su eventuali plusvalenze legate alla compravendita dei calciatori: “Il profitto derivante dalla prosecuzione dell'attività” - dice la legge “viene confiscato”.

di Redazione 


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