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Foggia calcio, quanto rumore fa questo silenzio (stampa)

Dopo la prima sconfitta in campionato, nella piccola e calda sala stampa dello stadio di Pagani, un giornalista locale si lasciò andare a una provocazione: “Ma come, lo scorso anno che avete vinto 4-0, De Zerbi dopo tre minuti stava già a parlare con noi; oggi che avete perso, non si presenta?”. Si lamentava il ritardo del tecnico rossonero e, tra equivoci e incomprensioni, il Foggia stava quasi per lasciare l’impianto senza passare dalla sala stampa. Fu lo stesso De Zerbi a scacciare ogni dubbio, pretendendo di parlare con i giornalisti, per non recitare l’antipatica parte del ‘sentaiolo’.

IL SILENZIO STAMPA. Incidente di percorso chiuso, ma non archiviato. Perché quell’episodio, sotto altre forme, torna ciclicamente a presentarsi in casa rossonera. Quella cultura della sconfitta – o della non vittoria – così difficile da gestire, fino alla decisione assunta stamattina: “Il Foggia Calcio comunica che, a far data dalla presente, i soci, i dirigenti, e l'intera area tecnica, sono in silenzio stampa”.

I TIFOSI. L’auspicio è che abbia lo stesso effetto del ritiro ‘semi-punitivo’ di Sturno. Quella fu l’occasione per ritrovarsi e l’abbraccio collettivo al mister dopo il gol vittoria al Melfi, fu l’emblema di uno spogliatoio unito. Magari anche questo silenzio servirà a ricompattare ulteriormente l’ambiente, ma permetteteci di leggere in questa decisione un brutto segnale. Innanzitutto perché l’ambiente – quello che veramente circonda i rossoneri – non ha ancora dato segnali di intolleranza o protesta: dopo la sconfitta di Benevento l’appello fu quello di riempire lo Zaccheria e la risposta di tagliandi venduti, per una gara di Lega pro di sabato sera, fu apprezzabile. Fischi non se ne sono sentiti, contestazioni non se ne sono viste, il tifo organizzato ha finora manifestato l’appoggio senza se e senza ma. Allora, da chi deve difendersi questa squadra, da qualche commento negativo sui social network?

GESTIONE ‘UMORALE’. Il troppo entusiasmo dopo Bari è stato fatale, l’eccessivo catastrofismo dopo un inizio col freno a mano tirato rischia di fare gli stessi danni. Ma con questa gestione ‘umorale’ delle situazioni e la scelta del silenzio stampa si finisce per ammettere che ‘qualcosa non va’, serve ad alimentare quelle voci e indiscrezioni da bar dello sport (bella vita dei giocatori, scarso impegno, ‘testa montata’, contratti sbagliati, etc etc… ) e anche, come sta già avvenendo, di allenatori in rampa di lancio (Braglia su tutti) pronti a prendere il posto del tecnico rossonero. E allora, a chi giova questo silenzio, se poi le parole scorrono comunque in libertà?

ILLUSIONI E SOFFERENZE. È vero, il momento non è dei più positivi. E allora? Tecnico, capitano e giocatori non si sono mai nascosti. Perché devono farlo stavolta? Perché non possono presentarsi davanti a microfoni, telecamere e taccuini a spiegare questo avvio di stagione? Del resto, chiudersi a riccio verso l’ambiente non è mai servito a nulla, soprattutto se l’ambiente non si è mai rivelato ostile. Come recita un celebre striscione - dannatamente attuale e diventato quasi una persecuzione per i foggiani -, “Meglio soffrire per poi gioire, che illudersi per poi morire”. Chi si era illuso, si è già svegliato. Tutti gli altri adorano soffrire…

di Redazione 


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