Stampa questa pagina

I dieci anni degli Avvocati di strada: "Portavoce di chi ha perso i diritti" L'INTERVISTA

Da poco lo sportello foggiano degli Avvocati di strada ha festeggiato i suoi dieci anni di attività al servizio dei senza fissa dimora e dei senza diritti, mettendo a diposizione la propria professionalità, in modo totalmente gratuito. Un servizio prezioso che nel corso del tempo ha aiutato cittadini italiani e stranieri nel risolvere problemi legali, ma soprattutto ad offrire ascolto e supporto in situazioni delicate. Abbiamo rivolto alcune domande all’avvocato Claudio de Martino, - dottore di ricerca dal 2012 in Diritto del lavoro – da quattro anni impegnato nell’assistenza legale di strada. 
Da quanto tempo presta servizio come avvocato di strada? 
Ho visto nascere lo sportello nel 2005 facendo volontariato con i Fratelli della Stazione, che è l'associazione che ospita lo sportello foggiano. Ma il mio impegno è diventato continuativo a partire dal 2011, cioè quando ho conseguito il titolo di avvocato.
Cosa la spinge a lavorare per lo studio legale più grande d’Italia?
Avvocato di strada mi dà la possibilità di mettere a disposizione dei più poveri, di persone che hanno perso tutto, italiani o stranieri, la professionalità acquisita negli anni di studio e di lavoro. E mi consente di farlo con una rete di professionisti che, in tutta Italia, dedicano una parte della propria professionalità ai poveri, in maniera del tutto gratuita.
Qual è il tipo di assistenza legale più richiesta?
La maggioranza dei nostri assistiti è composta cittadini stranieri: le loro esigenze sono soprattutto legate al regolare soggiorno in Italia, ma tantissimi sono i casi di sfruttamento lavorativo, soprattutto in agricoltura, e di diritti negati a causa della mancanza del requisito della residenza. Pochi i casi di diritto penale, e nella stragrande maggioranza dei casi, a differenza di quanto si possa pensare, i nostri utenti sono le persone offese del reato.
Nei limiti della privacy dei suoi clienti, nella sua esperienza qual è stato il caso più controverso al quale ha prestato assistenza legale?
Lo chiamerò C. C. si presentò allo sportello del tutto ubriaco reclamando un credito verso un datore di lavoro. Effettivamente aveva lavorato a nero senza essere pagato come tanti, ed in conseguenza della sua richiesta di essere retribuito, era stato sfrattato dal datore di lavoro che lo ospitava in un casolare di sua proprietà e aveva iniziato a bere e ad essere violento. Dopo aver conseguito quello che gli spettava, anche grazie all'intervento della Direzione Territoriale del Lavoro, C. è uscito dalla strada, ed oggi è tornato definitivamente nel suo Paese.
Guardando alle leggi dell’immigrazione – e più in generale di welfare – dalla parte dei deboli, quali sono i gap in cui lei si imbatte più spesso?
È a mio giudizio indiscutibile che l'attuale formulazione del Testo Unico sull'Immigrazione contribuisca, di fatto, alla situazione di irregolarità dei migranti, predisponendo, così, le condizioni per lo sfruttamento lavorativo. Ma l'ordinamento si mostra particolarmente crudele anche nei confronti dei senza dimora italiani: senza la residenza, non si può accedere a una serie di diritti, tra cui l'assistenza sanitaria continuativa, le prestazioni previdenziali, il diritto di voto.
Gli ‘Avvocati di strada’ hanno festeggiato da poco i primi dieci anni di attività al servizio delle povertà. Un suo bilancio dell’attività sul territorio: punti di forza e di debolezza.
In questi anni siamo cresciuti molto, ed oggi siamo un bel gruppo di giovani professionisti che ha rapporti con tutte le realtà che operano per i senza dimora in città. Non sempre, però, le Istituzioni recepiscono le istanze che presentiamo in tutela dei senza dimora, ma il nostro lavoro è proprio quello di farci portavoce di chi ha perso dei diritti, affinché li possa riacquistare, anche se questo significa attirarci qualche antipatia.
Quali sono i requisiti e i doveri di chi entra a far parte della squadra dei legali di strada?
Anzitutto massima professionalità. I poveri hanno diritto di essere assistiti da professionisti preparati. Ma anche capacità di ascolto, perché in tanti si rivolgono da noi più per parlare che per ricevere un aiuto legale; oltre a sapersi mettere nei panni dell'altro. Chi si lamenta dei clochard perché puzzano, insomma, non fa per noi...

Valeria Pacilli

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload