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Summit mafioso a casa di Sinesi prima dell'omicidio di Tizzano: quattro arresti

Quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse dalla Procura della Repubblica di Bari – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di altrettanti soggetti esponenti del clan Sinesi-Francavilla, accusati a vario titolo del coinvolgimento nell'omicidio di Roberto Tizzano e del tentato omicidio di Roberto Bruno, avvenuti il 29 ottobre 2016 all'interno del bar H24 di via San Severo a Foggia.

GLI ARRESTATI. Si tratta di Francesco Sinesi, figlio del boss Roberto, e di suo cugino Cosimo Damiano Sinesi, arrestati per concorso in omicidio; di Sergio Ragno, classe '77 e del 64enne, Gaetano Piserchia, questi ultimi accusati di favoreggiamento aggravato dal metodo mafioso. I quattro, il giorno dell'omicidio, hanno partecipato a un vero e proprio summit mafioso a casa di Francesco Sinesi che abita a meno di 300 metri in linea d'aria dal luogo dell'agguato. All'incontro partecipò Patrizio Villani, ritenuto esecutore materiale dell'omicidio insieme ad un'altra persona rimasta ancora ignota e per questo già arrestato nello scorso gennaio.

LE RIPRESE VIDEO. L'incontro è stato immortalato dalle videocamere piazzate dalle forze dell'ordine nei pressi dell'abitazione di Francesco Sinesi in viale Candelaro. Dalla visione delle immagini, proprio nei minuti antecedenti l'omicidio di Tizzano si notano uscire di casa i cugini Sinesi seguiti di corsa da Patrizio Villani. Non è invece chiaro il ruolo svolto da Sergio Ragno e Gaetano Piserchia, in ogni caso arrestati per favoreggiamento, in quanto - interrogati - hanno reso dichiarazioni contraddittorie in merito alla partecipazione al summit, negando di aver incontrato Francesco Sinesi.

IL MOVENTE. Gli inquirenti individuano il movente del fatto di sangue in una ritorsione dei Sinesi nei confronti dei rivali del clan Moretti-Lanza-Pellegrino, ritenuti responsabili del ferimento del boss Roberto, avvenuto circa un mese prima quando si trovava a bordo di un auto insieme al suo nipotino. Le vittime Roberto Tizzano e Roberto Bruno, infatti, sono entrambi legati da rapporti di parentela con Vito Lanza, Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i cugini Francesco e Cosimo Damiano Sinesi hanno materialmente indicato a Villani le persone da colpire. Dalle riprese si notano i cugini, infatti, scendere di casa quindici minuti prima dell'agguato e farvi rientro una ventina di minuti dopo. Proprio a partire dal ferimento del boss Sinesi, peraltro, su disposizione della DDA di Bari erano state posizionate telecamere nei pressi dell'abitazione del figlio Francesco.

LE INTERCETTAZIONI. Emergono inoltre altri particolari sull'arresto di Patrizio Villani che ha confessato l'omicidio. Villani era stato oggetto lo scorso 22 dicembre di una perquisizione domiciliare durante la quale erano state rinvenute nell'abitazione droga e armi. In tale occasione erano state installate microspie rivelatesi utili alle indagini. Altre intercettazioni sono state disposte all'interno dell'obitorio dove fu posta la salma di Tizzano e all'interno dell'ospedale dove fu ricoverato Bruno. Di tutte le intercettazioni ambientali il passo ritenuto più illuminante dalla Procura è quello in cui, commentando con una donna il fatto che gli investigatori gli avevano posto delle precise domande su come aveva trascorso la giornata del 29 ottobre scorso e dei suoi rapporti con Francesco Sinesi si mostra sicuro di non poter essere scoperto: “Non sanno che ho sparato io – si sente – di prove non ne tengono. È impossibile che ci hanno ripreso a casa di Francesco, è impossibile”. Una convinzione rivelatasi errata. L'analisi dei tabulati telefonici effettuata dal Nucleo investigativo dei Carabinieri ha inoltre dato un ulteriore riscontro ai movimenti di Villani. Il suo telefono agganciò la cella di Foggia nella mattina del 29 ottobre per poi restare spento fino al pomeriggio quando risultò presente nei pressi di Apricena, proprio nel luogo in cui fu ritrovata bruciata l'auto, una Lancia Delta rubata, che è stata utilizzata per l'omicidio.

LE DICHIARAZIONI. I provvedimenti odierni, giungono al termine di un lavoro congiunto della squadra mobile di Foggia – Sezione Criminalità Organizzata e del Nucleo Investigativo dei Carabinieri coordinati dalla Dda di Bari. Una collaborazione che ha voluto evidenziare il procuratore della Repubblica di Bari, Giuseppe Volpe: “L'operazione è frutto di un lavoro qualificatissimo di Polizia di Stato e Carabinieri il cui contributo è stato qualificante per corroborare l'ipotesi investigativa. Voglio sottolineare che la Direzione Distrettuale Antimafia ha in corso numerose indagini sul territorio di Foggia e che è alta l'attenzione nei confronti della criminalità foggiana”.

di Redazione 


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