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Il mistero delle persone scomparse, da Alessandro Ciavarella a Tommaso Mangini

L’ultimo caso è quello di Tommaso Mangini, il 34enne ristoratore di Manfredonia di cui si erano perse le tracce per alcuni giorni creando forte preoccupazione fra familiari ed amici. Per fortuna, Mangini è stato ritrovato nel giro di poco tempo, anche grazie al ‘Piano ricerche’, la procedura interforze attivata nei casi di persone scomparse. Ma non sempre le ricerche vanno a buon fine. Sono già trascorsi nove anni, infatti, dall’improvvisa sparizione di Alessandro Ciavarella, 16 anni, che la mattina dell’11 gennaio 2009 uscì di casa per incontrare alcuni amici, ma non arrivò mai all’appuntamento. Ed a poco sono servite le denunce della famiglia, gli appelli lanciati dalla madre, le fiaccolate, gli incontri pubblici, le interviste in tv – anche nazionali - le ricerche con georadar e l’utilizzo dei cani dal fiuto molecolare. Del giovane Alessandro non si sono mai più avute notizie. E’ scomparso nel nulla e senza che la famiglia abbia capito il come e, soprattutto, il perché. 

I DATI DELLA PUGLIA. Quelle delle persone scomparse, dunque, è un triste fenomeno in crescita. Anche in Puglia. Dal primo gennaio 1974 al 31 dicembre 2017 sono 3.932 le persone italiane e stranieri, adulte e minori, scomparse nella nostra regione. In Italia, invece, sono 52.990: 9.380 sono italiani e 43.610 stranieri. È quanto emerge dalla XVIII relazione semestrale presentata in questi giorni a Roma dal ministero dell’Interno, che mostra come il dato continui a crescere anche a causa dell’arrivo di migranti nel nostro Paese, in particolare dei minori stranieri non accompagnati di cui si perdono facilmente le tracce. Eppure, di sforzi per prevenire e contenere il fenomeno in questi anni ne sono stati fatti. Basti ricordare l’emanazione, nel novembre del 2012, della Legge 203, che consolida i Piani Provinciali delle Prefetture, grazie ai quali sono state rintracciate il 70% delle persone scomparse. 

TELEVISONE E ASSOCIAZIONI. Non solo. Tra le buone pratiche anche a livello internazionale c’è il Registro nazionale dei cadaveri non identificati (RI.SC). Il sistema, al quale si è ispirato anche il Messico, permette un confronto incrociato tra schede ante mortem, compilate dalle Forze dell’ordine sulla base della denuncia di scomparsa e quelle post mortem, redatte dai consulenti tecnici e medici legali che effettuano l’autopsia sui corpi rinvenuti. Inoltre, nel 2016 è nato il protocollo con il ministero della Salute e con il ministero del Lavoro per prevenire il problema della scomparsa delle persone over 65, spesso malate di Alzheimer, attraverso la sperimentazione di strumenti di localizzazione satellitare. Dalla trasmissione televisiva ‘Chi l’ha visto?’ alle associazioni a sostegno dei familiari delle persone scomparse, passando per la formazione continua degli operatori delle Forze dell’ordine, di fondamentale importanza per favorire il ritrovamento è attivarsi nelle prime ore dalla denuncia di scomparsa. Ma c’è ancora molto da fare e sicuramente in alcuni casi, come quello di Alessandro Ciavarella, è determinate anche il contributo della gente, della comunità, chiamata a parlare e raccontare ciò che sa o che ha visto anziché chiudersi nel silenzio e nell’omertà. 
E.B.

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