Stampa questa pagina

Muti: “Cosa sono i grandi eventi? Vestiti eleganti, auto blu e pubblico vero fuori?”

La "stoccata" del Maestro sul significato del teatro

Non avrà di certo rovinato la festa dell'Amministrazione in primis e dei foggiani dopo, ma la stoccata del Maestro Riccardo Muti, a metà concerto, non è di certo passata in secondo piano. Difficile non cogliere, nelle sue parole, un riferimento alle polemiche che hanno anticipato quest'attesissima prima del Teatro Giordano di Foggia. Nel mirino, quei 161 posti riservati alle cosiddette autorità istituzionali (diminuiti di 40 per “gentile” concessione di alcuni, e contenenti, va detto, anche 20 posti per il “seguito” dello stesso Maestro Muti). 
 
IL PUBBLICO VERO CHE RIMANE FUORI. Prima della Sinfonia n. 4 in do minore “Tragica” del compositore Franz Schubert, Muti si volta e, impugnato il microfono, si lascia andare in una digressione sul tema, provando a ricordare al pubblico di Foggia (fatalmente disabituato da nove anni di mediocrità politica) cosa sia, di fatto, il teatro. “La musica non è mettere dei pifferi in bocca ai bambini”: la prima parte del discorso verte sull'educazione musicale e sull'insegnamento della stessa nelle scuole italiane. Subito dopo però, Muti contestualizza le sue parole, rivolgendosi alla platea foggiana: “Anche la riapertura di questo teatro deve essere un luogo d'incontro, com'è scritto nel programma, non deve essere un luogo di eventi, e c'è scritto anche questo... I 'Grandi Eventi', che sono i 'Grandi Eventi'? - ad interrompere il Maestro, proprio in questo punto, l'applauso del pubblico (COME NEL VIDEO) – I 'Grandi Eventi' sono la possibilità di mettersi eleganti, di avere le auto blu parcheggiate, con duecento vigilanti...e con il pubblico vero che rimane fuori?”. 
 
L'INVITO A NON APPLAUDIRE. È ancora un applauso a chiosare queste ultime parole (e chissà se a battere le mani ci sono quegli stessi privilegiati, ignari o forse ancora convinti del proprio diritto di conservare un posto migliore per sé e per il proprio partner). Nella seconda parte del suo discorso infine, dopo aver sottolineato la “raffinatezza e aristocrazia” della musica di Umberto Giordano (ridimensionando, peraltro, “La Fedora”, sua opera più nota), senza dimenticare quegli altri interpreti pugliesi altrettanto (e più) valorosi che hanno fatto grande, musicalmente parlando, il Regno di Napoli, Muti assesta l'ultimo colpetto a quel pubblico poco abituato che a tutti i costi ha voluto partecipare al “Grande Evento”. “Dimenticavo – aggiunge, prima della seconda parte del concerto – la sinfonia di Schubert che suoneremo ora, ha quattro movimenti”. L'invito, in sintesi, è a non applaudire quando l'orchestra sospende l'esecuzione, così come accaduto nel corso della prima parte del concerto e in ben due occasioni (la seconda zittita da una parte di pubblico più avvezza a questo tipo di spettacolo). Sembrerà difficile da credere, ma nella musica classica, anche la pausa, è musica.
Non avrà di certo rovinato la festa dell'Amministrazione in primis e dei foggiani dopo, ma la stoccata del Maestro Riccardo Muti, a metà concerto, non è di certo passata in secondo piano. Difficile non cogliere, nelle sue parole, un riferimento alle polemiche che hanno anticipato quest'attesissima prima del Teatro Giordano di Foggia. Nel mirino, quei 161 posti riservati alle cosiddette autorità istituzionali (diminuiti di 40 per “gentile” concessione di alcuni, e contenenti, va detto, anche 20 posti per il “seguito” dello stesso Maestro Muti). 
 

IL PUBBLICO VERO CHE RIMANE FUORI. Prima della Sinfonia n. 4 in do minore “Tragica” del compositore Franz Schubert, Muti si volta e, impugnato il microfono, si lascia andare in una digressione sul tema, provando a ricordare al pubblico di Foggia (fatalmente disabituato da nove anni di mediocrità politica) cosa sia, di fatto, il teatro. “La musica non è mettere dei pifferi in bocca ai bambini”: la prima parte del discorso verte sull'educazione musicale e sull'insegnamento della stessa nelle scuole italiane. Subito dopo però, Muti contestualizza le sue parole, rivolgendosi alla platea foggiana: “Anche la riapertura di questo teatro deve essere un luogo d'incontro, com'è scritto nel programma, non deve essere un luogo di eventi, e c'è scritto anche questo... I 'Grandi Eventi', che sono i 'Grandi Eventi'? - ad interrompere il Maestro, proprio in questo punto, l'applauso del pubblico (COME NEL VIDEO) – I 'Grandi Eventi' sono la possibilità di mettersi eleganti, di avere le auto blu parcheggiate, con duecento vigilanti...e con il pubblico vero che rimane fuori?”.
L'INVITO A NON APPLAUDIRE. È ancora un applauso a chiosare queste ultime parole (e chissà se a battere le mani ci sono quegli stessi privilegiati, ignari o forse ancora convinti del proprio diritto di conservare un posto migliore per sé e per il proprio partner). Nella seconda parte del suo discorso infine, dopo aver sottolineato la “raffinatezza e aristocrazia” della musica di Umberto Giordano (ridimensionando, peraltro, “La Fedora”, sua opera più nota), senza dimenticare quegli altri interpreti pugliesi altrettanto (e più) valorosi che hanno fatto grande, musicalmente parlando, il Regno di Napoli, Muti assesta l'ultimo colpetto a quel pubblico poco abituato che a tutti i costi ha voluto partecipare al “Grande Evento”. “Dimenticavo – aggiunge, prima della seconda parte del concerto – la sinfonia di Schubert che suoneremo ora, ha quattro movimenti”. L'invito, in sintesi, è a non applaudire quando l'orchestra sospende l'esecuzione, così come accaduto nel corso della prima parte del concerto e in ben due occasioni (la seconda zittita da una parte di pubblico più avvezza a questo tipo di spettacolo). Sembrerà difficile da credere, ma nella musica classica, anche la pausa, è musica.

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload