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Noè non ti crucciare

La Piccola Compagnia Impertinente presenta il suo peccaminoso eroe biblico

Dopo la pausa natalizia, il 26 dicembre è tornato sulla scena del Piccolo Teatro Impertinente lo spettacolo “L’ansia di Noè”, scritto da Enrico Cibelli e interpretato da Pierluigi Bevilacqua. La Compagnia di via Castiglione ha presentato orgogliosa lo spettacolo di punta della sua terza stagione teatrale in replica fino a domani 30 dicembre alle ore 21.00.
UNA CROCIERA DISORGANIZZATA. Oggi è il compleanno di Noè, e la pioggia continua a bagnare ogni cosa. Non vi è tregua, né uno spiraglio di luce e il mondo è sommerso dalle acque popolate di squali che, gradassi, fanno man bassa degli ultimi superstiti. “Nessuno deve sopravvivere”, erano questi gli ordini. Tutti sembrano essersi rifiutati di piegarsi al disegno divino e, tra i lampi e i tuoni, Noè confessa tutto il suo malessere: come può Dio permettere tutto ciò? Il suo progetto non poteva funzionare perché la legge del più forte avrebbe avuto la meglio. D’altronde, come poteva la gazzella coricarsi accanto al leone e sperare di svegliarsi tutta intera l’indomani? Un’arca per quanto grande rimane pur sempre una barca. E Noè per quanto volenteroso rimane un umile contadino al timone dell’arca della salvezza. La solitudine incombe su di lui come la morte incombe su tutto ciò che lo circonda e nella mente risuonano ancora le ultime parole della moglie ribelle: “Vigliacco, muori con i tuoi figli. Basta con i prescelti, con le scelte, con le preferenze”.
TRA COMICITA' E DRAMMA. Se vi aspettate di vedere un Noè spensierato, sereno, nonostante i giorni di pioggia incessante sembrino essere diventati una routine, allora resterete davvero stupiti. “L’ansia di Noè” mette in scena il dramma interiore di un uomo in carne ed ossa. Svestiti i panni del salvatore e umile servitore, Noè non è semplicemente adirato con il suo Dio, è incavolato nero. Il testo di Enrico Cibelli è spregiudicato, rivoluzionario e controcorrente, e illumina di una luce fosca il personaggio più obbediente dei racconti biblici. Il diluvio è il capriccio di un Dio troppo lontano e severo, e Noè è semplicemente uno stanco esecutore della sua volontà. Tra momenti di autentica comicità si fanno spazio prepotentemente climax di dramma puro, ed è qui che Noè “si fa uomo”, nello straziante ricordo della perduta moglie: “Io voglio Naamah indietro, voglio che mi rimproveri perché ho bevuto, voglio che mi maledica e mi perdoni. Che mi perdoni e mi baci”.

di Redazione 


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