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Grande quanto 200 campi di calcio, a Troia la Iren acquista il più grande parco fotovoltaico d'Italia

La società dei Comuni del nord subentra ai danesi della European Energy

Il più grande parco fotovoltaico d’Italia si trova sul territorio comunale di Troia, a poco più di dieci chilometri da Foggia, costruito a tempo di record durante la pandemia da Covid. L’impianto è ora pronto a diventare di proprietà del colosso italiano dell’energia “Iren spa”, nell’ambito di un’operazione di acquisto del valore complessivo di 166milioni di euro dai danesi dell’European Energy.

L’IMPIANTO DA RECORD. L’annuncio arriva proprio dalla Iren spa, società nata dalla fusione di diverse municipalizzate dei Comuni del nord Italia e divenuta negli anni una società multimilionaria quotata in Borsa. La società è pronta ad acquisire le quote della Puglia Holding, a sua volta controllata dalla European Energy. Il cosiddetto closing avverrà entro la fine del primo trimestre 2022. La Iren subentrerà nella proprietà di un impianto da record. Si tratta del più grande d’Italia e 17esimo a livello mondiale. È composto da 275mila pannelli di tecnologia avanzata, capaci di una potenza di 103 MegaWatt in grado di produrre 150 GigaWattora di elettricità rinnovabile l’anno. In pratica, quanto basta per soddisfare la richiesta di una città di 200mila abitanti costituita da 50mila abitazioni. La sua realizzazione è partita nel 2019 e, soltanto un anno dopo l’avvio dei lavori, in piena pandemia nel giugno 2020, ha completato con successo tutti i test di performance riguardanti sicurezza, affidabilità ed efficienza energetica e ha ottenuto l’allacciamento alla rete elettrica.

IL CONSUMO DI SUOLO. Il passaggio di proprietà riaccende i riflettori su una vera e propria fattoria solare la cui realizzazione è passata in sordina. L’eterno dilemma tra la necessità di una transizione energetica verso le rinnovabili e il consumo di suolo assume in Capitanata il picco delle contraddizioni. Chi ha realizzato l’impianto afferma con orgoglio che consentirà di risparmiare l’emissione di 80mila tonnellate di anidride carbonica. L’ex direttore del Parco Nazionale della Murgia, Fabio Modesti, tuttavia, fa notare “che la stessa quantità di Co2 potrebbe essere assorbita da meno di 2mila ettari di bosco maturo che, in più, producono una quantità enorme di servizi ecosistemici tra cui quello paesaggistico”. Insomma, via libera all’energia pulita ma attenzione al rischio di un eccessivo consumo di suolo e danni al paesaggio. In effetti, nelle zone dove è presente l’impianto, in località San Vincenzo e Montevergine, 150 ettari pari a 200 campi di calcio su cui vi erano colture estensive sono ora occupati da specchi fissi. Un dato che ha fatto schizzare nell'ultimo rapporto Ispra, il Comune di Troia al secondo posto a livello nazionale, dopo Roma, per consumo in ettari di suolo.

I CAPITALI. C’è poi la questione dei soldi. L’operazione è stata finanziata da Unicredit e dalla francese Nataxis per quasi 100milioni di euro. Capitali che ora faranno la fortuna della Iren spa nel cui azionariato vi sono i Comuni di Genova (24,85%), Torino (18,2%), Reggio Emilia (8,45%), Parma (4,15%) oltre a tante altre municipalità settentrionali. A ben guardare, la solita storia. Il terreno ce lo mette il sud e in particolare la Capitanata, i capitali arricchiscono il nord. Tutto è avvenuto nel silenzio generale. E se è vero che occorre superare la sindrome di Nimby, acronimo di Not in my back yard (non sul retro del mio cortile), con il quale si criticano le eccessive proteste per la realizzazione di impianti comunque basati su fonti rinnovabili, probabilmente è arrivato il momento di un salto culturale: considerare un ‘valore’ ulteriore un territorio adatto alla produzione di energia pulita sia da fonte solare che da fonte eolica. E cominciare a ragionare sui modi migliori per realizzare impianti sostenibili che, possibilmente, costituiscano anche fonte di ricchezza per il territorio.

di Michele Gramazio


 COMMENTI
  • tommaso

    18/01/2022 ore 07:19:48

    Nessuno ha pensato di realizzare il parco solare rialzato dal suolo in modo da sfruttare la terra per l'agricoltura?
  • Sandro

    18/01/2022 ore 23:43:21

    Si chiama agrovoltaico (https://ecquologia.com/agro-fotovoltaico-presentate-le-linee-guida), potrebbe risolvere solo alcuni dei problemi degli impianti a terra, il PNRR ne prevede il finanziamento per 1,1 Mld € (https://www.vpsolar.com/il-fotovoltaico-nellagricoltura-agrovoltaico-finanziato-nel-pnrr/).
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