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Pattie Boyd e i suoi due mariti: scatti che raccontano George, Eric e la scena rock anni '60 e '70

Le fotografie della musa di Harrison e Clapton

“Allora che fai? Vai via con lui o torni a casa con me?”. George Harrison a Pattie Boyd, davanti a Eric Clapton. È il 1970, ad un party. Eric e Pattie sono più o meno segretamente innamorati ma Pattie è la moglie del Beatle, e i due chitarristi sono amici intimi. Pattie torna a casa con George. Quattro anni dopo sposa Eric. 

GEORGE ED ERIC. Storie di ordinaria follia rock, immortalate – per quanto possibile – negli scatti dell'allora musa ispiratrice di due dei più grandi musicisti del secolo scorso, oggi affermata fotografa e protagonista dell'incontro d'apertura del Medimex foggiano, con l'inaugurazione della mostra “Pattie Boyd and The Beatles” di sabato 6 aprile, in anteprima nazionale a Palazzo Dogana. Presente, naturalmente, la stessa Pattie, intervistata per l'occasione dal noto giornalista Ernesto Assante e chiamata a raccontare sia dei suoi 45 pezzi – in mostra fino al 5 maggio – e sia della sua vita al fianco dei due mariti, George Harrison prima ed Eric Clapton poi. 

“NEL POSTO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO”. “Non mi rendevo conto di vivere un'epoca del genere – ha spiegato Patricia durante l'incontro, davanti ai tantissimi che hanno affollato Palazzo Dogana – mi sono trovata nel posto giusto e nel tempo giusto, sono stata molto fortunata”. Il riferimento è alla Pattie diciannovenne che compare sul set del film “A Hard Day's Night”, con protagonisti i quattro ragazzi di Liverpool, all'epoca già amatissimi in tutto il mondo: una piccola parte, la sua, ma quanto basta per incantare Harrison che, nel '66, due anni dopo l'incontro, chiederà la sua mano. Anni furenti di politica, arte, ribellione e sperimentazioni di ogni tipo, come quando la giovanissima Pattie provò per la prima volta l'acido lisergico – LSD – trovandoselo diluito in un caffè, dopo una cena a casa del dentista personale di George: “Stavamo per andare via, siamo rimasti in quella casa per altre otto ore”. 

SOMETHING E LEYLA. Ma sono anni di musica, soprattutto, e che musica – la migliore del secolo. A confermarlo, i due pezzi scritti per la statuaria Pattie da parte di George ed Eric, rispettivamente “Something”e “Leyla” - non proprio due canzonette, insomma. Nella prima, l'allora modella britannica è presente sia come musa ispiratrice e sia fisicamente, in quanto protagonista, insieme con le altre “beatle”, del videoclip ufficiale del brano, dove il barbuto Harrison si prende la scena in uno dei non frequentissimi spazi creativi “concessi” dal duo creativo Lennon-McCarthy. Nella seconda, è la donna “in codice” evocata dall'allora tormentato Eric Clapton che, in un'occasione pubblica, suonerà e canterà quella canzone guardandola per tutto il tempo e dichiarandole così, davanti all'amico George, tutto il suo amore. 
Spazio elettorale autogestito/ De Sabato

COGLIERE L'ATTIMO. Due storie – e due matrimoni – che, insieme, contano circa venticinque anni di vita praticamente vissuti al centro della scena rock e pop mondiale e che, una volta terminati, hanno schiuso alla Boyd le porte della fotografia. “Mi sono avvicinata alle foto quando facevo la modella - ha raccontato ad Assante – poiché il mio ex fidanzato, che poi avrei lasciato per George, era un fotografo... Successivamente, ho preso lezioni dai fotografi per cui posavo: il modo in cui la luce colpisce qualcosa o qualcuno mi ha sempre affascinato, così come l'idea di cogliere l'attimo. Tuttavia – ha chiarito – è solo alla fine del matrimonio con Eric che ho deciso di intraprendere questa carriera: la fotografia mi ha dato fiducia”. 

L'INDIA E IL WHITE ALBUM. Una parte importante della mostra esposta a Foggia, in anteprima nazionale, è dedicata al viaggio in India compiuto dai Beatles, durante la svolta spirituale al seguito del Maharishi Mahesh Yogi, nel 1968. “Quel viaggio – ha raccontato Pattie – ha ispirato tanto George e gli altri, molti dei brani composti in quelle settimane sono poi finiti nel White Album”. Gli scatti raccontano momenti di distensione e quotidianità, quasi tutti in esterna, talora in compagnia del santone indiano, spesso anche con la stessa fotografa al centro della scena, fissata nella storia della grande band in tutta la sua bellezza delicata, statuaria, magnetica. 
Banner/ Fondazione Buon Samaritano

VIDEO MAPPING FINALE. Ad aggiungere fascino a questo primo evento del Medimex – a proposito, grande idea portarlo anche da queste parti – la proiezione in video mapping 3D che, al termine dell'incontro con la Boyd, ha letteralmente trasformato l'edificio di Palazzo Dogana. Cinque minuti – a loop – di Beatles da ascoltare e da guardare, con un medley dei più grandi successi esaltato dalle coloratissime immagini che hanno stravolto in senso psichedelico la facciata dell'edificio, tutte ispirate alle copertine degli album, ai videoclip, ai testi e ai volti degli immortali Fab Four.
(Alessandro Galano)

di Redazione 


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