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Tangenti al Comune, anche Massimo Laccetti chiama in causa Zammarano

Intanto il funzionario Corvino ritorna al suo posto

Nessuna violenza o minaccia per costringere Zammarano a versare la tangente da 90mila euro per ottenere in cambio la locazione dell'immobile di piazza Padre Pio, tutt'al più l'accettazione di un'offerta arrivata direttamente dall'imprenditore. In sintesi: si tratta al massimo di corruzione e non di concussione.
LA DIFESA DI MASSIMO LACCETTI. La strategia difensiva dell'ex consigliere comunale Massimo Laccetti non si discosterà molto da quella di Fernando Biagini, dirigente del Comune di Foggia all'epoca dei fatti, coinvolto insieme a lui e all'imprenditore Adriano Bruno nell'inchiesta della squadra mobile, che ha portato alle ordinanze di arresto nei loro confronti con l'accusa di concussione e tentata concussione. Ad anticiparlo, in attesa della prima udienza del rito abbreviato fissata al prossimo 3 ottobre, è l'avvocato difensore di Laccetti, Michele Curtotti, che tuttavia resta convinto di poter dimostrare l'innocenza del suo assistito. "Anche durante i riti abbreviati - afferma l'avvocato - sono stati diversi i casi in cui è caduto completamente l'impianto dell'accusa”.
IL PASSAGGIO DI DANARO. Una cosa, ad ogni modo, non sembra essere in discussione. Il passaggio di denaro da Zammarano in favore di Biagini e Laccetti è avvenuto. Così come c'è stato il pagamento degli imprenditori Insalata, Rana e Normanno coinvolti negli altri episodi contestati nell'ordinanza-bis (LEGGI). Del resto, come ammette Curtotti “le intercettazioni ambientali e telefoniche disposte dalla procura tra ottobre e marzo scorso lasciano spazio a pochi dubbi. C'è spazio, tuttavia, - continua l'avvocato - per contestare tutti gli altri elementi che configurano il reato di concussione che mi sento di dire, sono assenti nei casi in questione".
IL COINVOLGIMENTO DI ZAMMARANO. In pratica anche Massimo Laccetti chiama in causa Lello Zammarano che da “grande accusatore” rischia di ritrovarsi nella scomoda veste di corruttore. Tutto ruoterà intorno alla motivazione per cui è avvenuto il pagamento. Sono stati Biagini e Laccetti a costringere Zammarano a pagare quale unico mezzo per ottenere ciò che gli spettava? O è stato, viceversa, l'imprenditore edile a “facilitare” l'iter della locazione dell'immobile? Le nuove norme introdotte dal governo Monti nel 2012 restringono il campo della concussione. E i dubbi sulla validità del contratto di locazione, manifestati direttamente dal presidente del Tribunale di Foggia, Domenico De Facendis, in una relazione dello scorso 29 aprile (LEGGI: IL CONTRATTO "PATACCA") sembrano giocare a sfavore di Zammarano che dovrà difendersi dagli attacchi su più fronti.
CORVINO RITORNA AL SUO POSTO. Intanto, il funzionario comunale addetto al Suap, Nando Corvino, che operava alle dirette dipendenze di Biagini sino al suo arresto, è ritornato al suo posto dallo scorso 24 luglio. Corvino ha chiesto di interrompere l'aspettativa di sei mesi richiesta all'indomani della prima ordinanza di arresto, quando chiese di essere ascoltato dalla Procura in quanto il suo nome emerge nelle intercettazioni telefoniche. La sua richiesta è stata immediatamente accettata. Per lui un ritorno “alla normalità”, quella che si spera torni anche nelle stanze degli uffici comunali dopo un periodo in cui, come denunciò il procuratore capo Leonardo Leone De Castris in occasione dei primi arresti, (LEGGI: L'ALLARME DELLA PROCURA) “l’aggiudicazione di appalti con l’Amministrazione Comunale, riguardanti il servizio dei Lavori Pubblici, è avvenuto tramite il pagamento di tangenti in forma sistematica".

di Redazione 


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