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  • Pubblicata il: 19/01/2013 14:28:00

“Ma voi che ne sapete dell’amore?”

Al Teatro dei Limoni, una notte con Hank

Lo spettacolo su Charles Bukowski torna a Foggia e fa il tutto esaurito. “A night with Hank”, ritratto del dannatissimo scrittore americano, interpretato e diretto da Roberto Galano, scritto da Francesco D. Nikzad, piace (e molto) al pubblico foggiano. Ieri sera, al Teatro dei Limoni, il primo appuntamento di altri tre in programma nel weekend (per venire incontro alle richieste del pubblico, è stata aggiunta una replica domenica 20 gennaio, alle ore 18.30).
VIAGGIO AL TERMINE DELLA NOTTE. Sobrio e innamorato: no, non può essere lui. E invece sì. Charles “Hank” Bukowski è immerso in una vasca da bagno – “ma come ci sono finito?” – ed è nudo. Comincia così lo spettacolo firmato Teatro dei Limoni, dall’omonimo spazio di via Giardino, a Foggia. Comincia e termina nel medesimo modo, quando lo scrittore americano torna da dove è venuto, questa volta vestito di tutto punto, per immergersi in una vasca colma di vino. In mezzo c’è la sua storia, colta durante una notte di quattro giorni di sobrietà che, all’inverso di quanto accadrebbe se fosse sbronzo, potrebbero portarlo persino alla follia – o all’illuminazione, la parola allo spettatore. Donna Lee non c’è, se n’è andata. Ma ci sono tutti i suoi incubi e le sue follie (fare ordine qui è insidioso), c’è il telefono che suona di continuo, c’è quella diabolica parlantina che è la sua prosa più cruda e nuda e irriverente. Hank è in procinto di partire, destinazione Parigi, ospite d’onore di una delle tante vituperate – e ben pagate – letture di poesia. E non ne ha nessuna voglia, anche perché il viaggio che compie è un altro, tutto interiore, tutto esteriorizzato. “Non datemi da bere roba forte o sono guai” avverte sin dall’inizio, Bukowski. Ma è lui stesso “roba forte” e lo spettatore deve starci: bere alla canna, tutto d’un fiato.
LO SPETTACOLO. “Monologo” e “ritmo” sono due parole che spesso non vanno d’accordo: il compromesso, quasi sempre, è la rinuncia dell’uno o dell’altro. Eppure, saranno i versi visionari, o la drasticità dei brani tratti dall’opera dell’autore americano, sarà che sesso, alcol e bassifondi sono ormai degli alto-vendenti e non solo in ambito librario – e il buon Hank era il primo ad ammetterlo – , ma questo ritratto a una voce alta dell’unico, vero antieroe del secondo Novecento funziona, e funziona bene. L’attore Galano è padrone del personaggio: irrequieto, depresso, euforico, tradito e traditore, sboccato e poeta. L’interpretazione è fluida, parte dal pagliaccio e arriva all’uomo, da Bukowski ad Hank, nel breve giro di una notte diversa da tutte – rilettura audace, va detto. Gradualmente, il protagonista si apre e comincia a scartare letteralmente la scenografia, spacchettando gli oggetti che compongono la sua vita: telefono, macchina da scrivere, registratore. E Vino poi, nel finale (una regia essenziale: efficace).
IL TESTO. Il monologo, scritto da Francesco D. Nikzad, è fedele: c’è la vita dello scrittore, che significa l’opera dello stesso; il suo rapporto con le donne e con la sua donna, l’alcol per distruggere e l’alcol per creare, le visioni da orinatoio e le allucinazioni dell’anima. E ancora, l’infanzia indurita dal suo rapporto col padre (mirabile il racconto del “filo d’erba”, tratto da “Panino al prosciutto”) e la sua paternità fallimentare. Il resto poi, lo fa la poesia di Hank: quel bluebird che ha nel cuore e che libera solo di notte, lontano da tutti, dalle letture in pubblico, dai telefoni. Persino dal quel Bukowski che vuole la gente. “Lo so che ci sei, non essere triste” – recita il poeta, alla fine – “Mica l'ho fatto davvero morire”.

di Redazione