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  • Pubblicata il: 18/03/2014 22:51:05

“Tu quoque, Brute, fili mi?” Al Teatro del Fuoco, la tragedia delle tragedie

Di scena, l’assassinio che passò alla storia

Sullo sfondo di una Roma dilaniata dai tumulti, Mercoledì 19 marzo alle ore 21, in occasione del settimo appuntamento della stagione serale “Sognando l’America io resto qua” promossa dalla compagnia Cerchio di Gesso, va in scena al Teatro del Fuoco l’appassionante tragedia shakespeariana Giulio Cesare, prodotta da 369gradi e Lungta Film. Diretto da Andrea Baracco, regista invitato a rappresentare l’Italia allo Shakespeare Globe Theatre di Londra, e che ha personalmente curato l’adattamento con la collaborazione di Vincenzo Manna e l’interpretazione di Giandomenico Cupaiuolo, Roberto Manzi, Ersilia Lombardo, Lucas Waldem Zanforlini, Livia Castiglioni e Gabriele Portoghese.
ANNI RUGGENTI. È la Roma dei complotti, delle rivendicazioni e degli attacchi al potere. Una Roma che non dorme mai per guardarsi le spalle dalle madri, dai fratelli e dai nemici. Mentre sprofonda lentamente nel baratro della perdizione, il Regno retto da Giulio Cesare conosce giorni senza luce, pesanti e malati. Dietro le mura dei palazzi, i sette colli e la bellezza monumentale si cela la violenza di uomini affamati e i Boni Mores restano soltanto un pallido ricordo. Ed ecco che a un tratto il silenzio profondo del palazzo reale è messo a tacere dai lamenti, dai colpi di pugnale, e dalle parole rotte dal dolore di un tradimento. Fu così che Cassio, Cesare, Bruto, Porzia, Marc’Antonio e Cinna scrissero la storia di quegli anni che culminò il 15 marzo del 44 a.C., per la difesa della Repubblica contro il sogno cesariano della Monarchia.
SOGNO O SON DESTO? La fioca luce di una lampadina segna l’ingresso in scena dei congiurati e Bruto, immerso nella lotta dei suoi pensieri, assiste apatico alla sfilata del corteo, un corteo in preda alla follia. Non può essere definita sistematicamente razionale, la scelta che ha portato questi uomini ad unirsi nel desiderio di rivalsa, come si evince dalle parole di William Shakespeare, pronunciate da Bruto, il più “lucido” dei congiurati: “Da quando Cassio mi ha aizzato contro Cesare, non ho dormito. Tra l’attuazione di una cosa terribile e il primo impulso, l’intero intervallo è come un’allucinazione, o un orribile sogno”. Guidato dall’incoscienza, nel dormiveglia mette in atto il suo intento parricida, quasi offuscato dal sonno. A metà del terzo atto Giulio Cesare abbandona la scena nel più tragico dei modi per fare spazio alla vera protagonista di questa cruenta tragedia: la violenza che annebbia le menti degli uomini pubblici e della folla dei suoi assassini, unico strumento di cui la collettività si arma per far fronte alla crisi.
LA DRAMMATURGIA. L’originale di William Shakespeare e il testo innovativo presentato dalla Compagnia coabitano nella figura di un Giulio Cesare rivisitato, offertoci dalla visione di Baracco. Il testo di Shakespeare è mantenuto quasi integralmente: la fabula, l’intreccio e la scansione cronologica degli eventi ci sono tutti. Uno scheletro su cui plasmare dialoghi e scene inediti. Esso tocca tematiche profondamente umane, ricche di sfumature, di domande aperte, tra sogni rivelatori e segnali della natura. I biglietti saranno acquistabili dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.30 alle 18.30 presso l’Oda Teatro e il giorno dello spettacolo dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 in poi presso il Teatro del Fuoco oppure sul sito www.bookingshow.it e nei punti vendita. Info 0881663147-3466355075 oppure cerchio@cerchiodigesso.it
Sullo sfondo di una Roma dilaniata dai tumulti, Mercoledì 19 marzo alle ore 21, in occasione del settimo appuntamento della stagione serale “Sognando l’America io resto qua” promossa dalla compagnia Cerchio di Gesso, va in scena al Teatro del Fuoco l’appassionante tragedia shakespeariana Giulio Cesare, prodotta da 369gradi e Lungta Film. Diretto da Andrea Baracco, regista invitato a rappresentare l’Italia allo Shakespeare Globe Theatre di Londra, e che ha personalmente curato l’adattamento con la collaborazione di Vincenzo Manna e l’interpretazione di Giandomenico Cupaiuolo, Roberto Manzi, Ersilia Lombardo, Lucas Waldem Zanforlini, Livia Castiglioni e Gabriele Portoghese.
"ANNI RUGGENTI". È la Roma dei complotti, delle rivendicazioni e degli attacchi al potere. Una Roma che non dorme mai per guardarsi le spalle dalle madri, dai fratelli e dai nemici. Mentre sprofonda lentamente nel baratro della perdizione, il Regno retto da Giulio Cesare conosce giorni senza luce, pesanti e malati. Dietro le mura dei palazzi, i sette colli e la bellezza monumentale si cela la violenza di uomini affamati e i Boni Mores restano soltanto un pallido ricordo. Ed ecco che a un tratto il silenzio profondo del palazzo reale è messo a tacere dai lamenti, dai colpi di pugnale, e dalle parole rotte dal dolore di un tradimento. Fu così che Cassio, Cesare, Bruto, Porzia, Marc’Antonio e Cinna scrissero la storia di quegli anni che culminò il 15 marzo del 44 a.C., per la difesa della Repubblica contro il sogno cesariano della Monarchia.
SOGNO O SON DESTO? La fioca luce di una lampadina segna l’ingresso in scena dei congiurati e Bruto, immerso nella lotta dei suoi pensieri, assiste apatico alla sfilata del corteo, un corteo in preda alla follia. Non può essere definita sistematicamente razionale, la scelta che ha portato questi uomini ad unirsi nel desiderio di rivalsa, come si evince dalle parole di William Shakespeare, pronunciate da Bruto, il più “lucido” dei congiurati: “Da quando Cassio mi ha aizzato contro Cesare, non ho dormito. Tra l’attuazione di una cosa terribile e il primo impulso, l’intero intervallo è come un’allucinazione, o un orribile sogno”. Guidato dall’incoscienza, nel dormiveglia mette in atto il suo intento parricida, quasi offuscato dal sonno. A metà del terzo atto Giulio Cesare abbandona la scena nel più tragico dei modi per fare spazio alla vera protagonista di questa cruenta tragedia: la violenza che annebbia le menti degli uomini pubblici e della folla dei suoi assassini, unico strumento di cui la collettività si arma per far fronte alla crisi.
LA DRAMMATURGIA. L’originale di William Shakespeare e il testo innovativo presentato dalla Compagnia coabitano nella figura di un Giulio Cesare rivisitato, offertoci dalla visione di Baracco. Il testo di Shakespeare è mantenuto quasi integralmente: la fabula, l’intreccio e la scansione cronologica degli eventi ci sono tutti. Uno scheletro su cui plasmare dialoghi e scene inediti. Esso tocca tematiche profondamente umane, ricche di sfumature, di domande aperte, tra sogni rivelatori e segnali della natura. I biglietti saranno acquistabili dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.30 alle 18.30 presso l’Oda Teatro e il giorno dello spettacolo dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 in poi presso il Teatro del Fuoco oppure sul sito www.bookingshow.it e nei punti vendita. Info 0881663147-3466355075 oppure cerchio@cerchiodigesso.it

di Redazione