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  • Pubblicata il: 06/03/2013 11:08:01

"Amo Napoli, il mio Paradiso dei diavoli"

Tra aneddoti e riflessioni, Franco Di Mare si racconta a Ubik:"Sono un po' scugnizzo, un po' uomo perbene"

“Se c’è una ragione valida per amare Napoli, questa è sicuramente perché noi siamo i luoghi della nostra infanzia, perché quando ci vivi ti senti fisicamente napoletano”. Esordisce con queste parole, circondato dalla cornice di libri di Ubik, il giornalista, inviato di guerra in angoli desolati di mondo e scrittore Franco Di Mare, per la presentazione della sua nuova creatura “Il paradiso dei diavoli”, testimonianza agrodolce del suo amore per la città natìa, Napoli. 
Perché per l’autore, Napoli si ama come amano i personaggi della Carmen di Bizet, con disperazione. “Sai che lei è la Napoli del malcostume, quella che non indossa il casco,  quella che supera con il semaforo rosso e scavalca le file alla posta. E quando sei lì, dici me ne vado, così come ti fa dire Carmen, che ti tradisce appena ti volti. Avresti voglia di strangolarla. Eppure quando non c’è, quando scappi da lei, dopo un po’ hai voglia di tornarci. Sai che non puoi cambiarla. Ma ne senti la mancanza. Perché la senti tua. Perché lei ti scorre nelle vene”. 
NAPOLI SI AMA "CON DISPERAZIONE". Perché per l’autore, Napoli si ama come amano i personaggi della Carmen di Bizet, con disperazione. “Sai che lei è la Napoli del malcostume, quella che non indossa il casco,  quella che supera con il semaforo rosso e scavalca le file alla posta. E quando sei lì, dici me ne vado, così come ti fa dire Carmen, che ti tradisce appena ti volti. Avresti voglia di strangolarla. Eppure quando non c’è, quando scappi da lei, dopo un po’ hai voglia di tornarci. Sai che non puoi cambiarla. Ma ne senti la mancanza. Perché la senti tua. Perché lei ti scorre nelle vene”. 
UN PO' SCUGNIZZO. Che la protagonista sia Napoli è indubbio, ma è anche un pretesto per rappresentare il combattimento di sempre: quello tra bene e male, quel male che a Napoli trasferisce la periferia dentro il centro storico della città, quel male a portata di mano, visibile e fiero. Regola e devianza si sfidano dentro le mura della città. A ridosso della Napoli bene, dove i luccicanti negozi esibiscono i Rolex, puoi vedere lo scugnizzo che li scippa. “Così anch’io sono un po’ persona perbene, un po’ scugnizzo,  e nel mio mestiere, per trarmi d’impaccio  da situazioni pericolose, ho utilizzato queste due facce della stessa medaglia”.
NAPOLI COME RIO DE JANEIRO. A Pallonetto, quartiere di Napoli, da una parte il sole ti abbaglia e dall’altra ti sorprende il contrabbando e le zone degradate che ricordano le favelas di Rio De Janeiro, ci dice Franco Di Mare. Sembra di vedere l’immagine schizofrenica di una bambina che per vedere bene inforca gli occhiali e l’attimo seguente deve romperli. “Napoli è una delle poche città dove puoi trovare due scritte. E’ proibito ed  è severamente proibito. Perché a Napoli c’è sempre il modo per aggirare la legge ed aggiustare tutto ”
NON ACCETTIAMO L'ILLEGALITA'. Ma non c’è determinismo, secondo l’autore. Chi ha detto che “Addà i’ accussì”, chi ha detto di tollerare il boss di cui tutto il quartiere sa il nascondiglio, come accadde a Riina, in Sicilia. Apriamo le strade dell’illegalità nell’accettazione delle piccole corruttele, quando tolleriamo comportamenti scorretti e devianze nel quotidiano. “Carmine Cacciapuoti, male incarnato, protagonista del romanzo, è un uomo che tradisce i suoi ideali, che lavora sia per il bene, credendo nella cultura, seppure una cultura come erudizione, sia per il male, quando si consegna giovanissimo nelle mani della camorra.”
TRA TAGLI E PRETI ANTICAMORRA. Eppure Napoli è anche la città su cui è gravata la decisione settentrionale di tagliare i finanziamenti all’Istituto italiano di studi filosofici, uno de migliori al mondo, mentre ancora vive quello Lombrosiano a Torino, dove sono esibite ad intere scolaresche le teste di delinquenti, additandoli come meridionali. Eppure Napoli è la città dello storico e giurista Giambattista Vico. “Napoli è la città dove sono aperti i veri presidi della società, nel quartiere Scampia, scuole dove insegnanti coraggiosi fanno i doppi turni senza percepire nulla e dove i poliziotti aprono palestre di box, per strappare i ragazzi dalla strada, dove le chiese rimangono aperte fino a tardi per ospitarli” dice l’autore facendo tornare alla memoria presente l’esempio del prete anticamorra Don Aniello Manganiello.
A giudizio dello scrittore-giornalista, Scampia è popolato da molte persone perbene. Da qui bisogna ricominciare. E dalle scuole. E dalle parole disarmanti.“Nella guerra del 1992, a Sarajevo, le prime ad essere bombardate furono le scuole, le Università e poi il Parlamento, luoghi che fanno paura. Perché dove c’è parole, si aprono le porte del dialogo e si serrano quelle della violenza, dove c’è la parola ci si può capire” .
LA SCUOLA FA PAURA. A giudizio dello scrittore-giornalista, Scampia è popolato da molte persone perbene. Da qui bisogna ricominciare. E dalle scuole. E dalle parole disarmanti. “Nella guerra del 1992, a Sarajevo, le prime ad essere bombardate furono le scuole, le Università e poi il Parlamento, luoghi che fanno paura. Perché dove c’è parole, si aprono le porte del dialogo e si serrano quelle della violenza, dove c’è la parola ci si può capire” .

di Redazione