La stagione teatrale indipendente Giallocoraggioso ha riservato, al pubblico del Teatro dei Limoni, per le date del 5 e 6 aprile (ore 21.00), un gran finale con “Groppi d’amore nella scuraglia”, poema edito da Tiziano Scarpa nel 2005, che grazie al suo estro e alla sua creatività è riuscito a plasmare, sulla scia dei dialetti del centro-sud, un linguaggio basso, popolare, che funziona perfettamente all’interno di un quadro semplice ma irrimediabilmente grossolano.
L'ANTEFATTO. Tutto ha inizio nella “scuraglia”. Alla luce fioca di un fiammifero, Scatorchio confessa tutto il suo sgomento: la notte è calata, il paese dorme, la lampada, il frigorifero e il televisore sono cheti. Si odono i lupi ululare alla luna mentre anche l’angoscia riposa indisturbata. E nella scuraglia, mentre attende che il Regno di Dio, prima o poi, si manifesti, Scatorchio si lascia dolcemente trasportare dal profumo e dalle forme sinuose di Sirocchia che puntualmente gli domanda: ”Ma perché mi dai groppi d’amore solo nella scuraglia?” Qui, al suono della sua voce, gli occhi della mente la disegnano bella come non mai, ma alla luce di una lampada no, non è lo stesso. Come il bombo moscato, cupido degno dei miti d’amore, dissemina tra i fiori amore “virgigno e pilloso”, così Scatorchio nel buio della notte consuma un febbrile amore con i fantasmi suoi. Ma la mente di quest’uomo “malato” viaggia lontano e con voce sentenziosa rimprovera un Gesù dormiente in un modo troppo lontano e suo padre, mittente di un messaggero codardo.
LA SVOLTA. Ad un tratto tutto cambia: Cicerchio, rivale d’amore, prevale nel cuore di Sirocchia; Scatorchio, per fare dispetto, aiuta il sindaco a trasformare il paese in una discarica di rifiuti che sommerge i tetti, la chiesa e l’odore dei campi di grano. Scatorchio, solo in un putrido “monnezzaio”, compie un percorso di rinascita e scopre che il vero amore si alimenta attraverso gli occhi, il profumo e i capelli di Pruscilla, soli, come sempre, nella scuraglia.
UNO, NESSUNO, CENTOMILA. La nuova drammaturgia della Compagnia dei Carichi sospesi di Padova passa per il palcoscenico del Teatro dei Limoni. La carta vincente è Silvio Barbiero, interprete multiforme: uomo e donna, sindaco e ministro, vedova e anziano. Come un eroe pirandelliano egli riesce in maniera straordinaria ad indossare i panni di Scatorchio, dei suoi compagni di sventura, ma al tempo stesso si eleva al di sopra di tutto, e come una voce fuori campo, proclama sentenze di monito. Diretto da Marco Caldiron, il monologo si mostra più attuale che mai nonostante tutto scorra al di là del tempo e dello spazio. C’è l’amore, vissuto ed esplorato in tutte le sue forme: carnale, animale, sensuale, puro e sofferto. Il dubbio, quello dell’uomo verso un Dio che gioca a nascondino, vigliacco spettatore del declino. Il degrado, soprattutto politico, che fa tabula rasa sulla folla ignorante e acclamante. Le parole del protagonista disegnano immagini degne di un pittore, dai paesaggi di un piccolo paradiso nascosto nel Sud, che pian piano si trasforma in un cimitero di rifiuti, ai volti di personaggi paradossali. La comicità dilaga e ha la meglio sulla profondità e il realismo di una storia che, purtroppo, è attuale più che mai.
La stagione teatrale indipendente Giallocoraggioso ha riservato, al pubblico del Teatro dei Limoni, per le date del 5 e 6 aprile (ore 21.00), un gran finale con
“Groppi d’amore nella scuraglia”, poema edito da Tiziano Scarpa nel 2005, che grazie al suo estro e alla sua creatività è riuscito a plasmare, sulla scia dei dialetti del centro-sud, un linguaggio basso, popolare, che funziona perfettamente all’interno di un quadro semplice ma irrimediabilmente grossolano.
L'ANTEFATTO. Tutto ha inizio nella “scuraglia”. Alla luce fioca di un fiammifero, Scatorchio confessa tutto il suo sgomento: la notte è calata, il paese dorme, la lampada, il frigorifero e il televisore sono cheti. Si odono i lupi ululare alla luna mentre anche l’angoscia riposa indisturbata. E nella scuraglia, mentre attende che il Regno di Dio, prima o poi, si manifesti, Scatorchio si lascia dolcemente trasportare dal profumo e dalle forme sinuose di Sirocchia che puntualmente gli domanda: ”Ma perché mi dai groppi d’amore solo nella scuraglia?” Qui, al suono della sua voce, gli occhi della mente la disegnano bella come non mai, ma alla luce di una lampada no, non è lo stesso. Come il bombo moscato, cupido degno dei miti d’amore, dissemina tra i fiori amore “virgigno e pilloso”, così Scatorchio nel buio della notte consuma un febbrile amore con i fantasmi suoi. Ma la mente di quest’uomo “malato” viaggia lontano e con voce sentenziosa rimprovera un Gesù dormiente in un modo troppo lontano e suo padre, mittente di un messaggero codardo.
LA SVOLTA. Ad un tratto tutto cambia: Cicerchio, rivale d’amore, prevale nel cuore di Sirocchia; Scatorchio, per fare dispetto, aiuta il sindaco a trasformare il paese in una discarica di rifiuti che sommerge i tetti, la chiesa e l’odore dei campi di grano. Scatorchio, solo in un putrido “monnezzaio”, compie un percorso di rinascita e scopre che il vero amore si alimenta attraverso gli occhi, il profumo e i capelli di Pruscilla, soli, come sempre, nella scuraglia.
UNO, NESSUNO, CENTOMILA. La nuova drammaturgia della Compagnia dei Carichi sospesi di Padova passa per il palcoscenico del Teatro dei Limoni. La carta vincente è Silvio Barbiero, interprete multiforme: uomo e donna, sindaco e ministro, vedova e anziano. Come un eroe pirandelliano egli riesce in maniera straordinaria ad indossare i panni di Scatorchio, dei suoi compagni di sventura, ma al tempo stesso si eleva al di sopra di tutto, e come una voce fuori campo, proclama sentenze di monito. Diretto da Marco Caldiron, il monologo si mostra più attuale che mai nonostante tutto scorra al di là del tempo e dello spazio. C’è l’amore, vissuto ed esplorato in tutte le sue forme: carnale, animale, sensuale, puro e sofferto. Il dubbio, quello dell’uomo verso un Dio che gioca a nascondino, vigliacco spettatore del declino. Il degrado, soprattutto politico, che fa tabula rasa sulla folla ignorante e acclamante. Le parole del protagonista disegnano immagini degne di un pittore, dai paesaggi di un piccolo paradiso nascosto nel Sud, che pian piano si trasforma in un cimitero di rifiuti, ai volti di personaggi paradossali. La comicità dilaga e ha la meglio sulla profondità e il realismo di una storia che, purtroppo, è attuale più che mai.