L’immagine ritrae un uomo steso sul pavimento che “spia” sotto la minigonna di una donna - tacchi alti e ritratta di spalle - avendo una visuale molto vantaggiosa delle sue parti intime. Sul cartellone, mischiata al nome dell’azienda e al prezzo del trattamento per la depilazione, anche un messaggio che lascia poco all’immaginazione: “Ti piace quello che vedi?”.
LA "CROCIATA". È bastata l’affissione di questo cartellone pubblicitario in diversi punti di Foggia, per far partire una “crociata” femminista. A sollevare il caso è stata Rita Saraò, presidente di “Donne in rete” e (probabilmente) candidata alla poltrona di sindaco della nostra città. Promuovendo un “boicottaggio” dell’azienda in questione (la Deastore) e rivolgendosi agli amministratori pubblici, ha chiesto la rimozione del cartellone perché lesivo della dignità della donna.
LA REPLICA: "UNA AMBIGUITA' SIMPATICA". La polemica si è concentrata principalmente sui social network e tra i commenti al polemico post della Saraò non è mancato quello della titolare dell’azienda, Manuela Delli Carri. "Forse è vero – scrive la titolare della Deastore – che ognuno legge in base alla propria chiave logica (se osservaste bene il manifesto 6x3 chi domina la scena è finalmente una donna e nell'osservare lui depilato e lei depilata la domanda chi lederebbe???). La seconda cosa da sottolineare - prosegue - è che nelle pubblicità si tende a colpire con qualcosa di forte mentre noi abbiamo usato una simpatica ambiguità ma questo non offende nessuno (oltretutto lo dice una femminista come me nota per la mia scelta gay di vita)".
SONO QUESTI I VERI PROBLEMI? E poi la Delli Carri si lascia andare a "un consiglio, solo perché 'comprendo' e stimo quello che l'ha mossa: prima di sparare a raffica su un'attività locale che resta in piedi non licenziando ma cercando di incrementare la forza lavoro, ci pensi due volte e se solo non scelgo di querelare le sue affermazioni pubbliche come le altre è solo perché io cerco serenità nella vita e accetto la libera lettura del mio manifesto che resti personale e non rivolta a crociate in nome di una città pulita". Infine, l'affondo: "La pulizia che deve ricercare - ribadisce la Delli Carri - è ad esempio, nelle 'lucciole' che popolano in piena città e in ore di forte passaggio cittadino a due passi dal comando dei vigili urbani la nostra città! Mi chiedo: le vediamo solo noi cittadini queste scene? Guardi i reali problemi di decenza non un manifesto simpatico su una epilazione efficace!"
IL CODICE DI AUTODISCIPLINA. Premesso che in questo caso il prodotto da vendere (un trattamento di depilazione) giustifica maggiormente l’utilizzo del corpo rispetto ad altre pubblicità censurate in passato che “usavano” un corpo femminile solo per fini strumentali e commerciali, esistono però degli organi ad hoc che, chiamati in causa, possono decidere se ritirare dal mercato o meno questo tipo di pubblicità. Ecco che dunque, al di là delle polemiche, un intervento dello IAP - Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (che ha anche firmato un Protocollo d’intesa con il Dipartimento per le Pari Opportunità in relazione alla comunicazione commerciale con contenuti "di genere") potrebbe sedare ogni dubbio. Intanto ognuno può farsi la sua idea, se farsi una bella risata (e magari una depilazione) o indignarsi e boicottare l'azienda.