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  • Pubblicata il: 31/10/2012 19:00:03

"Vogliamo il permesso di soggiorno. Abbiamo pagato"

La protesta dei migranti sotto la Prefettura. Traffico in tilt

 

Alle ore 13.00, una trentina di migranti hanno bloccato corso Garibaldi inscenando una rumorosa protesta sotto la Prefettura: sono davvero arrabbiati; vogliono parlare con il prefetto; chiedono i documenti che attendono da più di un anno. Alcuni di loro dicono di aver pagato privatamente, per la pratica, un avvocato foggiano, costato loro dai 200 ai 500 euro, ma dopo svariati mesi non hanno ricevuto alcuna risposta. Confessano di temere di dover presto uscire dal centro di accoglienza di Borgo Mezzanone senza alcun tipo di diritto, senza poter cercare un lavoro o affittare una casa, perché, appunto, senza documenti. Alcuni di loro parlano italiano, abbastanza bene, e raccontano tutto questo.
La maggior parte dei migranti sono ospiti nel centro di accoglienza di Borgo Mezzanone, luogo dal quale si sono mossi stamattina per raggiungere il Palazzo di Governo e attuare il sit-in.
I manifestanti hanno status giuridici differenti e probabilmente le strade di  alcuni di loro, in futuro, si divideranno: ma tutti, in coro, invocano i documenti, i permessi di soggiorno.  
Ciò che pare un pò strano è che questi migranti sono soli, nessun operatore del centro di accoglienza a mediare le loro richieste, a tradurle a funzionari e agenti di polizia, nessun sindacato, nessuno dei passanti, in genere, che si interessi alle loro istanze, se non per guardare la "messa in scena", con sorrisi beffardi o sguardi impauriti, come fossero al cinema, senza contare i soliti deprecabili commenti razzisti.
Sono le 12,30 (ma non era ora di pranzo????) e sul posto ci sono pattuglie di polizia, carabinieri, guardia di finanza.
Uno degli agenti chiede a un giornalista arrivato sul posto di tradurre in inglese questa comunicazione all'intero gruppo di migranti: "Il presidente della Commissione per i richiedenti asilo politico vuole parlare con una delegazione dei manifestanti. Chiede loro di tornare al centro di accoglienza per un incontro interlocutorio".
Ma loro no, non se ne vanno, vogliono parlare con il prefetto.
Quasi si convincono quando il giornalista si mostra disponibile ad accompagnarli a Borgo Mezzanone, perché, dicono, "da soli, che andiamo a fare? Vogliamo la garanzia di un intermediario italiano, una parte terza, che si interessi alla nostra causa, altrimenti non ci muoviamo".
Poi, invece, scende in strada il vicario del prefetto, il dott. Francesco Antonio Cappetta, chiama in disparte nell'atrio del Palazzo di Governo il giovane di colore che sembra essere il promotore della protesta. Lo seguono alcuni suoi compagni: il colloquio dura una decina di minuti, lasso di tempo nel quale sembrano calmarsi anche le proteste del resto del gruppo.
Dopo un po', dallo schieramento delle forze dell'ordine posto di fronte ai migranti, si ode chiara una voce, forse quella di un funzionario, che, dopo aver presenziato al colloquio tra prefetto e delegazione di migranti, commenta così con un collega: "Questa è povera gente, bisogna comprenderli. Già vivono situazioni disagiate, in più ci sono anche avvocati che gli spillano i soldi".
I migranti non vanno ancora via, e anzi alcuni di loro, per resistere a un mite tentativo da parte delle forze dell'ordine di liberare la strada e ripristinare il traffico, si buttano addirittura a terra.
Nel frattempo il traffico si blocca, per più di un'ora, auto e autobus sono costretti, su indicazione delle forze dell'ordine, a cambiare direzione.
Alle 12,30 una trentina di migranti hanno bloccato corso Garibaldi inscenando una rumorosa protesta sotto la Prefettura: sono davvero arrabbiati; vogliono parlare con il prefetto; chiedono i documenti che attendono da più di un anno. Alcuni di loro dicono di aver pagato privatamente, per la pratica, un avvocato foggiano, costato loro dai 200 ai 500 euro, ma dopo svariati mesi non hanno ricevuto alcuna risposta. Confessano di temere di dover presto uscire dal centro di accoglienza di Borgo Mezzanone senza alcun tipo di diritto, senza poter cercare un lavoro o affittare una casa, perché, appunto, senza documenti.
Alcuni di loro parlano italiano, abbastanza bene, e raccontano tutto questo.
IL SIT-IN SENZA INTERMEDIARI. La maggior parte dei migranti sono ospiti nel centro di accoglienza di Borgo Mezzanone, luogo dal quale si sono mossi stamattina per raggiungere il Palazzo di Governo e attuare il sit-in.
I manifestanti hanno status giuridici differenti e probabilmente le strade di alcuni di loro, in futuro, si divideranno: ma tutti, in coro, invocano i documenti, i permessi di soggiorno.  
Ciò che pare un pò strano è che questi migranti sono soli, nessun operatore del centro di accoglienza a mediare le loro richieste, a tradurle a funzionari e agenti di polizia, nessun sindacato, nessuno dei passanti, in genere, che si interessi alle loro istanze, se non per guardare la "messa in scena", con sorrisi beffardi o sguardi impauriti, come fossero al cinema, senza contare i soliti deprecabili commenti razzisti.
Sono le 12,30 e sul posto ci sono pattuglie di polizia, carabinieri, guardia di finanza.
Uno degli agenti chiede a un giornalista arrivato sul posto di tradurre in inglese questa comunicazione all'intero gruppo di migranti: "Il presidente della Commissione per i richiedenti asilo politico vuole parlare con una delegazione dei manifestanti. Chiede loro di tornare al centro di accoglienza per un incontro interlocutorio". Ma loro no, non se ne vanno, vogliono parlare con il prefetto.
Quasi si convincono quando il giornalista si mostra disponibile ad accompagnarli a Borgo Mezzanone, perché, dicono, "da soli, che andiamo a fare? Vogliamo la garanzia di un intermediario italiano, una parte terza, che si interessi alla nostra causa, altrimenti non ci muoviamo".
IL COLLOQUIO CON IL VICE-PREFETTO. Poi, invece, scende in strada il vicario del prefetto, il dott. Francesco Antonio Cappetta, chiama in disparte nell'atrio del Palazzo di Governo il giovane di colore che sembra essere il promotore della protesta e due compagni di quest'ultimo: il colloquio dura una decina di minuti, lasso di tempo nel quale sembrano calmarsi anche le proteste del resto del gruppo rimasto fuori.
Dopo un po', dallo schieramento delle forze dell'ordine posto di fronte ai migranti, si ode chiara una voce, forse quella di un funzionario, che, dopo aver presenziato al colloquio tra prefetto e delegazione di migranti, commenta così con un collega: "Questa è povera gente, bisogna comprenderli. Già vivono situazioni disagiate, in più ci sono anche avvocati che spillano loro i soldi".
DECISI A PROTESTARE. I migranti non vanno ancora via, e anzi alcuni di loro, per resistere a un mite tentativo da parte delle forze dell'ordine di liberare la strada e ripristinare il traffico, si buttano addirittura a terra.
Nel frattempo il traffico si blocca, per più di un'ora, auto e autobus sono costretti, su indicazione delle forze dell'ordine, a cambiare direzione.
I migranti restano davanti alla Prefettura, in balìa del loro incerto destino. Nei prossimi giorni Foggia Città Aperta cercherà di capire quale.

di Redazione