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  • Pubblicata il: 17/07/2017 20:40:39

Nessun abuso sessuale nel convento di San Pio, il tribunale di Foggia smonta le accuse di Anna Verde

Il tribunale di Foggia, ha assolto “perchè il fatto non sussiste” Matteo Nardella, dipendente del convento di San Giovanni Rotondo, che era stato accusato dalla collega Anna Verde di violenza sessuale, lesioni e molestie, reati che sarebbero avvenuti all'interno della portineria della struttura religiosa.

LA SENTENZA. Al termine del dibattimento, i giudici hanno emesso giovedì scorso sentenza di assoluzione con formula piena respingendo la richiesta di condanna formulata dal pm di 3 anni e 8 mesi. Respinta anche la richiesta di parte civile, formulata dall'avvocato difensore di Anna Verde, di un risarcimento di 50mila euro. Termina così il processo di primo grado partito a seguito della denuncia della donna di un episodio di violenza che sarebbe avvenuto il 14 luglio di 5 anni fa quando Anna Verde si presentò in pronto soccorso dichiarando di aver ricevuto lesioni dopo aver respinto un approccio sessuale di Nardella.

CASO NAZIONALE. Il caso ha raggiunto un'eco nazionale sia per il fatto che ha coinvolto il convento di San Pio, frequentato ogni anno da milioni di pellegrini da tutto il mondo, sia a seguito del servizio andato in onda nel 2015 dell'inviato del programma Mediaset, Matteo Viviani, durante il quale, oltre alle testimonianze di Anna Verde avevano fatto scalpore le conferme di alcuni frati che hanno dichiarato di aver assistito a episodi di molestie.

“SMONTATO CASTELLO DI ACCUSE”. “L'assoluzione con formula piena – dichiara l'avvocato difensore di Nardella, Fabio Verile - smonta il fantomatico teorema costruito da Anna Verde con il quale si è voluto infangare un'intera comunità, quella dei frati cappuccini minori di San Giovanni Rotondo, volendo far passare l'immagine di un convento a luci rosse. Un castello amplificato da un servizio capotico de Le Iene che ha ascoltato una sola campana e non ha voluto sentire l'altra parte”.

IL PROCESSO. “Durante il processo - continua l'avvocato Fabio Verile – è emerso che Anna Verde è un soggetto assolutamente inattendibile e una persona tutt'altro che indifesa anzi decisamente scaltra e attaccata al denaro, che ha incontrato più persone a cui chiedeva soldi e regali. La tesi della violenza – prosegue l'avvocato – era peraltro assurda, visto che nel luogo dove sarebbero avvenuti i reati, il gabbiotto della portineria, c'è un viavai di persone ed è aperto al pubblico”.

LE CONTRADDIZIONI. “Nel corso del dibattimento – spiega ancora l'avvocato difensore - sono emerse diverse contraddizioni tra le testimonianze della donna, della sorella e dei frati testimoni. Rispetto alla fase di indagini hanno parlato di una serie spropositata di atti sessuali, tutti differenti tra loro che non hanno trovato alcun riscontro. Mi preme sottolineare – conclude Verile – che nessun frate della comunità di San Giovanni Rotondo ha mai confermato le accuse di Anna Verde. Le testimonianze sono giunte da tre frati “occasionali” che una volta all'anno per meno di un mese soggiornavano a San Giovanni Rotondo. I giudici non hanno dato credito alle loro dichiarazioni in quanto contrastanti tra loro".

di Michele Gramazio