“Questa cosa va aiutata a livello mediatico, dateci una mano anche voi”. Così il Sindaco Gianni Mongelli, dalla conferenza stampa di sabato scorso (in occasione della presentazione della rassegna “Lib(e)ri per Reagire”), da Palazzo di Città, aprendo una parentesi – mai così attuale per Foggia – in merito alla costituzione di un'associazione antiracket, a poche settimane dall'anniversario dell'assassinio dell'imprenditore foggiano Giovanni Panunzio. Proprio il prossimo 6 novembre, infatti, era stato fissato come limite massimo temporale, da parte del presidente onorario della Federazione italiana delle associazioni antiracket e antiusura, Tano Grasso, per la realizzazione di una realtà simile a quella di Vieste. Ma, evidentemente, ci sono dei problemi circa la riuscita dell'operazione.
PEGGIO CHE IN CAMPANIA. “La situazione è più difficile rispetto a Vieste, lì il racket e l'usura riguardano soprattutto il settore turistico, a Foggia invece è più estesa come cosa. Qui stiamo messi peggio che in Campania”. L'amarezza di Giovanna Panunzio, nuora dell'imprenditore foggiano che si oppose alla mafia, è evidente da questa dichiarazione, rilasciata sempre a margine della conferenza di sabato 12 ottobre. Una situazione a quanto pare difficile che, almeno ad oggi, rischia di compromettere definitivamente l'idea – vitale, ribadiamo – di dare vita ad un'associazione del tutto simile a quella nata a Vieste, in grado di mettere insieme i commercianti foggiani con il fine di contrastare il racket dilagante e ponendosi, dunque, sotto l'egida di una realtà legalmente riconosciuta come quella presieduta da Tano Grasso. “Qui la situazione è più difficile – ha aggiunto in merito Daniela Marcone, referente provinciale di Libera – temo che ci vorrà ancora del tempo, prima che si faccia qualcosa anche a Foggia”.
IL 6 NOVEMBRE E' ORMAI VICINO, MA SI PUO' ANCORA FARE. Il problema, a quanto sembra, è che i commercianti foggiani (almeno la maggior parte) siano ancora disposti ad accettare certe situazioni illegali, naturalmente imposte loro con la forza e con l'uso di minacce: pagare, al momento, sembra essere inevitabile. Lo spettro delle bombe alle attività, solo per citare una tra le peggiori forme di ripercussioni criminali, non favorisce di certo il lancio di una vera e propria lotta al racket, fatta in modo capillare, negozio per negozio. Ad aggravare la cosa, sicuramente, ci sarebbe l'eventuale slittamento della realizzazione di un'associazione cittadina come quella voluta e promessa da Tano Grasso, di fatto atteso fisicamente a Foggia il prossimo 6 novembre. E qui, le parole del sindaco di Foggia hanno la loro importanza, rivolte alla stampa foggiana intervenuta in modo massiccio nel corso della conferenza di sabato (e, tramite questi, a tutta la cittadinanza): “Dateci una mano anche voi, non solo con le critiche, ma favorendo anche la discussione in merito alla costituzione dell'associazione. Non è detto che in queste ultime settimane non si riesca a smuovere le acque”.
“Questa cosa va aiutata a livello mediatico, dateci una mano anche voi”. Così il Sindaco Gianni Mongelli, dalla conferenza stampa di sabato scorso
(in occasione della presentazione della rassegna “Lib(e)ri per Reagire”), da Palazzo di Città, aprendo una parentesi – mai così attuale per Foggia – in merito
alla costituzione di un'associazione antiracket, a poche settimane dall'anniversario dell'assassinio dell'imprenditore foggiano Giovanni Panunzio. Proprio il prossimo 6 novembre, infatti, era stato fissato come limite massimo temporale, da parte del presidente onorario della Federazione italiana delle associazioni antiracket e antiusura, Tano Grasso, per la realizzazione di una realtà simile a quella di Vieste. Ma, evidentemente, ci sono dei problemi circa la riuscita dell'operazione.
PEGGIO CHE IN CAMPANIA. “La situazione è più difficile rispetto a Vieste, lì il racket e l'usura riguardano soprattutto il settore turistico, a Foggia invece è più estesa come cosa. Qui stiamo messi peggio che in Campania”. L'amarezza di Giovanna Panunzio, nuora dell'imprenditore foggiano che si oppose alla mafia, è evidente da questa dichiarazione, rilasciata sempre a margine della conferenza di sabato 12 ottobre. Una situazione a quanto pare difficile che, almeno ad oggi, rischia di compromettere definitivamente l'idea – vitale, ribadiamo – di dare vita ad un'associazione del tutto simile a quella nata a Vieste, in grado di mettere insieme i commercianti foggiani con il fine di contrastare il racket dilagante e ponendosi, dunque, sotto l'egida di una realtà legalmente riconosciuta come quella presieduta da Tano Grasso. “Qui la situazione è più difficile – ha aggiunto in merito Daniela Marcone, referente provinciale di Libera – temo che ci vorrà ancora del tempo, prima che si faccia qualcosa anche a Foggia”.
IL 6 NOVEMBRE E' ORMAI VICINO, MA SI PUO' ANCORA FARE. Il problema, a quanto sembra, è che i commercianti foggiani (almeno la maggior parte) siano ancora disposti ad accettare certe situazioni illegali, naturalmente imposte loro con la forza e con l'uso di minacce: pagare, al momento, sembra essere inevitabile. Lo spettro delle bombe alle attività, solo per citare una tra le peggiori forme di ripercussioni criminali, non favorisce di certo il lancio di una vera e propria lotta al racket, fatta in modo capillare, negozio per negozio (
anche se la confesercenti, in una vecchia polemica, la pensava diversamente:
LEGGI). Ad complicare la cosa, sicuramente, ci sarebbe l'eventuale slittamento della realizzazione di un'associazione cittadina come quella voluta e promessa da Tano Grasso, di fatto atteso fisicamente a Foggia il prossimo 6 novembre. E qui, le parole del sindaco di Foggia hanno la loro importanza, rivolte alla stampa foggiana intervenuta in modo massiccio nel corso della conferenza di sabato (e, tramite questi, a tutta la cittadinanza): “Dateci una mano anche voi, non solo con le critiche, ma favorendo anche la discussione in merito alla costituzione dell'associazione. Non è detto che in queste ultime settimane non si riesca a smuovere le acque e, comunque, sono cose che non vanno fatte con il cronometro: se slitta, non è un fallimento”.