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  • Pubblicata il: 20/02/2014 11:01:05

Arrestato Sbrocchi, chiese 40 miliardi alla Santa Sede per liberare Emanuela Orlandi

Catturato nella sua abitazione a Termoli per altro reato

Il 16 febbraio, nella tarda serata, personale appartenente alla ‘Catturandi’ ha arrestato Francesco Pio Sbrocchi, nato a Troia classe 1959, eseguendo una revoca di provvedimento - emesso il 10 febbraio dalla Procura della Repubblica - del decreto di sospensione di un ordine di carcerazione per una pregressa condanna relativa al reato di cui all’art. 163 – RD 773/1931.

L’ARRESTO. L’uomo, molto abile nel nascondersi e a far perdere le sue tracce, dopo abili investigazioni si è riusciti a scoprire che risiedeva in un’abitazione alla periferia di Termoli, lontana dal centro abitato e da occhi indiscreti. Gli agenti giunti sul posto, non trovando Sbrocchi nell’appartamento, si sono appostati nelle zone limitrofe, attendendo il suo rientro. Al suo ritorno a casa, l’uomo è stato arrestato e condotto dapprima presso gli Uffici del Commissariato di Polizia di Termoli e, al termine delle incombenze di rito, alla casa circondariale di Larino.

COINVOLTO ANCHE NEL RAPIMENTO DI EMANUELA ORLANDI. Per capire meglio il profilo criminale dell’uomo, bisogna risalire al 1994 quando le indagini sulla sparizione di Emanuela Orlandi delinearono, come presunti colpevoli, una banda di estorsori che con un piano maldestro avevano cercato di spillare 40 miliardi alla Santa Sede. Le indagini, condotte dai giudici Adele Rando e Rosario Priore infatti, portarono all'arresto di don Tonino Intiso, all’epoca dei fatti direttore della Caritas di Foggia, dell'avvocato Matteo Storace anch’esso di Foggia e proprio di Francesco Pio Sbrocchi, tutti colpiti da mandato di cattura per concorso in estorsione aggravata, conclusasi  come tentata truffa ai danni dello Stato Città del Vaticano.

IL RUOLO DI SBROCCHI. L’uomo, all’epoca dei fatti 36enne, con precedenti penali per truffa, reati contro il patrimonio e millantato credito, da oltre un anno era ospite della Caritas di Foggia, dove mangiava e dormiva fino a quando si era reso irreperibile. Le indagini accertarono che nella tentata estorsione al Vaticano, era stato proprio Francesco Pio Sbrocchi a fare da intermediario, di una non meglio precisata organizzazione internazionale, con il responsabile della caritas diocesana di Roma monsignor Di Liegro, (in alcuni incontri quest’ultimo accompagnato da rappresentanti della Segreteria di Stato del Vaticano). 

SBROCCHI E LA VIDEOCASSETTA. Infatti, la liberazione di Emanuela Orlandi era sottoposta alla richiesta estorsiva di 40 miliardi di vecchie lire, 150 posti di lavoro nominativi in Istituti di credito nazionale e del trasferimento di circa 600 impiegati della pubblica amministrazione. A titolo di prova, su diffidenza dell’interlocutore del Vaticano che chiedeva una prova dell’esistenza in vita della giovane Orlandi, Sbrocchi prometteva una videocassetta con una ripresa della ragazza in cambio di un anticipo della somma complessiva pari a 5 miliardi di vecchie lire avvisando che qualora ci fossero stati intoppi nella trattativa, l'organizzazione avrebbe fatto trovare morta Emanuela Orlandi in  Piazza San Pietro. Come è ben noto, a tutt’oggi la ragazza non è mai stata ritrovata.

di Redazione