Con le classifiche del Sole 24 ore, evidentemente, Foggia non ha un buon rapporto. L’ultimo atto si è registrato stamattina: il quotidiano milanese ha infatti pubblicato una graduatoria dove la nostra città risulta prima. Per una volta, però, conveniva essere ultimi. Secondo il report del Sole 24 ore, Foggia ha l’Università che registra il peggiore raroppporto tra spese per il personale ed entrate, pari all’89,16%. In sostanza, secondo il titolo che apre l’articolo di Gianni Trovati, l’Università di Capitanata è la fotografia di un paradosso: “A Foggia costi record per le buste paga, ma non scatta nessun blocco degli ingressi”.
Addentrarsi nei dati, come sempre in questi casi, è particolarmente ostico. Tra tabelle, punti organico, spese del personale e indebitamenti, risulta difficile venirne a capo. Più semplice, è affidarsi all’analisi che di questi dati ne fa il giornalista. E il concetto espresso dal Sole 24 ore è semplice: i conti delle università statali peggiorano, ma i limiti alla spesa di personale si fanno più rigorosi solo per chi ha i bilanci in ordine, mentre negli atenei in cui le spese sono fuori controllo le regole si alleggeriscono rispetto al passato recente. E qui scatta il “caso Foggia”.
“L'università di Foggia – si legge - che dedica al personale la quota più alta di entrate fra le università statali, non incorre in alcun blocco delle assunzioni come previsto dalle vecchie regole per chi aveva nei bilanci troppe spese per buste paga; all'altro capo della classifica il Politecnico di Milano, la Bicocca o l'ateneo di Catanzaro, che con le vecchie norme avrebbero potuto coprire con nuove assunzioni la metà dei posti liberati dalle uscite dell'anno prima, si vedono limitare di quasi il 60% le possibilità assunzionali”.
FOGGIA SPRECONA. Addentrarsi nei dati, come sempre in questi casi, è particolarmente ostico. Tra tabelle, punti organico, spese del personale e indebitamenti, risulta difficile venirne a capo. Più semplice, è affidarsi all’analisi che di questi dati ne fa il giornalista. E il concetto espresso dal Sole 24 ore è semplice: i conti delle università statali peggiorano, ma i limiti alla spesa di personale si fanno più rigorosi solo per chi ha i bilanci in ordine, mentre negli atenei in cui le spese sono fuori controllo le regole si alleggeriscono rispetto al passato recente. E qui scatta il “caso Foggia”. “L'università di Foggia – si legge - che dedica al personale la quota più alta di entrate fra le università statali, non incorre in alcun blocco delle assunzioni come previsto dalle vecchie regole per chi aveva nei bilanci troppe spese per buste paga; all'altro capo della classifica il Politecnico di Milano, la Bicocca o l'ateneo di Catanzaro, che con le vecchie norme avrebbero potuto coprire con nuove assunzioni la metà dei posti liberati dalle uscite dell'anno prima, si vedono limitare di quasi il 60% le possibilità assunzionali”.
L’università di Foggia vista come esempio di spreco e cattiva gestione, frutto della riforma Gelmini. Anzi, e questo sarebbe ancor peggio, come ateneo premiato nonostante inefficiente, a vantaggio di altre istituzioni più virtuose. Tutto merito della riforma Gelmini, in sostanza,
A questo punto, scatta l’immediata replica del rettore, giuliano Volpe. “Pur comprendendo le regole del giornalismo, l’efficacia di un titolo, la semplificazione, mi aspetterei, dai media, una maggiore volontà di penetrare nei problemi” sottolinea, invitando a considerare entrambi i fattori, le entrate e le spese. Per le uscite si calcolano gli stipendi del personale che sono uguali in tutta Italia, mentre da quanto riportato sulla stampa il lettore meno informato potrebbe essere indotto a dedurre che a Foggia si paghino stipendi più alti! Mi preme sottolineare che il numero dei nostri docenti in rapporto al numero degli studenti non è affatto alto, anzi è ancora squilibrato. Se si considera il dato delle spese di personale dell’Università di Foggia (€ 39.502.872), si può constatare che è molto più basso di quello di altre università con analogo numero di studenti. È sul fronte delle entrate che si nasconde il ‘trucco’. L’Università di Foggia è stata tra le più penalizzate il questi ultimi anni nei tagli del Fondo di Funzionamento Ordinario, passando da uno stanziamento di circa 39 milioni del 2009 a 34,9 del 2012, pari al 10% in meno. Ma se si guarda a come viene distribuito il FFO si scopre una assurdità che nessun giornale denuncia, e cioè una sperequatissima assegnazione del finanziamento pubblico in rapporto al numero degli studenti, quasi che ci siano cittadini-studenti di serie A, B, C.
LA REPLICA DI VOLPE. L’università di Foggia vista come esempio di spreco e cattiva gestione, frutto della riforma Gelmini. Anzi, e questo sarebbe ancor peggio, come ateneo premiato nonostante inefficiente, a vantaggio di altre istituzioni più virtuose. Tutto merito della riforma Gelmini, in sostanza. A questo punto, scatta l’immediata
replica del rettore, Giuliano Volpe. “Pur comprendendo le regole del giornalismo, l’efficacia di un titolo, la semplificazione, mi aspetterei, dai media, una maggiore volontà di penetrare nei problemi” sottolinea, invitando a considerare entrambi i fattori, le entrate e le spese. Per le uscite si calcolano gli stipendi del personale che sono uguali in tutta Italia, mentre da quanto riportato sulla stampa il lettore meno informato potrebbe essere indotto a dedurre che a Foggia si paghino stipendi più alti! Mi preme sottolineare che il numero dei nostri docenti in rapporto al numero degli studenti non è affatto alto, anzi è ancora squilibrato. Se si considera il dato delle spese di personale dell’Università di Foggia (€ 39.502.872), si può constatare che è molto più basso di quello di altre università con analogo numero di studenti. È sul fronte delle entrate che si nasconde il ‘trucco’. L’Università di Foggia è stata tra le più penalizzate il questi ultimi anni nei tagli del Fondo di Funzionamento Ordinario, passando da uno stanziamento di circa 39 milioni del 2009 a 34,9 del 2012, pari al 10% in meno. Ma se si guarda a come viene distribuito il FFO si scopre una assurdità che nessun giornale denuncia, e cioè una sperequatissima assegnazione del finanziamento pubblico in rapporto al numero degli studenti, quasi che ci siano cittadini-studenti di serie A, B, C.
LA CONTROACCUSA. Mi preme sottolineare altresì che il bilancio dell’Università di Foggia è sano, in pareggio, non abbiamo debiti e disavanzi. Perché non si analizzano allora i bilanci? Perché non si chiedono alle Università bilanci certificati? Un documento del dott. Enrico Bondi, che ha avuto limitatissima circolazione (solo Milano Finanza ne ha parlato), ha certificato che l’Università di Foggia è la più rigorosa d’Italia nella gestione dei fondi, non prevedendo, di fatto, ulteriori possibili tagli: da noi il rigore dei conti e la spending review sono realtà da anni, prima ancora che fosse introdotta dal Governo Monti.
Il pdf dell'articolo del SOLE 24 ORE