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  • Pubblicata il: 06/09/2021 13:14:20

Da Bruno Longo a Erminia Roberto, la "destra storica" di Landella che piaceva alla mafia

Nelle 135 pagine della relazione un quadro impietoso di due 'vecchi' politici

Sono dodici i consiglieri comunali che, oltre all'ex sindaco Franco Landella, compaiono nelle 135 pagine della relazione del Prefetto che ha portato al Decreto di scioglimento per mafia del Comune di Foggia. Tra di essi due vecchie conoscenze della politica foggiana, esponenti della destra storica che ha sostenuto Franco Landella portandolo alla vittoria nel 2014 e facendolo riconfermare nel 2019. Il boom di voti, tuttavia, era legato anche a connivenze e contatti pericolosi con figure anche apicali della mafia foggiana.

BRUNO LONGO. Un posto di rilievo nella relazione è occupato dal consigliere comunale 'storico' della destra a Foggia. Si tratta di Bruno Longo, arrestato per induzione indebita, nell'ambito dell'inchiesta Nuvola d'Oro. Annota il prefetto che già nel 2003 l'ex Fratelli d'Italia fu deferito all'Autorità Giudiziaria per associazione di tipo mafioso. Dalle indagini della commissione è emerso che Bruno Longo è intestatario di una casa popolare in corso Roma ma in realtà dimora in una villa nei pressi della città del Cinema. Nella casa popolare, invece, l'ex consigliere comunale ha ospitato un individuo strettamente legato alla mafia foggiana. Deve essere per questo motivo che Bruno Longo, intercettato, si mostra insofferente rispetto alle indagini giudiziarie e ai provvedimenti del Prefetto, emessi per tentare di arginare la mafia degli affari: “Queste interdittive ci hanno rotto un poco il cazzo..” si lascia andare il 'decano' del consiglio comunale nel corso di una conversazione captata.

ERMINIA ROBERTO: IL CONTRIBUTO. Anche la consigliera comunale Erminia Roberto, assessore ai servizi sociali dal 2014 al 2019 e poi confermata consigliera comunale due anni fa,  “ha evidenziato una sistematica prossimità a soggetti contigui alla batteria Sinesi-Francavilla, in occasione dell'esercizio di funzioni istituzionali”. Nel suo caso è stato fondamentale un esposto, pervenuto in forma anonima alla Prefettura di Foggia, nella quale risultavano allegate copie di documenti attestanti la liquidazione di un contributo a favore di Leonardo Francavilla oltre alla fotografia che la immortalava in sua compagnia. Si tratta del cugino dei più noti Francavilla e a sua volta pregiudicato per vari reati in materia di sostanze stupefacenti, rapina ed estorsione, sorvegliato speciale di pubblica sicurezza. Le indagini hanno confermato l'avvenuto contributo concesso di un importo di 250 euro in un'epoca in cui Erminia Roberto era assessore ai servizi sociali. La consegna del contributo è avvenuta 'pro manibus' in denaro contante “estraendoli dal cassetto della sua scrivania”, con una procedura insomma che stravolge ogni canone di buona amministrazione. Senza dimenticare il fatto che agli organi politici non compete compiere atti gestionali.

ERMINIA ROBERTO 2: L'AMICO. La commissione d'indagine ha approfondito anche il caso di un'irruzione in commissione socio-cultura del Comune . Fu sempre un Francavilla a chiedere di parlare con la Roberto. Un esposto anonimo ha fatto giungere in prefettura un CD-ROM contenente la registrazione audio di quella conversazione. Dall'ascolto, è evidente “un rapporto di pregressa conoscenza tra la Roberto e il Francavilla, una interlocuzione protratta nel tempo, avvalorata dai toni confidenziali e, soprattutto, la consapevolezza del consigliere di interloquire con un soggetto legato agli ambienti della criminalità mafiosa”. Erminia Roberto, ascoltata a sommaria informazione dei fatti ha ammesso la conoscenza. Ciò che evidenzia la relazione del prefetto è che, nell'animata conversazione il Francavilla “dichiara espressamente di appartenere alla 'malavita' e minacci Roberto, in caso di mancata accettazione delle richieste, di rivelare l'attività svolta “su impulso della stessa, per procacciare voti” a favore di Landella nella tornata elettorale 2019. “Votiamo Landella” dice il Francavilla “Una volta mi hai mandato (riferendosi a Erminia Roberto ndr) a minacciare e me la sono tenuta, se noi siamo mafiosi, senza offesa, la mafia è politica, poi veniamo noi”. Per il Prefetto, dunque, “le interlocuzioni sistematiche con un soggetto che la stessa conosce come appartenente a una famiglia mafiosa sono incomprensibili se non alla luce di rapporti 'confidenziali', inammissibili per un amministratore locale”. 

di Michele Gramazio