Calcio del poliziotto, tra interviste show e commenti choc: ma è così difficile capire di chi sono colpe e responsabilità?
Eppure, è tutto fin troppo semplice da capire. Ma chissà perchè, argomentare un pensiero è diventato fuori moda. Meglio contrapposizioni polari: pro o contro. Nell'episodio del calcio del poliziotto al giovane che si era sottratto all'alt intimato dalle forze dell'ordine, non sembra così difficile chiarire colpe e responsabilità.
IL POLIZIOTTO. C'è una persona che ha solo sbagliato: il poliziotto. E non ci sono giustificazioni di sorta al gesto compiuto da un servitore dello Stato. Un tutore dell'ordine pubblico non può permettersi il lusso di una reazione talmente violenta da essere sconsiderata. E il fatto che il ragazzo fosse immobilizzato rende pari a zero le eventuali e potenziali giustificazioni sul gesto dell'agente. E no, il trasferimento in altra sede non è una sufficiente punizione. Prendere a calci una persona - chiunque sia -, immobilizzata a terra non può essere derubricato e archiviato con un semplice trasferimento di sede. Con la sostanziale "copertura" del corpo di Polizia.
IL RAGAZZO. Poi, c'è una persona che ha sbagliato ma è contestualmente anche vittima: il ragazzo. Ha eluso il controllo e messo a repentaglio l'incolumità pubblica. Lo ha fatto perchè - sue parole ai colleghi che lo hanno intervistato - "era senza patente e l'auto aveva il fermo amministrativo". Ma il pretesto del 'cosa avremmo detto oggi se avesse investito qualcuno durante la fuga?' non può diventare la giustificazione all'infame gesto del poliziotto. Ergo: va punito per la sua responsabilità, ma deve giustamente esigere giustizia per quanto subìto.
IL TEATRINO. In questo contesto, complice la vicinanza temporale al "DePestaggio" legato al povero Stefano Cucchi e alle condanne definitive ai carabinieri che lo hanno ucciso o hanno coperto i colleghi, il caso del ragazzo colpito dal poliziotto si trasforma nell'ennesimo teatrino. Interviste show e commenti choc agli articoli, tra chi prova a ergerlo a eroe - no, non lo sei, e dire ai microfoni che da giovani si può fare qualche pazzia non fa di te un opinion leader nella città che due mesi fa ha pianto una 25enne lasciata morire in pieno centro da giovani poco più grandi di te - e chi si diverte a battere sulla tastiera per spiegare che il poliziotto gliene avrebbe dovuti dare di più di calci.
Eh, no. Non funziona così.
Torniamo a ragionare sulle cose senza lasciarci andare a un processo emotivo.
Il poliziotto non doveva. Ha fatto. Va punito.
Il ragazzo non doveva. Ha fatto. Va punito. Non è un esempio, ma non doveva essere preso a calci.
In questa storia non ci sono supereroi. Ci sono solo cattivi, con diversi gradi di responsabilità.
E dover argomentare e spiegare queste cose, nel 2022, è davvero surreale.