Il candidato Cinque Stelle che imbarazza Episcopo: il papà di Ambrosino già socio in affari del boss Sinesi
E' presidente della cooperativa Angeli, travolta nel 2007 dall'inchiesta sul racket dei funerali
I manifesti abusivi del candidato Cinque Stelle Emanuele Ambrosino, affissi sul muro adiacente la sede delle onoranze funebri Angeli, sono stati immediatamente rimossi. Quel che restano, tuttavia, sono i dubbi sull'opportunità della sua candidatura. Il papà Vito infatti è tuttora presidente della cooperativa che gestisce le onoranze travolta dell'inchiesta Osiride sul racket dell'estinto e in passato per diversi anni è stato socio in affari del boss Roberto Sinesi, ritenuto capomafia dell'omonima batteria attualmente detenuto per numerosi reati di stampo mafioso e scampato a un agguato mortale lo scorso nel 2016 mentre nel Rione Candelaro era a bordo di una Fiat 500 con la figlia e il nipote di quattro anni.
LA CANDIDATURA. Da dove nasce la candidatura di Emanuele Ambrosino? Quali sono i meriti che hanno spinto i responsabili dei Cinque Stelle, coordinati da Mario Furore e Rosa Barone, a fare questa scelta? E' un'attivista storico o dell'ultima ora? Domande che diventano lecite dopo il caso sollevato dal candidato sindaco Giuseppe Mainiero nel corso del convegno “Quale politica contro la mafia?”, organizzato dall'associazione Giovanni Panunzio. Rivolgendosi a Maria Aida Episcopo, candidata del campo largo progressista, ha provocatoriamente chiesto: “Cosa ne pensa del fatto che i manifesti di un candidato a suo sostegno tappezzino il contorno della sede della cooperativa Angeli invischiata a pieno nell'inchiesta giudiziaria Osiride?”.
LA STORIA. Il candidato in questione è Emanuele Ambrosino. Su di lui le uniche notizie pubbliche risalgono alla sua partecipazione nel 2020 come mister Italia. Avremmo voluto chiedergli conto della sua storia tuttavia l'attesa di un contatto telefonico è rimasta vana. La storia di suo padre, invece, è degna di attenzione soprattutto nel corso di una campagna elettorale per l'elezione del sindaco di Foggia, dopo il commissariamento per mafia del Comune. Papà Vito è, tuttora, il presidente del consiglio di amministrazione della cooperativa di onoranze funebri Angeli, la stessa che circa quindici anni fa venne travolta dall'inchiesta giudiziaria “Osiride” che portò all'arresto dei boss Federico Trisciuoglio e Roberto Sinesi. I due si erano spartiti il ricco affare dei funerali superando vecchie rivalità, pretendendo una tangente di 500 euro per ogni funerale organizzato dalle imprese di onoranze funebri estranee al 'cartello mafioso'. Sinesi, in particolare, socio della cooperativa Angeli, aveva il monopolio dei funerali di pazienti deceduti in ospedale grazie anche alla complicità di alcuni dipendenti ospedalieri, infermieri e autisti di ambulanze che segnavalano i decessi dei degenti ai becchini. Diversi imprenditori hanno raccontato che vi era un 'presidio' in ospedale da parte di soci e dipendenti dell’impresa di pompe funebri «Angeli» del boss Sinesi. “Quando mi recavo agli ospedali riuniti per motivi di lavoro, la presenza che notavo era quella dei dipendenti degli “Angeli”. In altri ospedali di Foggia e della provincia non ho notato situazioni analoghe” verbalizza un testimone.
SOCIO DEL BOSS SINESI. Papà Vito Ambrosino è subentrato nel consiglio di amministrazione della cooperativa Angeli il 16 maggio del 2006, lo stesso giorno in cui nella cooperativa Angeli viene ammesso in qualità di socio su sua richiesta 'tale Roberto Sinesi'. L'istanza è accolta, come si legge nel verbale della società ottenuto da Foggia Città Aperta, tenendo conto che 'il richiedente ha già avuto precedenti lavorativi nel settore con la qualifica di autista-necroforo”. Viene dunque deliberata l'ammissione di Sinesi a socio cooperatore a far data dal 16 maggio 2006. Nel cda in cui subentra Vito Ambrosino il presidente è Paolo Fernando Mancini, poi arrestato e condannato per la stessa inchiesta. Colpisce il fatto che Ambrosino subentra in cda al posto di Giuseppe Scopece, nipote del boss Sinesi. Il becchino all'epoca 34enne fu estromesso dagli affari e rivelò a un poliziotto: “Se mi succede qualcosa il colpevole sarà lui”. Lui era proprio Roberto Sinesi. Mai profezia fu più azzeccata. Giuseppe Scopece, detto Scannagatt, scomparve nel novembre 2006. Il suo furgone venne rinvenuto bruciato ma il suo corpo non è stato mai più ritrovato. Le rivelazioni di un pentito confermarono che fu vittima di lupara bianca.
LA CANDIDATURA. Per carità l'insegnamento cristiano resta valido: “Le colpe dei padri non ricadano sui figli”. Emanuele Ambrosino è estraneo a tutta questa vicenda e saprà costruirsi il futuro che desidera. Queste elezioni, tuttavia, per la città di Foggia non possono essere considerate ordinarie. L'attenzione di papà Vito per l'elezione del figlio, resa pubblica con l'affissione di diversi manifesti proprio nelle adiacenze della cooperativa Angeli assume valore. E dunque torna la domanda iniziale. Questione di opportunità politica. Era proprio indispensabile candidare Emanuele Ambrosino?