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  • Pubblicata il: 18/10/2013 08:58:03

Caso Baldassarre, né meriti né colpe

Alcune indispensabili precisazioni della nostra redazione sul Daspo al giornalista e medico foggiano

Punirlo sì, punirlo no. Daspo sì, daspo no. Libertà di pensiero o censura. Le considerazioni (e le contrapposizioni) sul “caso Baldassarre” hanno diviso i foggiani come solo pochi altri argomenti riescono a fare. Dato che tutto è partito da un nostro articolo – e le illazioni sono già molteplici - ci pare opportuno fare alcune precisazioni.
ALLO STADIO. Il giornalista di Foggia Città Aperta ha stigmatizzato immediatamente il comportamento di Baldassarre, con un atteggiamento evidente e palese. Al termine della partita ha poi scritto un articolo. Cioè, ha fatto semplicemente il suo dovere: raccontare in modo preciso e dettagliato quanto accaduto, con una considerazione molto semplice: la tribuna stampa, rispetto al resto dello stadio, è una zona franca nella quale è possibile dire (e fare) tutto ciò che si vuole?
LE FRASI.  Del resto, la ricostruzione dell'accaduto è stata confermata non solo da decine di colleghi di altre testate, ma anche dallo stesso Baldassarre. Come evidenziato più volte (anche nel nostro editoriale con il quale speravamo di aver chiuso la vicenda), il nocciolo della questione non è legato alla libertà di espressione di un giornalista o di un cittadino sull'immigrazione (tema sul quale ognuno è ovviamente libero di avere la propria idea), ma sull’irrispettoso gesto – tanto più se commesso in qualità di giornalista tenuto al rispetto di un codice etico e deontologico – di urlare e dissacrare un minuto di silenzio per la morte di centinaia di persone che fuggivano dalla disperazione.
LE SCUSE NON SCUSE. Come ulteriormente evidenziato nell’editoriale di una decina di giorni fa, a nostro modesto avviso il “caso” mediatico  si sarebbe facilmente sgonfiato se Baldassarre avesse fatto quanto più auspicabile in quei frangenti: chiedere scusa e ammettere di aver sbagliato (LEGGI L'EDITORIALE). Non lo ha fatto e non fatevi ingannare da titoli fuorvianti che riportano virgolettati mai espressi. Vi invitiamo a rintracciare una sola volta la parola “scusa” in questo video che dovrebbe testimoniare il “pentimento” di Baldassarre.
IL PROVVEDIMENTO. Infine, una precisazione indispensabile: il Daspo è un provvedimento di natura amministrativa comminato dal Questore. Non sono state inoltrate denunce formali da nessuno e, letto l’articolo e i numerosi seguiti delle altre testate, è stato comminato questo provvedimento. La nostra era una semplice denuncia “etica”, non abbiamo avuto alcun ruolo rispetto al Daspo (se non quella di scrivere l’articolo, che non riusciamo a ritenere una colpa): il nostro giornalista, il direttore della testata, l’intera redazione di Foggia Città Aperta non hanno né meriti né colpe per il Daspo a Baldassarre. Abbiamo semplicemente riportato un fatto. Noi, tornando indietro nel tempo, lo rifaremmo cento volte. 
IL DASPO, NE PARLIAMO? Il caso Baldassarre forse farà giurisprudenza. La cosa più sciocca sarebbe quella di personalizzare il caso. Magari, proprio partendo dall’oggettivamente pesante punizione comminata, potrebbe partire una discussione seria e competente su questo tipo di provvedimenti.  Anche a noi, appena saputa la notizia, è venuto in mente che forse 5 anni fosse una punizione eccessiva. Ma lo stesso pensiero lo abbiamo fatto nel caso di ragazzi o signori che si sono ritrovati “daspati” semplicemente per aver viaggiato nello stesso pullman di facinorosi (pur non avendo fatto nulla) e che hanno dovuto faticare per ottenere una revoca, magari solo parziale, del provvedimento. Loro erano dei Signor nessuno e non hanno fatto notizia. Magari, da oggi, possono tornare a farla.

di Redazione