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  • Pubblicata il: 23/05/2021 11:07:38

Il Comune di Foggia come una “Cupola”, ed è solo l’inizio di “Landellopoli”

Cala il sipario sulla peggiore delle consiliature, ma non è ancora finita.

È finita come peggio non poteva finire. È finita con gli elicotteri nella notte, i tg nazionali, “le prime luci dell’alba”. È finita, soprattutto, che non è ancora finita.

ANCORA NON BASTA. Già. E a dirlo sono proprio gli inquirenti, il Procuratore capo Ludovico Vaccaro e il neo questore Paolo Sirna: altre indagini sono aperte, altre teste dovranno cadere. Un sindaco ai domiciliari, quattro consiglieri arrestati (compreso l’ex Presidente del Consiglio Comunale), altri tre indagati della medesima maggioranza di centro-destra (più destra che centro). Senza dimenticare due funzionari comunali coinvolti e una manciata di imprenditori e faccendieri del territorio divisi tra arrestati, indagati, testimoni e parti offese. E ancora, evidentemente, non basta.

“LA CUPOLA”. Fatta salva la presunzione di innocenza, ma tenendo bene a mente fonti di prova lampanti e confessioni degli arrestati, quello che emerge è un quadro maledettamente chiaro. Il Comune di Foggia come una “Cupola”, a quanto pare, dove ognuno aveva il suo, spartito a seconda dell’impegno profuso nel far passare o meno questo o quell’affare, questo o quell’appalto pubblico, questa o quell’assegnazione diretta. Oppure, semplicemente, nell’alzare una mano al momento del voto. In cima poi, i due vertici, per loro iattura nemici a tal punto da farsi la guerra prima e dopo gli arresti: il Sindaco e il Presidente del Consiglio. E in basso, ai piedi di questa piramide di corruzione, la collettività. Quella che resta senza impianto di illuminazione per anni, perché “loro” non si mettono d’accordo sulle tangenti. Quella che paga tasse che diventano entrate extra per una parte di maggioranza già stipendiata dalla medesima collettività. Quella che li ha votati. Non una, due volte.

LA CRIMINALITA’. E non basta, s’è detto, non basta. Perché restano aperti filoni non ancora del tutto svelati che inquirenti e commissione d’indagine stanno presumibilmente passando al setaccio. C’è la Cupola a Palazzo di Città, infatti, ma c’è anche (sempre) la criminalità organizzata. Ci sono i politici e i delinquenti accostati ai politici. Gli amici e gli amici degli amici. Ex assessori che avrebbero accolto istanze criminali, ceffi più o meno legati ai clan che cercavano di entrare nelle delibere in materia di sicurezza pubblica, pregiudicati gioenti fotografati al comitato elettorale di Landella nel giorno dell’elezione. Senza dimenticare voti e sostentamenti acquistati in precisi contesti cittadini dei quali non si è mai smesso di dire: forse voci, soltanto voci in via di sfatamento, in attesa di archiviazione; o forse presunti appoggi criminali che risulta difficile ipotizzare che non abbiano preteso e ottenuto il tanto al pezzo per ogni “buon affare” andato in porto, per ogni “tutt’a post” condiviso. Soprattutto alla luce di una classe politica così brutalmente sprezzante della legalità.

LANDELLOPOLI. Allora ecco che non bastano gli arresti illustri, non bastano i legami criminali, non bastano le indagini aperte. Altri membri della Cupola, indagati o arrestati, parleranno, chiariranno, faranno nomi. Cercheranno di alleviare le loro pene, fedeli allo stesso egoismo che li ha sedotti e corrotti e che potrà risparmiare loro solo qualche disagio, ma non l’onta di ciò che hanno commesso a danno della città. L’impressione, sempre più conclamata dai fatti, è che dalla squallida barzelletta di Capodanno (ma in realtà da molto prima), abusando di una metafora nota, l’iceberg sia solo all’inizio del suo processo di svelamento e deriva tra i mari. Ai foggiani perbene il sangue si ghiaccerà ancora e così ai cittadini italiani che si affacceranno alla finestra: Landellopoli, purtroppo, è solo all’inizio.

di Alessandro Galano