Al concerto di Tiziano Ferro, protesta dei facchini: "Vedete il palco? Noi, sfruttati da tutta la Puglia per montarlo"
Distribuiranno alle porte d'ingresso un volantino che denuncia "le condizioni di sfruttamento del lavoro che si celano dietro i riflettori dei grandi concerti e spettacoli". Sono i ragazzi del Collettivo Autorganizzato Facchini di Foggia, che domani si mobiliteranno a margine del concerto che Tiziano Ferro terrà domani al Palazzetto dello Sport di Bari. (foto tratta da linkiesta.it, che non fa riferimento al palco del Palaflorio)
LO SFRUTTAMENTO. "Dietro ogni spettacolo - scrivono i ragazzi - c'è sudore e fatica. Il palco che oggi vedrete, così come tutti gli altri, è stato tirato su da decine di ragazzi. Facchini provenienti da diverse zone della Puglia, uniti da un solo comune denominatore: lo sfruttamento. Da anni, ogni estate ed ogni inverno, nelle piazze di paese come nei mega-concerti, negli stadi o nei palazzetti, lavoriamo per le briciole di una società dello spettacolo che ingrassa intermediari di ogni specie. Gente che specula e guadagna sul lavoro altrui, che si prende gioco delle regole, che si fa beffe delle norme di sicurezza come dei diritti salariali".
E POI CI SCAPPA IL MORTO. "Per pochi spicci, i facchini di tutta la Puglia (e non solo), - si legge nel volantino - si svegliano all'alba, percorrono chilometri, alzano torri di ferro e alluminio, scaricano tir, allestiscono impianti (luci, video, audio e scenografie) e poi, quando i riflettori si spengono, eseguono tutto a ritroso. Spesso senza la possibilità di riposare adeguatamente e di lavarsi, a centinaia di chilometri da casa, in giornate lavorative che - dalla sveglia al ritorno - possono superare le 24 ore. E il bello è che non ci si può lamentare. Provare a farlo equivale ad essere espulsi dalla grande famiglia, ad essere fatti fuori, a rimanere senza impiego per settimane, per mesi, se non di più. A questa gente non interessano lavoratori, interessano schiavi, che per 6 euro all'ora (o anche meno) si dimostrino disponibili a qualsiasi mansione, senza limiti di tempo e senza garanzie. Questa è la gente che finge di piangere quando, a margine di un concerto, ci scappa il morto (come è successo a Jovanotti a Trieste e a Laura Pausini a Reggio Calabria)".