Confermata in appello dura condanna per usura: "Denunciare conviene. Quando le vittime collaborano, lo Stato risponde"
La 1^ sezione penale della Corte d’Appello di Bari presieduta dalla dott.ssa La Malfa, in data
19 marzo, ha condannato E.D.R. per il reato di usura e di estorsione alla pena di 3 anni e 10
mesi di reclusione, oltre le pene accessorie. Già in primo grado il Tribunale di Foggia si era
pronunciato con la condanna dell’imputato alle pene di giustizia, riconoscendolo colpevole di
uno dei reati più aberranti ed odiosi.
LA DENUNCIA. L’esito del processo - evidenzia in una nota il presidente della Fondazione Buon Samaritano, Pippo Cavaliere - testimonia ancora una volta l’importanza della denuncia da parte delle
vittime, nonché il sostegno dello Stato a favore della collettività al fine di individuare l’autore del
reato e di giungere celermente alla conclusione del processo. Quando le vittime collaborano, lo
Stato risponde.
Anche in questa occasione, la Fondazione Antiusura Buon Samaritano, rappresentata dall’avv.
Valentina Dinisi, si è costituita parte civile nel procedimento penale. Una delle missioni della
Fondazione Buon Samaritano è infatti quella di tutelare e sostenere la vittima fin dentro le aule di
giustizia, e soprattutto sancire il primato di un diritto costituzionalmente previsto, la salvaguardia
della dignità dell’uomo nella sua dimensione sociale.
LA VICENDA. A fronte di un prestito iniziale di mille euro risalente al 2017, la vittima, residente in
Torremaggiore, ha restituito, fino al momento della denuncia, oltre 13mila euro a titolo di
interessi, che l’imputato ha preteso, attraverso una serie di condotte intimidatorie e minacciose,
approfittando dello stato di bisogno della persona offesa, colpito prima da un infarto e poi da un
ictus, riuscendo il condannato finanche a farsi intestare l’autovettura della povera vittima. Non
vanno inoltre dimenticate le altre persone offese coinvolte nel medesimo procedimento penale,
costrette a restituire nel giro di pochi mesi una somma pari al doppio di quanto ricevuto in
prestito. Episodi - conclude Cavaliere - che dimostrano ancora una volta la gravità del reato di usura, che fa leva sulla
disperazione delle persone in difficoltà, imponendo loro condizioni che hanno come unica
finalità quella di spogliarle di ogni avere, a partire dalla dignità.