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  • Pubblicata il: 01/08/2019 12:49:05

A passeggio fra le tradizioni delle feste patronali: gli emigranti, il ritorno, le loro radici

Il racconto di Salvatore Aiezza

Cari amici e lettori di Foggia Città Aperta, in vista delle imminenti e, spero per tutti noi, salutari e rilassanti vacanze, vorrei salutare tutti voi con questo racconto, dedicato ad alcuni aspetti ed eventi che, in questa stagione sono molto vissuti ed importanti nel nostro territorio; in particolare nei Paesi, splendidi, del nostro Subappennino, del Gargano e dei cinque Reali siti. Sono quelle tradizioni che si ripetono negli anni e restituiscono, in questo periodo, ai nostri Paesi, vitalità e gioie. Vi lascio alla lettura e auguro a tutti buone vacanze (Salvatore Aiezza) .

“A PASSEGGIO” FRA LE TRADIZIONI. ”...Grazie di tutto, ci vediamo l’estate prossima, se Dio vuole. Mi raccomando statevi bene e riguardatevi, ci sentiamo per telefono...”. Con queste parole, sul fare della fine di agosto, ma già subito dopo la festività del Ferragosto, gli emigranti tornati durante l’estate nei nostri splendidi paesi, salutano i loro cari per far ritorno nelle città del Nord Italia, i più fortunati, nei Paesi più lontani del Nord Europa, del Canada, Stati Uniti e Australia per i tanti che hanno dovuto abbandonare nel corso del secolo passato queste terre per cercare lavoro e fortuna altrove. Molti, i capostipite, sono mancati nel corso degli anni trascorsi lontano dal luogo natio, ma i loro figli e nipoti continuano a trascorrere parte dell’anno, soprattutto la stagione estiva, in questi paeselli dove il tempo sembra essersi fermato; segno, questo, di un attaccamento alla famiglia, alla cultura e alle tradizioni, mai venuto meno e tramandato negli anni.

IL RITROVO. Continuano a “scendere” dalle nostre parti, gli emigranti, e a ritrovarsi nelle case dei loro padri o nonni; a ritrovare gli amici di un tempo o a portare ai loro cari che non ci sono più un fiore e una preghiera. ...E partono, dopo le feste, i racconti, i ricordi, le giornate trascorse con amici e parenti tra conviviali pranzi, lunghe passeggiate, riposo nell’assoluta tranquillità e amenità dei queste terre. Partono e si salutano, tutti, con gli occhi lucidi. Anche i bambini, che avevano sentito solo parlare dei luoghi ove erano vissuti i loro nonni e ne erano rimasti affascinati dopo averli visti, sono malinconici e sono sempre gli ultimi a gridare dal finestrino: “Nonno ciao, ci vediamo il prossimo anno, mi raccomando telefonami...!!”. ...E partono, dopo aver riempito sino all’impossibile l’automobile e le valigie delle sole cose che li terranno ancora materialmente uniti, per un po’ di tempo, a questi luoghi: i prodotti delle loro terre, del lavoro dei loro cari e dei loro paesani. Via, allora, con vini, formaggi, olio, mozzarelle, pizza, carne ed ogni ben di Dio, prodotti che a volte vengono ordinati con mesi di anticipo per dar modo di accontentare tutti. Sul finire di agosto, dunque, questi nostri paesi tornano ad essere i piccoli presepi abitati dagli anziani e dai giovani che ancora restano ed ai quali sono affidate le speranze di rinascita. I negozi i bar e le piazze tornano a svuotarsi, ciascuno torna alle occupazioni di sempre già cominciando a contare i giorni che mancano... alla prossima estate e alla prossima festa del Santo Patrono. 

IL MOMENTO PIù BELLO. Nei paesi della nostra provincia, infatti, l’estate è il momento più bello e importante per due eventi che essenzialmente legano, come un filo trasparente, tutti i piccoli centri che lo popolano: il ritorno degli emigrati e la festività patronale. L’una e l’altra cosa sono da sempre il connubio che lega tante persone alla loro terra natia. La festa patronale è il momento atteso da tutti; il giorno in cui tutti coloro che ne hanno la possibilità tornano al paese; il giorno in cui tutti, dai più piccoli ai più anziani, mettono il vestito e le scarpe nuove acquistate e tenute gelosamente conservate; il giorno in cui tutta la famiglia, dopo aver partecipato alla Santa Messa e proprio come quella patriarcale di una volta, riunita intorno al pater familias, celebra, intorno al tavolo agghindato per l’occasione dalle mani esperte e dalla bravura che solo le donne di queste terre sanno esprimere, il rito da sempre simbolo di unione: quello di un luculliano pranzo. Poi tutti alla processione, anche questo un rito che si perpetua di anno in anno e la cui origine si perde nella notte dei tempi. 

L'EVENTO CLOU. La processione è l’evento centrale della festa patronale. Tutto il paese ne è coinvolto. Le donne, giovani e anziane, gli uomini, tutti quelli che possono, seguono ordinatamente la statua che rappresenta il Santo Patrono, subito dopo le Autorità civili e militari e i bambini che hanno fatto la comunione nel corso dell’anno, vestiti nei loro abiti bianchi. Le strade pulite e sgomberate dalle auto si riempiono di gente e la banda che precede la processione annuncia festosa il suo passaggio tra la gioia dei più piccoli. Sui balconi vengono esposte, in omaggio alla Santa o al Santo, le coperte “di raso”, quelle buone, del corredo proprio o destinato alle figlie che, dopo questa breve apparizione, scomparirà nuovamente, ben riposto dentro qualche cassapanca. Una cosa che mi è rimasta impressa nella memoria dei giorni della festa patronale, trascorsi nel paese paterno (in provincia di Caserta) o, in quelli del nostro Subappennino: Pietramontecorvino ed Accadia, e che mi fa tornare alla mente ricordi bellissimi e indelebili, è lo sparo dei mortaretti che di buon mattino ci davano la sveglia annunciandoci l’arrivo del giorno di festa. Quei “botti” avevano un effetto vitalizzante: ci facevano sobbalzare dal letto, aprire le persiane e correre a prepararci perché non volevamo perdere nemmeno un attimo della festa. E le giostre? Per noi ragazzi erano, e lo sono ancora oggi per i ragazzi delle nuove generazioni, l’attesa di un anno che si concretizzava; un po’ meno per i nostri genitori che... dovevano sborsare qualche soldino in più! Ma c’erano sempre nonni e zii pronti ad intervenire in caso di bisogno! 

LO STRUSCIO. Poi la sera lo “struscio”, infinito, per il corso del paese, sotto le luminarie dalle forme più varie, con la cassa armonica, il grande palco illuminato dove si esibiva l’orchestra e il cantante che chiudeva la festa, che facevano sembrare giorno ed erano, o così ci sembravano, ogni anno più belle. Lo “struscio” in realtà diventava a volte una vera fatica perché, ancora oggi, bisogna camminare tra una moltitudine di persone che riempiono le strade centrali e i locali del posto, i cui gestori aspettano questi giorni come una manna dal cielo per guadagnare un po’ di più. Così come non si contano le “fermate” per salutare questo o quel conoscente, parente alla lontana, amico, ecc., tutte persone che vediamo solo in questa occasione, una volta l’anno. Poi, tutti insieme ad ascoltare “il concertino”, come si diceva una volta, o lo spettacolo con l’ultimo cantante di grido nella piazza principale del paese o, più spesso, in quella dove si trova la chiesa “matrice”. In ultimo il rito che ci tiene svegli sino a notte inoltrata, quello dello sparo dei fuochi d’artificio. Vederli ci riempie sempre di emozioni e ci fa tornare bambini. Ma questo rito segna, purtroppo per tanti, l’arrivo del giorno della partenza; sono molti, infatti, i forestieri che già dopo lo spettacolo pirotecnico terminano di fare i bagagli, li caricano sull’auto, pronti per partire, di buon mattino, per far ritorno alle rispettive case. Ed il giorno successivo alla festa, infatti, il paese sembra un po’ più triste ed è più vuoto. La partenza degli emigranti lascia certamente un senso di malinconia. Tutto questo accade, cari amici, nelle nostre calde estati, per le vie dei nostri splendidi borghi. 

IL VIAGGIO IDEALE. Se volessimo fare un itinerario per un viaggio ideale e perché no, anche reale, tra i nostri paesi dei Monti Dauni, potremmo tracciarlo seguendo le feste patronali che le amministrazioni locali e le Pro Loco, con grande lena, organizzano di anno in anno in onore del Santo Patrono, la cui venerazione nei nostri luoghi è ancora molto sentita. Si inizia già da maggio sino a settembre inoltrato. La maggior parte delle feste patronali si tiene tuttavia durante il mese di agosto, proprio per dar modo ai tanti emigranti di rientrare nei loro paesi e anche per allietare turisti e forestieri che “ripopolano” i borghi durante l’estate. Non di sole feste patronali, però, vivono i nostri antichi borghi. Ci sono anche feste “particolari” dedicate al borgo antico, ad una tradizione locale, alla vendemmia e tante altre. Oggi, quasi tutti gli amministratori locali cercano di “prolungare” la stagione estiva o anticiparne l’avvio, mettendo in calendario quante più manifestazioni possibili in modo da rendere attraente, piacevole e sereno il soggiorno di turisti ed emigranti che tornano ai loro paesi.
(Salvatore Agostino Aiezza)

di Redazione