Forse non saranno immagini così gravi e scandalose per il foggiano abituato a vivere quotidianamente il degrado di una città perennemente in emergenza (dai cumuli di rifiuti che hanno addobbato le strade a ridosso dell'ultimo Natale alle buche che continuano a costellare il manto stradale del capoluogo), ma l'immagine della nostra città sta anche negli occhi di un foggiano fuori sede, abituato a ben altra nordica civiltà, che in un reportage fotografico realizzato agli inizi di aprile e inviato a Foggia Città Aperta, esprime, attraverso uno sguardo di insieme, il disappunto per la sciatteria di una città che ama, ma che ormai gli pare, anche nell'ordinaria quotidianità, abbandonata a se stessa.
Le immagini inviate dall'utente a Foggia Città Aperta immortalano, in pieno giorno le zone di piazza Padre Pio, il quartiere dell'Immacolata, le strade limitrofe a viale Colombo, viale Europa e dintorni. Aree che mostrano cattedrali di cemento, mai completate, "dove anni fa i ragazzi giocavano a pallone, doveva esserci un mercato..ed invece"; banchi della frutta a pochi metri da cassonetti dell'immondizia messi a rogo e che espongono la salute dei consumatori al rischio di polveri sottili su frutta e verdura acquistati; un parco poco curato nel verde, perlopiù inaccessibile ai disabili, e vandalizzato dai rifiuti, testimonianze di banchetti indecentemente mai sgombrati, che campeggiano indisturbati su panchine e aiuole ostacolando una civile fruibilità del parco. Nemmeno la preghiera di Padre Pio, la cui statua si erige in mezzo a tanta incuria, sembra riuscire a salvare la situazione. "Padre pio amava il verde..e forse anche gli scivoli per i disabili".
Sono le foto e le parole di Ernesto Mario Zambini, foggiano da oltre 50 anni ma residente al nord, per motivi di studio, prima, e di lavoro poi. Zambini torna spesso a Foggia, almeno 3-4 volte l’anno,ed i paragoni, con la città dove vive da 35 anni, Parma (dove lavora all'Università), sono inevitabili.
"Le foto che vi invio - commenta Zmbini - sono recentissime e neanche tanto originali: testimoniano solo un'incuria sottile, ma costante nel tempo, che ha regnato in questa città, incontrastata, per almeno 30 anni, che ha portato pian piano, una città, che poteva essere un gioiello, per posizione geografica, ma non solo, in un baratro “post-bellico”, non solo per le espressioni visibili, ma soprattutto per il “modus vivendi” che la cittadinanza ha ereditato. E’ un discorso che affonda le sue radici lontano nel tempo e meriterebbe approfondimenti".
Forse non saranno immagini così gravi e scandalose per il foggiano abituato a vivere quotidianamente il degrado di una città perennemente in emergenza (dai cumuli di rifiuti che hanno addobbato le strade a ridosso dell'ultimo Natale alle buche che continuano a costellare il manto stradale del capoluogo), ma l'immagine della nostra città sta anche negli occhi di un foggiano fuori sede, abituato a ben altra nordica civiltà, che in un reportage fotografico realizzato agli inizi di aprile e inviato a Foggia Città Aperta, esprime, attraverso uno sguardo di insieme, il disappunto per la sciatteria di una città che ama, ma che ormai gli pare, anche nell'ordinaria quotidianità, abbandonata a se stessa.
INCURIA E DEGRADO DA PIAZZA PADRE PIO E VIALE EUROPA. Le immagini inviate dall'utente a Foggia Città Aperta immortalano, in pieno giorno, le zone di piazza Padre Pio, il quartiere dell'Immacolata, le strade limitrofe a viale Colombo, viale Europa e dintorni. Aree che mostrano cattedrali di cemento, mai completate, "dove anni fa i ragazzi giocavano a pallone, doveva esserci un mercato..ed invece"; banchi della frutta a pochi metri da cassonetti dell'immondizia messi a rogo e che espongono la salute dei consumatori al rischio di polveri sottili su frutta e verdura acquistati; un parco poco curato nel verde, perlopiù inaccessibile ai disabili, e vandalizzato dai rifiuti, testimonianze di banchetti indecentemente mai sgombrati, che campeggiano indisturbati su panchine e aiuole ostacolando una civile fruibilità del parco. Nemmeno la preghiera di Padre Pio, la cui statua si erige in mezzo a tanta incuria, sembra riuscire a salvare la situazione. "Padre pio amava il verde..e forse anche gli scivoli per i disabili".
ZAMBINI: "SIAMO IN UN BARATRO POST-BELLICO". Sono le foto e le parole di Ernesto Mario Zambini, foggiano da oltre 50 anni ma residente al nord, per motivi di studio, prima, e di lavoro poi. Zambini torna spesso a Foggia, almeno 3-4 volte l’anno,ed i paragoni, con la città dove vive da 35 anni, Parma (dove lavora all'Università), sono inevitabili.
"Le foto che vi invio - commenta Zambini - sono recentissime e neanche tanto originali: testimoniano solo un'incuria sottile, ma costante nel tempo, che ha regnato in questa città, incontrastata, per almeno 30 anni, che ha portato pian piano, una città, che poteva essere un gioiello, per posizione geografica, ma non solo, in un baratro 'post-bellico', non solo per le espressioni visibili, ma soprattutto per il 'modus vivendi' che la cittadinanza ha ereditato. E’ un discorso che affonda le sue radici lontano nel tempo e meriterebbe approfondimenti".
Lo sguardo di Zambini è l'emblema dell'impressione e del giudizio che il forestiero, approdando a Foggia, matura su questa città.