Deliceto Musica Festival: apre "L'Orso" di Cechov nel bell'allestimento de Gli Allegri Ostinati
Nel programma anche la "Lettura scenica di Janet" e la presentazione di un libro a fumetti
Si inaugura giovedì 25 agosto, presso il Teatro Europa, e con un ricco programma culturale, la quinta edizione del Deliceto Musica Festival ”Francesco De Matteo”.
IL PROGRAMMA. Con ingresso alle 19.30 e sipario alle 20, allora, l’associazione culturale Il volo di Icaro e la compagnia de Gli Allegri Ostinati proporranno “L’Orso”, commedia in un atto di Anton Cechov con Michele Cristinziano, Cinzia Di Gioia e Raffaele Manna, per la regia dello stesso Manna.
Dopo la presentazione del libro a fumetti “Ricciolo Nero”di Michele Campanaro e Vito Antonio Baldassarro in “Omaggio a Francesco”, lo stesso gruppo de Gli Allegri Ostinati si esibirà nella “Lettura Scenica di Jannette”, dramma lirico in due quadri scritto e musicato da Francesco De Matteo, nell’adattamento di Michele Campanaro, con la partecipazione di Cinzia Di Gioia, Michela Quirito, Enzo Cripezzi, Michele Cristinziano, Raffaele Manna e Anna Rita Antonetti, e con la proiezione dei disegni di Costantino Postiglione.
L'ORSO DI CECHOV. Reduce dall’ultima rappresentazione del 17 Aprile allestita, con successo di pubblico e critica, nella Galleria Manfredi di Lucera, “L’Orso" di Anton Cechov nella versione di Raffaele Manna approda a Deliceto.
Un’opera, quella teatrale checoviana, che vede protagonista Elena Ivanovna Popova (interpretata da Cinzia Di Gioia), una vedova inconsolabile che ha giurato, dopo la morte del marito, di non uscire più di casa e di non frequentare più alcun uomo, nonostante le insistenti preghiere a ripensare la sua decisione da parte del suo servitore Luka (nelle sue vesti Raffaele Manna). La situazione si capovolge quando l'ex ufficiale di artiglieria Smirnov (Michele Cristinziano) va dalla Popova a riscuotere delle cambiali intestate al marito di cui è rimasta vedova. Il rifiuto di lei a pagare e la volontà di lui ad esigere quanto dovuto originano un dialogo concitato, che degenera in un duello fra la vedova e l'ex ufficiale e che, magicamente, sul finale si trasforma in un colpo di fulmine tra i due, una passione travolgente, un amore che genera la luce della felicità in fondo al tunnel di una vita greve, per il più classico e clamoroso degli happy end.
LO SPIRITO DELL'OPERA. E’ proprio questo incontrovertibile esplodere della felicità, tutt’ad un tratto, improvvisa su uno sfondo austero, dirimente in un contorto bandolo della matassa, salvifica, che accosta “L’Orso” allo spirito frizzante, al respiro più leggero e positivo, a tratti comico, nonostante tutto, gioioso, dei racconti brevi del primo Cechov; allontanando, dunque, quella noia, quell’immobilismo, quell’inutilità del vivere che permea, al contrario, molta parte dei romanzi e della produzione teatrale dell’autore russo in età più matura.
IL SAPIENTE ALLESTIMENTO. Uno spirito, quello de “L’Orso”, colto magistralmente dalla regia di Raffaele Manna, “deus ex machina” che, con un allestimento essenziale, non manca, però, di restituire al pubblico il portato di emozioni insito nei colpi di scena dell’opera cechoviana, sottolineati, per di più, magistralmente, dalla grande vis attoriale degli interpreti, a loro volta sapientemente orientati sul palco dallo stesso Manna. A giocare un ruolo fondamentale nella riuscita dello spettacolo è anche la scelta registica di elementi scenici fortemente simbolici e rappresentativi, come la finestra sullo sfondo, da cui entra caparbia la vita, con le sue forti emozioni, con il suo carico di ostinato ottimismo, a far da contrappunto, per poi trionfare definitivamente, nel dramma a porte chiuse. Quella finestra che, alla fine della rappresentazione, pare brillare di luce propria, fantastica, immaginifica, creativa: è la luce della felicità dei protagonisti, nonostante l’assenza di particolari artifici tecnico-scenici.
IL CAST E LA RECITAZIONE. La recitazione proposta in quest’opera da Gli allegri ostinatI è di livello: dinamica ma mai sbavata. Consapevole. E rispetta appieno, nel modo più brillante, il carattere dei personaggi checoviani: Michele Cristinziano è puro fuoco sul palco, Cinzia Di Gioia, misurata, elegante, puntuale, in una parola matura, mentre Raffaele Manna, con l’utilizzo di una mimica ricercata, specie quella vocale, riesce a caratterizzare, nel modo più naturale possibile, in forma rauca e al contempo dimessa, lieve, le sfumature più poetiche del suo Luka, dipingendole sul palco.